Tecnica e design

McLaren libera nel vento con l’hypercar Elva

La super sportiva senza parabrezza si ispira ai modelli progettati da Bruce McLaren negli anni ’60 – Serie limitata a 399 unità e costo di 2 milioni di franchi – Motore V8 di 815 CV
Bruno Pellandini
23.04.2020 10:22

WOKING - Ha un’aerodinamica da far invidia ai migliori aerei, un design raffinatissimo e una tecnologia tra le più sofisticate: è la McLaren Elva, l’ultima nata della gamma delle Ultimate Series del prestigioso marchio britannico. Abbiamo preso contatto con la prima vettura stradale McLaren con abitacolo scoperto nel quartier generale di Woking, a 50 chilometri da Londra, dove vengono progettate e prodotte tutte le McLaren in un ambiente avveniristico: un edificio di vetro e metallo, in mezzo al verde e con tanto di laghetto (la cui acqua serve per raffreddare la galleria del vento). Ad accoglierci, oltre ai dirigenti della casa automobilistica, c’era anche la figlia del leggendario Bruce, Amanda McLaren che ci ha fatto da guida durante la visita organizzata per pochi giornalisti. Come per le vetture che l’hanno preceduta (McLaren P1TM, McLaren Senna e Speedtail) il numero di esemplari della nuova Elva sarà rigorosamente limitato a 39 unità per clienti e appassionati facoltosi.
Il nome Elva celebra le rinomate M1A e la M1L McLaren-Elva (Mk I), M1B (Mk II) e M1C (Mk III) progettate da Bruce McLaren negli anni '60. Prodotte come versioni "cliente" dell'innovativa auto da corsa del Gruppo 7 McLaren, le vetture sportive McLaren-Elva proponevano molti degli elementi di design, principi ingegneristici ed avanguardisti che sono alla base delle auto stradali prodotte oggi da McLaren.

Spirito pionieristico
“McLaren continua a spostare i confini dello sviluppo di supercar e hypercar verso la ricerca di esperienze di guida eccezionali e senza eguali per i nostri clienti e la McLaren Elva incarna questo spirito pioneristico. La McLaren-Elva M1A (Mk1) e i suoi successori sono per molti versi i veri precursori delle odierne McLaren: auto super leggere, con motore centrale ed i più alti livelli di prestazioni ed eccellenza dinamica. È legittimo che il nuovo roadster della McLaren Ultimate Series - un'auto straordinariamente moderna offra la più alta complicità tra guidatore, auto ed elementi esaltando il piacere di guida su strada o su pista - rispecchiando la nostra ricca eredità rappresentata dal nome Elva” ha affermato Mike Flewitt, CEO di McLaren Automotive.
Come detto la nuova McLaren Elva è una vettura “open-cockpit” molto veloce (da 0 a 100 km/h in meno di 3 secondi, da o a 200 km/k in 6,7 secondi: la velocità massima non è ancora nota); una due posti che il costruttore definisce estrema, con telaio e carrozzeria in fibra di carbonio realizzati per questa vettura senza tetto, parabrezza e finestrini laterali. Ogni dettaglio è stato studiato per intensificare le sensazioni che quest’auto è in grado di trasmettere con le sue prestazioni su strada e su pista. Dotata del propulsore McLaren V8 da 4,0 litri con doppio turbocompressore che fa parte della stessa famiglia di motori che equipaggiano la McLaren Senna e la Senna GTR, grazie ad un peso più leggero di qualsiasi altro modello stradale prodotto da McLaren, la nuova e superleggera Ultimate Series roadster offre prestazioni mozzafiato, con livelli straordinari di accelerazione, agilità e sensazioni al volante.
Il design della McLaren Elva si caratterizza per il frontale basso e le estremità disegnate nel vento che contraddistinguono i passaruota: conferiscono un forte impatto visivo ma allo stesso tempo grazie alla forma bassa ed affusolata contribuiscono a migliorare la visibilità. I grandi passaruota posteriori in fibra di carbonio si integrano nelle linee che si sviluppano prima della portiera e proseguono nelle sue forme fino al posteriore. I caschi possono essere indossati se si preferisce, ma la forma e la scultura della cabina avvolgono conducente e passeggero per offrire un ambiente sicuro. Una versione della vettura con parabrezza è disponibile per l’Europa. Secondo alcuni osservatori con l’Elva, McLaren lancia la sfida alla Ferrari Monza SP2.

In una bolla d’aria
Il sistema di gestione del flusso d’aria, l”Active Air Management System” (AAMS), è stupefacente: convoglia l'aria dalla parte anteriore dell'Elva per poi defluire grazie alla velocità verso l’alto, al di sopra del cockpit così da creare una sorta di bolla. Il sistema comprende un grande ingresso per l’aria centrale situato sopra lo splitter, uno sfiato frontale di scarico a conchiglia e un deflettore in fibra di carbonio che si alza e si abbassa verticalmente; quando l’AAMS è attivo, il deflettore è posto sul bordo anteriore dell'uscita dell’aria del cofano, alzandosi di 150 mm nel flusso d’aria in modo da creare una zona di bassa pressione attorno alla presa d’aria. A bassa velocità, quando il livello del flusso d'aria nella cabina è relativo, il sistema AAMS non è attivo. All'aumentare della velocità del veicolo, l'AAMS si attiva automaticamente e lavora fino a quando la velocità non si riduce, a quel punto il deflettore si ritrae.

A contatto con gli elementi
“La nostra missione con la McLaren Elva era di creare una roadster a due posti con un abitacolo a cielo aperto che offrisse una esperienza di guida il più possibile a contatto con gli elementi. Volumi scolpiti, ispirati alla Formula 1 creano una scultura tecnica che colpisce nel suo linguaggio, l'esterno scorre verso l’interno in uno straordinario ed innovativo esempio di design McLaren che possiamo definire “blurred boundaries" il sovrapporsi continuo delle forme " che ci ha permesso di portare in maniera continuativa e senza rotture l'esterno verso l’interno per esaltare il coinvolgimento del guidatore, rimanendo fedeli alla nostra filosofia di non scendere a compromessi " ha precisato Rob Melville, design director di McLaren. Pilota e passeggero rimangano in contatto con gli elementi, e il disegno scultoreo che avvolge l’abitacolo, garantisce un alto livello di sicurezza e protezione degli occupanti. Il motore è un V8 da 4 litri che eroga 815CV a 800 Nm e deriva dalla stessa famiglia di propulsori che equipaggiano la McLaren Senna e la Senna GTR. Il costo è di 2 milioni di franchi.

Nello storico “boulevard”
Assieme ad Amanda McLaren abbiamo avuto il privilegio di percorrere il famoso “boulevard” del centro tecnologico di Woking: in pole position c’è l’Austin 7 Ulster, una vettura a cui Amanda è particolarmente legata: fu infatti la prima auto da corsa con cui il neozelandese Bruce McLaren, nel 1952, a soli 15 anni, fece l’esordio nel mondo delle gare automobilistiche a Auckland (il pilota perse tragicamente la vita nel 1970, all’età di 32 anni, provando una sua vettura da corsa). Dietro l’Austin sono esposti i bolidi che hanno segnato la storia del prestigioso marchio. Alla fine del”viale” si accede ai reparti produttivi (dove non si possono scattare fotografie) in cui vengono assemblati i vari modelli McLaren: dei piccoli team di specialisti, in un ambiente asettico, montano con cura estrema, senza fretta, tutte le parti, dalla carrozzeria, al motore, fino agli interni, delle famose supercar. L’altissimo livello di tecnologia raggiunto negli ultimi decenni a Woking ha contribuito a scrivere intere pagine dell’industria automobilista di punta. Questa tecnologia, va ricordato, è anche stata utilizzata nelle scorse settimane per realizzare i respiratori utilizzati dal personale medico per la cura dei malati di covid-19.

Amanda McLaren, figlia del leggendario Bruce
Amanda McLaren, figlia del leggendario Bruce

Tutto iniziò con la M1A
Progettata da Bruce McLaren, la McLaren M1A era superleggera, pesava solo 551 kg grazie ad un telaio leggero ma molto rigido e resistente, in questo caso una struttura tubolare in acciaio. Realizzata utilizzando tubi a sezione tonda e quadrata, il telaio venne rinforzato con fogli di lega di magnesio, incollato e rivettato in punti della sottoscocca particolarmente sollecitati. Un motore V8 Oldsmobile da 4,5 litri capace di 340 CV era montato in posizione centrale.
Il disegno delle sospensioni a ruote indipendenti negli anni 60’ era avanguardistico. La carrozzeria in resina stampata, anch'essa leggera, era molto personale, con M1A e McLaren-Elva M1A (Mk I) entrambe avevano un disegno del frontale. Lo stile delle successive McLaren-Elva M1B e M1C era più muscoloso, ma fin dall'inizio i condotti di raffreddamento e i serbatoi laterali integrati nel design stavano stabilendo i principi di quella che sono tuttora capisaldi imprescindibili ove "la forma segue la funzione" e “tutto ha una ragione” a cui McLaren aderisce ancora oggi. Quando la M1A corse nel settembre del 1964 al Canadian Sports Car Grand Prix - il precursore della famosa Canadian_American (Can-Am) Challenge Cup, (che i piloti della McLaren vinsero per cinque anni consecutivi dal 1967 al 1971 come ha ricordato Amanda McLaren) - conquistò il terzo posto assoluto ma fu l'auto più veloce del circuito. In conseguenza di risultati cosi eclatanti la domanda di acquisto di vetture da parte dei clienti fu immediata, ma con solo sette dipendenti alla McLaren - tutti impegnati nella costruzione di auto da corsa per il team - l'unica soluzione era quella di delocalizzare la produzione. Frank Nichols di Elva Cars Ltd, un piccolo produttore specializzato in auto sportive con sede nel Sussex, nel Regno Unito, propose di costruire versioni replicate della M1A e, nel novembre 1964, McLaren ed Elva concordarono i termini di contratto per procedere. La McLaren-Elva M1A [Mk I] evoluzione della McLaren-Elva M1B [Mk II] e poi nella McLaren-Elva M1C [Mark III], erano le auto che gareggiavano con team privati, contemporaneamente l’importanza del marchio McLaren cresceva sino a diventare un protagonista nel mondo delle gare di alto livello.

N.B.: la presentazione della McLaren Elva è avvenuta prima della pandemia di coronavirus.