Percezione corporea: anche nei neonati

Per qualche motivo, siamo abituati a pensare che i neonati abbiano «meno» di noi, perché non hanno ancora sviluppato completamente le loro facoltà. Si tende a credere, per esempio, che un adulto senta più dolore di un bambino. Gli studi dimostrano, invece, che la soglia del dolore nei neonati è molto bassa, quindi percepiscono molto bene la sofferenza, fin dal grembo materno. Quando poi nascono e li guardiamo fare fatica nel prendere in mano una forchetta, deduciamo che non hanno una padronanza piena di quella manina. E confondiamo questo fatto con l’assenza di percezione. Ma ci sbagliamo.
Le ricerche hanno infatti dimostrato che il piccolo ha consapevolezza del proprio corpo, forse quasi più di noi – che al corpo ci siamo abituati – anche se ne deve ancora imparare le regole. Immaginiamo un bambino sul seggiolone. Davanti gli vengono messe due immagini che riprendono le sue gambe dal vivo. Una di queste mostra le gambette nella direzione in cui esse sono rivolte realmente : il neonato le vede come dovrebbe percepirle normalmente. L’altra, invece, le riporta come se fosse davanti a uno specchio: nel muoverle il piccolo avverte una difformità fra ciò che effettivamente vede e ciò che percepisce di star facendo. Risultato: lo sguardo del bambino è attirato in particolar modo dall’immagine che gli restituisce la difformità, piuttosto che da quella conforme. Questo va a dimostrare il suo tentativo di integrazione multisensoriale, che per l’essere umano è la premessa per la rappresentazione unitaria del proprio corpo.
Se già nel 1995 i ricercatori Philippe Rochat e Rachel Morgan registrarono i tempi di attenzione con cui i bambini di appena cinque mesi osservavano tali immagini, a partire da tale esperimento sono stati condotti studi con neonati di appena qualche giorno di vita. Portarono tutti alla medesima conclusione: sappiamo di avere un corpo fin da subito. Lo dimostrano anche, per esempio, studi effettuati sulle aree del cervello, da cui è emerso non solo che a sole sette settimane di vita sono attive le principali aree corticali con cui elaboriamo il movimento da adulti, ma anche che i bambini così piccoli, per quanto non sappiano camminare, hanno la percezione della posizione che il loro corpo assume nel mondo esterno. Possiamo allora sfatare un mito. Quello che guarda al neonato come qualcuno di ancora indefinito, che non «sa» di avere un corpo, solo perché è alla scoperta di quei confini che lo separano dagli altri e da ciò che lo circonda.