Il passaggio

Lasciare la famiglia per diventare adulti

Uscire dall’abitazione dei propri genitori è un passo importante, che si compie sempre più tardi. In Svizzera si va via attorno ai 25 anni, un dato sotto la media europea
’È una decisione che lascia il segno e spesso anche senza ritorno
Red. Online
16.01.2020 06:00

Andare via di casa e lasciare mamma e papà è uno dei momenti più importanti nella vita di ciascuno. Si tratta del primo passo per diventare davvero grandi: vivere del proprio lavoro, provvedere alle necessità quotidiane, far quadrate i conti e – perché no – creare una nuova famiglia. È una decisione importante, spesso «senza ritorno», che unisce due aspetti diversi tra loro: la voglia di libertà e autonomia da un lato, il peso delle responsabilità dall’altro. Per questo è difficile capire quando è l’età migliore per uscire di casa: sono infatti molti i fattori che vanno considerati, dall’occupazione alle proprie esigenze personali.

In cifre

Ma qual è la situazione attuale? Oggi gli svizzeri lasciano il loro «nido» attorno ai 24-25 anni. Cinquant’anni prima, invece, si andava via tra i 20 e i 21 anni, segno di un profondo cambiamento in atto. Ad ogni modo, si tratta di un dato al di sotto della media europea, ferma attorno ai 26 anni. I giovani più «precoci» sono quelli quelli del Nord, in Svezia, Danimarca e Finlandia, senza dimenticare Lussemburgo e Belgio. Sopra la media, invece, Portogallo, Spagna, Grecia, mentre italiani, slovacchi, croati e maltesi spiccano il volo addirittura sopra i 30 anni.

Vantaggi e svantaggi

Secondo gli ultimi dati a disposizione nel contesto svizzero, inoltre, il 45% di ragazzi e ragazze non contribuisce alle spese di casa. Molti, infine, preferiscono continuare a vivere in famiglia per comodità, perché non vogliono sobbarcarsi i lavori domestici, mentre altri sono vincolati dal fattore economico: semplicemente non guadagnano abbastanza. Ma sono tanti i vantaggi dell’uscire di casa: una maggiore libertà, prima di tutto, ma anche una maggiore responsabilizzazione, il primo passo per diventare adulti. Solo così si può pensare di «mettere su» famiglia a propria volta.

Ma quali sono le vie principali per lasciare la propria abitazione? Se si sta ancora studiando, si può pensare di frequentare l’università fuori sede, anche all’estero. Un’esperienza a 360 gradi, che costringe i giovani ad arrangiarsi in un luogo a loro sconosciuto, magari imparando una lingua straniera, interfacciandosi con culture e modi di vivere diversi. Apprendere un altro idioma, inoltre, accresce le opportunità lavorative. Studiare all’estero aiuta ad allargare la mente, regalando una maggiore flessibilità: una soft skill sempre richiesta in ambito professionale.

Alla ricerca di un lavoro

Una volta terminati gli studi, è il momento di trovarsi un lavoro, che consente, in teoria, di uscire di casa e intraprendere una vita in piena autonomia. Ciò significa anche andare alla ricerca di una nuova abitazione, valutando tutti i pro e i contro delle diverse soluzioni. Occorre dunque valutare il finanziamento per l’acquisto (solitamente la quota di capitale richiesta è di almeno il 20%), ma sono tantissimi i giovani che scelgono di restare in affitto, una soluzione che permette di non vincolarsi a un determinato luogo. Vanno poi considerate le tante piccole azioni quotidiane da svolgere ogni giorno, che «rubano» tempo, ma che possono regalare anche tanta soddisfazione.

Insomma, lasciare il proprio nido domestico è una vera e propria sfida, ma è anche il primo fondamentale passo per raggiungere una nuova libertà.

L’autonomia

Come educare i figli all’indipendenza

Fiducia e complimenti
Educare i figli all’autonomia è uno dei compiti più difficili: come compiere questo passaggio? Prima di tutto occorre dare fiducia ai figli, accettandone i limiti e incoraggiandoli a mettersi continuamente in gioco, senza trasmettergli un’ansia eccessiva.

Passo dopo passo

Occorre poi procedere con i compiti più semplici, facendo partecipare i piccoli anche nelle attività quotidiane, vissute come un gioco. Inoltre è importante non sostituirsi a loro: bisogna evitare di intervenire subito, lasciando provare e riprovare il bimbo nel suo compito. Infine, è fondamentale motivare i propri figli e, quando vengono raggiunti certi obiettivi, complimentarsi con loro per il raggiungimento di traguardi spesso non banali. E se non riescono? Evitare di punirli, ricordandosi che lo scopo è incoraggiarli all’indipendenza.