Le auto che hanno fatto la storia

Indy, una Maserati davvero polivalente

Una berlinetta quattro posti, dalla linea classica, la fiancata sobria e la coda tronca, una vera granturismo di classe
19.03.2021 14:40

Alla fine degli anni Sessanta la Maserati finì sotto il controllo della Citroën, alla luce di un accordo che avrebbe permesso alla marca francese di attingere alla “banca degli organi” della Casa modenese e montare i motori di quest’ultima per la sua ammiraglia SM. Intanto la Maserati, diretta dall’ingegner Giulio Alfieri – “padre” di capolavori come la 3500 GT del ’57 e la Birdcage da competizione del ’61, entrambe caratterizzate dall’ampio uso di leghe leggere – preparava l’aggiornamento della gamma, con l’arrivo di vari prodotti inediti.
La Indy, lanciata al Salone di Ginevra 1969, era appunto la prima novità introdotta sul mercato dalla marca del Tridente. Il nome si ispirava alle vittorie ottenute alla 500 Miglia di Indianapolis nel 1939 e ’40 e un prototipo del modello era già apparso sullo stand della Carrozzeria Vignale al 50° Salone di Torino nel novembre 1968. Il risultato è una berlinetta quattro posti, dalla linea classica per la sua era.

Il frontale della Indy si distingueva per le grosse palpebre sotto le quali si trovavano i gruppi ottici anteriori a scomparsa, mentre il profilo biconvesso della zona anteriore è “avvolto” in un fascione paracolpi integrante gli indicatori di direzione.
Maserati è sinonimo di vetture di classe e anche il nuovo modello si distingue per la fiancata sobria e la coda tronca, piuttosto alta. I designer Vignale erano riusciti nell’impresa di rendere fluido e armonioso l’aspetto di una sportiva imponente lunga 474 cm, e che accoglieva al meglio i quattro occupanti. La sobrietà e lo stile si riflettono pure nell’abitacolo, in cui la plancia bassa stampata in materiali plastici scuri e caratterizzata dal look “a occhiali” garantisce buoni valori (per l’epoca) di praticità ergonomia. Linea di cintura e code alte limitavano però in parte la visibilità laterale. Il volante con la doppia regolazione era un altro pregio di questa sportiva, che garantiva comunque una buona abitabilità ai passeggeri posteriori grazie alle poltroncine abbastanza ampie anche per due adulti.

La Indy era in ogni caso una vera granturismo, con un assetto ben studiato che permetteva di poter sfruttare al meglio le notevoli doti del possente V8, inizialmente montato nella variante con cilindrata di 4,2 litri e 260 CV. Nel 1970 è stata introdotta poi la variante di 4,7 litri e 290 CV che sarà quella preferita dalla clientela. Delle 1’136 Indy prodotte (in collaborazione con Ghia) fino al 1976, infatti, ben il 70% adotterà questa motorizzazione. Vero è che avrà invece poca fortuna il V8 con cubatura portata a 4,9 litri e potenza ulteriormente maggiorata, anche a causa del fatto che esordì nel 1973, in sfortunata coincidenza con la crisi petrolifera.
Dotata di servosterzo di serie, anche allo scopo di migliorare la guida nonostante la massa imponente gravante sull’avantreno e gli pneumatici di sezione molto larga, la Indy vantava un comfort di marcia eccellente, poiché oltre al servosterzo erano di serie pure il condizionatore (una rarità in quegli anni) che permetteva di “limitare” nell’abitacolo il calore del V8. E per migliorare la guidabilità a chi usava l’auto spesso su tratti urbani, Maserati consentiva di scegliere due tipi di rapporti del cambio, con quello più corto che dava migliori risultati nella guida a velocità contenute, sfruttando al meglio il propulsore nel traffico cittadino. I rapporti superiori assicuravano invece prestazioni notevoli sui lunghi tragitti, rendendo la Indy una “supercar” piuttosto polivalente, considerando anche lo spazio riservato a passeggeri e bagagli.

La scheda della Maserati Indy (1970)

Cilindrata: 4'719 cc
Potenza e coppia: 290 CV, 431,5 kgm
Velocità massima: 265 km/h
Accelerazione: n.d.
Consumo: 17,0 l/100 km
Peso a vuoto: 1'622 kg

Dati da “Quattruote Passione Auto” (2004)