XJ220, la supercar secondo Jaguar

La XJ220, una delle vetture più straordinarie create dalla Jaguar non ha ottenuto la notorietà che si sarebbe ampiamente meritata. Nata alla fine degli anni Ottanta, come “gesto tecnico” a suggello del rilancio del marchio sotto l’egida della gestione di John Egan, questa supersportiva spettacolare è nata con il contributo di strutture specializzate esterne a Jaguar, come la TWR (Tom Walkinshaw Racing) che fece correre e vincere i grossi coupé XJS nel Campionato europeo turismo a metà di quel decennio.
Proprio con TWR fu creata una joint venture denominata JaguarSport, nell’ottica di creare e proporre auto dalla marcata impronta sportiva. Ispirandosi al progetto XJ13 del 1966, gli ingegneri hanno iniziato a lavorare su un progetto della supercar valutando l’adozione di un motore V12 di 6,2 litri, con quattro alberi a camme e una potenza superiore ai 500 CV. Nel solco di quanto proposto da Porsche con la 959, Jaguar pensa alla trazione integrale con differenziali a slittamento limitato e coppia al 69% sulle ruote posteriori.
L’esperienza di Tom Walkinshaw nelle corse sarà preziosa e darà appunto vita alla XJ220 presentata al British Motor Show 1988. Ma la versione che andrà in produzione 220 volte sarà però differente dal progetto iniziale, visto che il V12 è rimpiazzato dal più elastico V6 biturbo già usato da XJR-10 e XJR-11 che gareggiano nel Mondiale Prototipi e a Le Mans e che su questo modello eroga 542 CV. Inoltre, la XJ220, lunga 4,85 metri e larga 2,01, avrà la sola trazione posteriore gestita da un cambio a 5 rapporti. Molti filante - è bassa appena 1,14 metri -, la vettura adotta pneumatici enormi per la sua epoca: 245/40 ZR17 davanti e 345/35 ZR18 al retrotreno. La massa in ordine di marcia è di 1’350 chili
La Casa britannica vuole offrire alla sua supersportiva interamente in alluminio il titolo d’auto “di serie” più veloce al mondo e del resto la sua velocità di 322 km/h la pone come contendente diretta di Ferrari F40 e Porsche 959. Per questo la Jaguar ne schierò una nel 1992 sull’anello d’alta velocità di Nardò in Puglia. Guidata dal pilota di F1 Martin Brundle, raggiunse dapprima i 341,7 km/h, migliorandosi ulteriormente qualche ora dopo fino a toccare i 349,4 km/h. Quanto fosse agile e poderosa la XJ220 lo conferma il fatto che dal ’92 al 2000 la supercar britannica ha detenuto il record sul giro (per vetture di se-rie) al Nürburgring, con un tempo di 7’46”36 – a titolo di paragone, il record sulla pista tedesca per una F1 è di Niki Lauda che nel ’75 con una Ferrari 312T girò in 6’58”6.
Tutta questa sportività fu “traslata” anche nelle competizioni, con una XJ220C che alla “24 Ore di Le Mans” 1993 vinse la categoria GT, prima di esser squalificata dalla direzione di gara poiché priva dei catalizzatori. La Jaguar XJ220 fu prodotta fino al 1994 complessivamente in 280 unità, sessanta più di quanto previsto inizialmente ma comunque non moltissime e quanto basta per renderla un’ambita “instant classic” molto ricercata dai collezionisti.

La scheda della Jaguar XJ220 (1992)
Cilindrata: 3'498 cc
Potenza e coppia massima: 542 CV, 641 Nm
Accelerazione: 0-100 km/h in 3,8”
Velocità massima: 322 km/h
Massa in ordine di marcia: 1'350 kg