CITTÀ, PARCHI E VILLAGGI / Parchi

Isole Borromee

Oltre a milioni di turisti, le Isole Borromee hanno incantato Stendhal, Liszt, Mendelssohn. Dumas le ricorda nel «Conte di Montecristo», Turner e Corot le hanno ritratte in tele e acquerelli, D’Annunzio ha tentato addirittura di prenderne una in affitto. L’arcipelago, che si trova di fronte a Stresa (Italia), si compone di tre isole: l’Isola Bella con il grandioso palazzo e il giardino terrazzato, l’Isola Madre con il lussureggiante parco all’inglese e l’Isola dei Pescatori, un pittoresco villaggio dall’atmosfera antica. Le Isole Borromee sono raggiungibili in battello dalle principali località italiane che si affacciano sul lago; oppure da Locarno, ma solo durante la stagione estiva.
Giò Rezzonico
Carla Rezzonico
Giò RezzonicoeCarla Rezzonico
01.01.2022 12:00

 

 

La storia

A creare questi luoghi di delizia furono i conti Borromeo, i cui discendenti ancora oggi sono proprietari dell’Isola Bella e dell’Isola Madre. Originari di San Miniato presso Firenze, a metà del Trecento si esiliarono a Milano, dove divennero banchieri ricchissimi, accumulando anche importanti cariche pubbliche al servizio dei Visconti e poi degli Sforza, che li ricompensarono con terre sul Lago Maggiore e conferendo loro il titolo nobiliare. La casata raggiunse pure i più alti gradi della Chiesa con vescovi e cardinali, tra i quali il cardinale Federico dei «Promessi Sposi» (l'opera più famosa di Alessandro Manzoni), un pontefice, Pio IV, e persino un santo, San Carlo.

L’Isola Madre fu acquistata dai Borromeo all’inizio del Cinquecento; l’Isola Bella nella prima metà del Seicento, quando iniziò anche la trasformazione delle due isole con il trasporto di terra per ricoprirne gli scogli e con la costruzione e l’ornamento dei palazzi e dei giardini, cui attesero per tre secoli decine di famosi architetti, pittori e scultori, tra i quali anche il ticinese Vincenzo Vela.

 

La visita

L’Isola Bella presenta il palazzo più grandioso, tra barocco e neoclassico, costruito nel tempo da vari architetti, tra i quali il Fontana, fatto venire da Roma. Nel 1935 fu sede della vana Conferenza per la pace tra Italia, Francia e Inghilterra. Le sue stanze tra cui spicca lo stupendo salone progettato con la consulenza del Bernini (uno dei più celebri architetti del '500 in Italia), custodiscono tesori dell’arte italiana ed europea dal Seicento all’Ottocento: quadri, sculture, mobili, lampadari e arazzi. Nelle sottostanti fresche grotte a livello del lago fa bella mostra di sé una Venere addormentata, che ricorda la famosissima «Ninfa dormiente» del Canova. Il giardino, molto scenografico e disposto su dieci terrazze pensili, culmina con il Teatro Massimo e l’ampia terrazza panoramica, dove amava soffermarsi Stendhal.

L’Isola Madre è un lussureggiante parco all’inglese, con una grande varietà di piante rare e fiori esotici, tra i quali si passeggia lungo ombrosi viali profumati in mezzo a pavoni e fagiani in libertà. Dove ombreggia il maestoso cipresso del Kashmir, il più grande d’Europa e forse del mondo, sostò Napoleone mentre i suoi soldati sparavano ai fagiani atterriti. All’interno del palazzo, ricco di opere d’arte, incuriosisce il Teatro delle marionette. In una delle due stanze da letto per gli ospiti, denominate «Camera Gialla» e «Camera Verde», fu ospite anche Giacomo Casanova, che visitò le isole in compagnia di un amico e di due bellissime sorelle di Lugano. «È impossibile descrivere perfettamente queste isole fortunate – scrisse – bisogna vederle. Sono molto belle; clima meraviglioso, un printemps éternel».

L’Isola dei Pescatori è quasi interamente occupata da un antico, rustico villaggio di pescatori, caratteristico per le sue vie strette e tortuose su cui si affacciano numerosi negozi di souvenir e pittoreschi ristorantini che offrono ottime specialità di pesce del lago. Sulla piccola isola, lunga appena 300 metri e larga 100, si trova anche il romantico Hotel Verbano. 

Massimo d’Azeglio, primo ministro italiano ai tempi di Cavour nonché valente pittore, la ritrasse in alcune tele a olio, raggiungendo l’isola in barca dalla sua villa vicino a Cannobio. In questo piccolo scampolo di paradiso, Piero Chiara, che celebrò in romanzi e racconti il «suo» Lago Maggiore, avrebbe voluto riposare in eterno.

(Raffaele Fattalini)

  

  

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