La biochimica nascosta nell’innamoramento

In amore non ci sono regole, ma solo emozioni: queste trovano la loro «voce» più vibrante e vivace nella fase dell’innamoramento. Innamorarsi è tra le esperienze più dirompenti, totalizzanti e meravigliose della vita; un momento in cui si è intensamente felici, carichi di energia e pronti a esprimere i propri sentimenti con libertà e passione. In realtà non è solo questione di psicologia, ma anche di biochimica.
Anche se l’amore porta in sé sempre qualcosa di misterioso, le recenti scoperte scientifiche hanno gettato nuova luce sull’esperienza dell’innamoramento. Secondo alcuni studi pubblicati nel 2015 sulla rivista «Neuroscience and Biobehavorial Reviews», ad esempio, siamo più orientati a legarci emotivamente a qualcuno quando siamo eccitati, se ci troviamo in situazioni avventurose o se facciamo cose nuove insieme. A dispetto dei luoghi comuni, si tende poi ad innamorarsi e ad attrarre non tanto gli «opposti», ma persone affini, che assomigliano a noi per intelligenza, formazione o aspetto.
Come facilmente prevedibile, la scienza conferma che avvicinarsi fisicamente ed entrare nello spazio personale dell’altro aiuta a sviluppare una sensazione di intimità. Fissarsi intensamente negli occhi, inoltre, produce un rapido aumento dell’attrazione reciproca, anche tra persone sconosciute. Guardandosi infatti, ci rendiamo vulnerabili l’uno all’altro, elemento chiave, questo, nella costruzione di ogni legame emotivo. Le neuroscienze spiegano che, dietro questi sentimenti, si nascondono complesse reazioni biochimiche. L’innamoramento, ad esempio, fa balzare in alto il livello della dopamina, il neurotrasmettitore che veicola sensazioni di intenso piacere, euforia e iperattività. In questo senso l’amore dà «dipendenza». Ma per costruire una relazione duratura l’impegno reciproco è un ingrediente fondamentale, mentre la passione sfrenata rischia di comprometterla.
A lavorare insieme alla dopamina, oltre all’adrenalina, c’è anche la noradrenalina, l’ormone responsabile del classico batticuore. Bassi livelli di serotonina sono invece correlati all’idea fissa dell’altro, al fatto di pensare costantemente al proprio partner: una condizione biochimica per certi versi simile a quella dei disturbi ossessivo-compulsivi. L’innamoramento stimola infine l’ossitocina, l’ormone dell’«attaccamento relazionale», che spinge alla vicinanza e consolida il legame, contribuendo a sviluppare fiducia ed empatia. Una visione meno romantica, ma non per questo suggestiva, dell’intesa di coppia.