Volkswagen-Porsche 914, incompresa di successo

Detestata alla sua apparizione, sconcertante per look e “miscela” di marchi, la Volkswagen Porsche 914 gode invece di un’eccezionale successo “postumo” visto che è un modello tra i più ricercati dai collezionisti, essendo un “instant classic” della prima ora e comunque una vera rarità.
È inoltre un’auto che ha pure il vantaggio di essere economica come costi d’esercizio, una grave pecca per i “puristi” Porsche quando la 914 debuttò a fine anni ’60, mentre i fan VW si lamentavano del fatto che fosse decisamente troppo costosa, soprattutto nella variante azionata dal 6 cilindri boxer della 911T.
Era invece una risposta rapida quanto efficace alla moda esplosa all’epoca delle sportive a motore “dietro”, come le Dino 206, le Matra M530 e le Lotus Europa. Per riuscire nel loro intento, i due marchi crearono nel 1966 una società specifica con sede a Ludwigsburg e se a Porsche fu affidato l’incarico di progettare telaio e sospensioni, mentre l’assemblaggio finì alla Karmann. Il look essenziale, dalle linee semplici e squadrate, era il biglietto da visita della 914, che offriva due posti secchi, il bagagliaio sdoppiato tra davanti e dietro ma in sostanza capiente, la coda lunga quanto la parte anteriore, il massiccio roll-bar su cui si appoggiava il tettuccio asportabile, e il profilo laterale basso e piatto.
La posizione del propulsore al centro all’interno del retrotreno non era però una questione fashion, quanto il frutto dell’esperienza nelle corse di Porsche e permetteva un comportamento stradale del veicolo neutro. E se le 914 mosse dalle unità motrici 4 cilindri di derivazione VW (il 1,6 litri a iniezione della 411 LE) erano piuttosto spartane, quelle azionate dal 6 cilindri boxer erano ben più ricche nell’equipaggiamento e nelle finiture ma anche molto più costose – a seconda delle dotazioni fino al 60% in più rispetto al modello base. Sarà in ogni caso molto apprezzata, tanto che questa compatta sportiva lunga 3,98 metri nel 1971 spodesterà l’Opel GT nell’ambito della sportiva tedesca più amata del suo tempo.

E se la 914/6 sarà prodotta in 3’360 unità, l’intera gamma sarà prodotta in 118’956 esemplari, 6 cilindri comprese. Merito di questo successo sarà anche l’aggiornamento del 1973 che porterà alla soluzione di qualche guaio che aveva azzoppato la positiva accoglienza di questo modello in un mercato pregiato come il Nordamerica. È stato sostituito il cambio – non sempre preciso – e, soprattutto, si è adottato un inedito 2 litri derivato dal precedente “millesette”, ma con nuovi impianti d’accensione e iniezione.
Previsto per la sola 914, sarà assemblato in due varianti, con la seconda destinata al mercato nordamericano e alle più severe norme antinquinamento. I paraurti diventano neri, e in America più imbottiti, colore usato pure per maniglie e manovelle dei finestrini. Le prestazioni ovviamente migliorano in modo tangibile, tanto da esser migliori della 914 a 6 cilindri (intanto uscita di produzione) e nel 1974 la Volkswagen-Porsche si merita un motore di 1,8 litri, che con il 2,0 litri resterà fino alla fine della produzione e sarà la versione più venduta. Ma già l’anno dopo la marca di Stoccarda presenterà la 924, con cui passerà al raffreddamento ad acqua e motore anteriore.

La scheda della VW-Porsche 914 2.0
Cilindrata: 1'971 cc
Potenza e coppia: 100 CV, 162 Nm
Velocità massima: 196 km/h
Accelerazione: 0-100 km/h in 9,9”
Consumo: n.d.
Peso in ordine di marcia: 950 kg