Il vero atto di forza è mostrarsi fragili

Il segreto del successo, contrariamente a quanto si è soliti pensare, non è mostrarsi sempre al meglio, esaltando o addirittura esasperando i propri punti di forza, ma imparare a valoriazzare le proprie debolezze. Gli individui tendono ad omettere gli aspetti del proprio carattere o del proprio vissuto ritenuti imbarazzanti o contrari alle aspettative dell’interlocutore. È la conseguenza di quella che gli esperti definiscono «desiderabilità sociale», vale a dire l’effetto di disturbo che porta le persone a fingersi diverse da come sono per adattarsi a quelli che, secondo loro, sono gli ideali da rispettare per essere apprezzati dagli altri.
Sia nei contesti professionali – in particolare durante i colloqui di lavoro – sia in quelli sociali, si ha così la tendenza a raccontare delle «bugie bianche», pur di non ammettere alcuni insuccessi o dissimulare lati fragili della propria personalità. La sincerità, però, trionfa sempre.
Riconoscere le proprie debolezze e ammettere di averne, infatti, premia sia in amore che sul lavoro. Secondo una ricerca congiunta, condotta dall’Università Bocconi e da istituti di Londra e Hong Kong, essere se stessi e presentarsi in modo onesto, senza mettere in rilievo esclusivamente i propri pregi, è una strategia di successo. Dall’esame di un campione di individui all’interno di un contesto professionale, infatti, è emerso che un interlocutore è in grado di riconoscere quando qualcuno dà una rappresentazione di sé non autentica – in quanto troppo perfetta – e tende a preferirgli un candidato che, a parità di competenze, non tema di ammettere le proprie debolezze, dimostrandosi più equilibrato e consapevole.
Anche nelle relazioni nascondersi dietro ad uno stereotipo di forza e invincibilità è un comportamento rischioso: quando l’illusione viene smascherata il partner si sente ingannato. Mostrarsi fragili, invece, fa apparire come persone dall’animo sensibile.
Sono le nostre vulnerabilità a renderci unici. Vergognarsi delle proprie emozioni o reazioni è controproducente; aspirare ad un ideale di perfezione è autodistruttivo. Allora, vale la pena cambiare punto di vista: quello che per un individuo è una debolezza, per un altro può essere qualcosa di cui andare fieri. Prima di preoccuparsi di soddisfare le aspettative altrui bisogna fare pace con il giudizio che si ha di sé – all’occorrenza anche con l’aiuto di uno psicologo o psicoterapeuta – al fine di trasformare l’autocritica in un motore per accettarsi e migliorarsi.