CITTÀ, PARCHI E VILLAGGI / Parchi

Parco Gole della Breggia

È un autentico viaggio nel tempo quello che si compie con una facile escursione di circa 4 ore al Parco delle Gole della Breggia. In questa regione del Mendrisiotto, lungo il fiume Breggia, è infatti possibile osservare un profilo geologico eccezionale: grazie all’azione di scavo dell’acqua è affiorata una sezione rocciosa che copre il periodo tra Giurassico e Terziario, risalente a 80 milioni di anni fa! Nelle rocce sono presenti testimonianze degli antichi mari: fossili, resti di frane subacquee e segni dei cambiamenti climatici avvenuti in epoche precedenti alla comparsa dell’uomo sulla Terra.
Giò Rezzonico
Carla Rezzonico
Giò RezzonicoeCarla Rezzonico
01.01.2022 12:00

 

 

Si tratta del primo GeoParco svizzero, situato tra i comuni di Balerna, Castel San Pietro, Morbio Inferiore e Morbio Superiore, ricco di testimonianze – naturali o legate all’opera dell’uomo – di grande interesse e curiosità anche per chi non ha conoscenze specifiche. 

Diversi itinerari tematici, ben segnalati, consentono di esplorare questo angolo di Ticino dal paesaggio inatteso e veramente affascinante, scoprendo le meraviglie del luogo in un viaggio non solo nello spazio ma anche nel tempo. Sì, perché la particolarità unica di queste gole è il profilo geologico emerso – come spiegano gli studiosi di questo Parco – grazie all’erosione delle acque della Breggia. Lasciamo dunque la parola agli esperti: «Questi affioramenti costituiscono un documento eccezionale che copre quasi ininterrottamente gli avvenimenti geologici succedutisi nell'arco di circa 100 milioni di anni, fra il Giurassico e il Terziario. Inoltre, la sezione fra il Giurassico e il Cretaceo, esemplarmente rappresentata nelle Gole della Breggia, è unica per completezza nel suo genere in tutto l'arco alpino e costituisce un documento di notevole interesse scientifico a livello mondiale. In poche località della Svizzera esiste, su un territorio così ristretto, una serie stratigrafica di simile lunghezza».

  

I misteri della Chiesa Rossa

Raggiunto il paese di Castel San Pietro si segue la segnaletica per la Chiesa Rossa, così chiamata per il colore che caratterizza la facciata. Il tempo ha cancellato quello che vi stava accanto: il castello, documentato già nel 1171, a cui il villaggio deve il nome; le mura, le torri, le abitazioni, i fossati e anche, presumibilmente, una chiesa più antica. L’attuale edificio sacro fu voluto nel 1343 dal vescovo di Como, Bonifacio da Modena, che risiedeva periodicamente nel «castrum». Ci troviamo su una collina dalla posizione strategica che permetteva il controllo delle vie di transito tra i territori del basso Ceresio e quelli comaschi e che aveva grande importanza all’epoca delle lotte tra Como e Milano, all'inizio del XII secolo.

La visita alla chiesa, che si trova al confine tra bosco e vigneti, su uno sperone roccioso sopra la Breggia, è possibile solamente procurandosi la chiave. 

Ciò che attira subito l’attenzione è la facciata rossa. In passato, parecchie chiese ticinesi furono così dipinte su ordine del vescovo. Qui però il colore sembra ricordare il sangue versato in una notte di Natale della fine del Trecento, quando proprio questo luogo fu testimone di una vendetta tra famiglie rivali, i Rusca e i Busioni, che lasciò sul campo un centinaio di vittime. 

L’edificio sacro contrappone alla semplicità architettonica dell’esterno la ricchezza decorativa del suo interno, dove si ammira un bel ciclo di affreschi del XIV secolo con la Majestas Domini, raffigurazioni della Madonna e di Santi e scene della vita di san Pietro a cui la chiesa è dedicata. Di grande interesse anche il bassorilievo raffigurante il committente Bonifacio: in alto colto nell’atto di benedire, in basso nella sua funzione di insegnante. All’interno della chiesa è conservato l’originale, mentre una copia è inserita in facciata.

  

L'itinerario

Dalla Chiesa Rossa l'itinerario prosegue percorrendo l’ottocentesca «strada di circolo» in direzione di Morbio Superiore, passando dal ponte Bicc e proseguendo per il ponte Canaa, dove nelle vicinanze sono visibili i resti del mulino. 

Leggiamo sul sito web del Parco (Viaggio nel tempo della natura): «Il torrente Breggia, con il suo instancabile fluire, ci ha regalato delle Gole che rappresentano uno dei più importanti siti geologici a sud delle Alpi. L’acqua che sembra voler segnare una linea del tempo, scivola e scava a monte i calcari selciferi, le rocce più antiche visibili verso il Mulino di Canaa, nella parte superiore del Parco. Qui le rocce e i fossili documentano i sedimenti, la fauna e gli eventi naturali sugli antichi fondali dell’Oceano Tetide, quando gli attuali continenti erano ancora connessi nella Pangea. Scendendo verso sud questi si arricchiscono di argilla e di fossili (ammoniti), cambiano colore e via via che ci si avvicina al Mulino del Ghitello, si fan più recenti. Nella parte bassa infatti le rocce descrivono il successivo sollevamento delle Alpi, le ere glaciali, fino ai giorni nostri

Ed è proprio verso il ponte Canaa che ci si incammina, dopo una sosta al «prato delle streghe», per concludere il tragitto, uno dei tanti possibili, alla torre dei Forni.  Oltre alle rocce stratificate si osservano anche particolarità della flora, ad esempio la «cucubalus baccifer», registrata nella lista rossa delle piante minacciate in Svizzera. Un altro aspetto interessante è il connubio tra natura, paesaggio vignato e archeologia industriale che, inquadrato dalle fronde, si può ammirare da un belvedere.

 

La corte del vino nell'antico mulino

A una delle entrate del parco si trova l'antico mulino del Ghitello, che risale ai primi anni del Seicento, situato nei pressi di un’ansa del torrente Breggia. Qui si macinava granoturco, frumento, segale, orzo e anche castagne; c’erano pure un forno e un frantoio per torchiare noci e semi di lino e ricavarne olio. Le attività, che  sono cessate attorno alla metà del Novecento, servivano parecchi villaggi della regione, tra cui Balerna, Castel San Pietro, Morbio Inferiore, Novazzano, Vacallo e Salorino. Oggi la costruzione, restaurata tra il 1997 e il 2006, è di proprietà della Fondazione del Parco delle Gole della Breggia. Ed è proprio tra queste storiche mura che ha preso avvio l’attività della nuova corte del vino, dove si vuole promuovere l’enologia unitamente alle altre prelibatezze della nostra terra.

Ai vini, serviti anche al bicchiere, possono venire abbinati formaggi e salumi, che sono tra i prodotti più caratteristici del territorio, ma c’è anche l’opportunità di assaporare alcuni piatti serviti all'aperto nella splendida cornice del parco.

 

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