Valuta digitale

Bitcoine criptovalute

...cosa sono e come utilizzarle per fare la spesa
Le nuove valute digitali vanno capite prima di poterle utilizzare.
Fabrizio Almadori
05.02.2021 17:40

Partiamo dalla definizione che ne da wikipedia. Forse non la fonte più autorevole, ma sicuramente quella più diffusa e più scevra di interessi di parte. (https://it.wikipedia.org/wiki/Bitcoin presente in data 4 febbraio 2021). “Il Bitcoin (simbolo: ₿, codice: BTC o XBT) è una criptovaluta e un sistema di pagamento mondiale creato nel 2009 da un anonimo inventore (o gruppo di inventori), noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, che sviluppò un’idea da lui stesso presentata su Internet a fine 2008. Dagli esperti di finanza il Bitcoin non viene classificato come una moneta, ma come un mezzo di scambio altamente volatile. A differenza della maggior parte delle valute tradizionali, il Bitcoin non fa uso di un ente centrale né di meccanismi finanziari sofisticati, il valore è determinato unicamente dalla leva domanda e offerta: esso utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia delle transazioni, ma sfrutta la crittografia per gestire gli aspetti funzionali, come la generazione di nuova moneta e l’attribuzione della proprietà dei bitcoin.”
Semplificando abbiamo i primi elementi. È una valuta virtuale, cioè non fisica e se voglio vedere il contante devo convertirla in Franchi, in Euro, in Dollari, ecc. al cambio che il mercato mi propone in quel momento. Passa dai PC, dai tablet o dagli smartphone, cioè il mio portafoglio (wallet) è un programma software con delle password solo mie. Non è controllato ne controllabile ai fini della sicurezza da intermediari esterni, ma solo da un infinità di piccoli controllori (altri PC, Server, eccetera) in giro per il mondo che ne garantiscono la veridicità e autenticità che siano miei.
Tornando a cosa dice wikipedia: “La rete Bitcoin consente il possesso e il trasferimento anonimo delle monete; i dati necessari a utilizzare i propri bitcoin possono essere salvati su uno o più personal computer o dispositivi elettronici quali smartphone, sotto forma di «portafoglio» digitale, o mantenuti presso terze parti che svolgono funzioni simili a una banca. Il wallet bitcoin ha un indirizzo identificato da un codice alfanumerico che possiede tra i 25 e i 36 caratteri tra numeri e lettere; è l’unico dato da comunicare per ricevere un pagamento che godrà di un certo grado di anonimato. Occorre fare molta attenzione nella trasmissione del codice alfanumerico in quanto eventuali errori non consentono di annullare l’operazione e causano la perdita del denaro. È possibile ricevere pagamenti più semplicemente attraverso la scansione di codici QR. In ogni caso, i bitcoin possono essere trasferiti attraverso Internet verso chiunque disponga di un «indirizzo bitcoin». La struttura peer-to-peer della rete Bitcoin e la mancanza di un ente centrale rende impossibile a qualunque autorità, governativa o meno, il blocco dei trasferimenti, il sequestro di bitcoin senza il possesso delle relative chiavi o la svalutazione dovuta all’immissione di nuova moneta. Il Bitcoin è una delle prime implementazioni di un concetto definito come criptovaluta, descritto per la prima volta nel 1998 da Wei Dai su una mailing list.”
Da questo secondo blocco semplifichiamo mettendo a terra altri elementi che ci torneranno utili in seguito. Iniziamo dall’anonimato. Le transazioni sono registrate su blockchain che è pubblica. Quindi se volessimo risalire alla transazione più famosa... Non quella da 1.1 billion $ del 10 aprile 2020, effettuata tra l’altro con solo 0.68$ di commissione (b36bced99cc459506ad2b3af6990920b12f6dc84f9c7ed0dd2c3703f94a4b692): se inserite questo numero su una qualsiasi pagina web si apre la transazione. Ma quella di Laszlo Hanyecz del 22 Maggio 2010 dove per 10.000 BTC -allora pari a circa 30 dollari- comprò 2 grandi pizze ai peperoni e 2 birre da Papa John’s. Da quel giorno si festeggia il il cosiddetto “Bitcoin Pizza Day”.
Ma l’anonimato non sta tanto nella transazione quanto nel fatto che dietro a quei numeri non sappiamo chi ci sia, salvo il fatto che qualcuno che possiede quei codici in qualche modo li abbia pubblicamente dichiarati. Forse il punto di svolta è qui. Forse in futuro i Governi e le autorità chiederanno ai soggetti –prima probabilmente alle Aziende e a seguire i privati– di dichiarare i loro possedimenti e quindi la detenzione e possesso di BTC. Oppure tasseranno e controlleranno solo l’uso che se ne fa. Non sappiamo quale saranno le decisioni future dei vari Governi, di sicuro sappiamo ad oggi che solo la Cina ha vietato le criptovalute -se non quella governativa- decretando l’illeceità di utilizzo, l’India in queste settimane si sta domandando come regolamentare la questione, mentre tutti gli altri Paesi al mondo probabilmente si rendono conto delle potenzialità di questo strumento e sono “alla finestra”.
Togliamoci ancora due sassolini dalle scarpe.
Il primo è che non è sicuro. Chi conosce bene il livello di sicurezza di questa tecnologia sa bene che i problemi o “le truffe” sono architettate dagli uomini e non dalle macchine. Quindi senza falsi allarmismi, se c’è un problema bisogna capire cosa realmente è successo. Il secondo problema che spesso si pone è che le criptovaute siano utilizzate per finalità poco lecite. Se forse è stato così all’inizio, chi commette reati ben sa che qualcosa che lascia tracce evidenti (lo abbiamo detto prima che tutto resta registrato) poco si presta a questo tipo di attività. Ci sono degli studi infatti che dimostrano la poca percentuale ad uso illecito che se fa. L’ultimo è quello dell’instabilità dello strumento. In questo contesto non stiamo parlando di investimenti, dove necessariamente si deve aprire un altro capitolo, ma di utilizzo corrente. Se io acquisto ora dei BTC per spenderli tra poco per un acquisto, sarà veramente poco il mio rischio. Idem se li ricevo in pagamento e li converto subito in CHF o Euro. Certo che se li tengo perché mi faccio prendere la mano dal fatto che stanno crescendo tantissimo, e poi dovessero crollare devo essere consapevole che ho ricevuto un pagamento, che poi sto utilizzando per altri scopi. Se ne sono consapevole allora il problema non si pone. Ma quindi se volessi usarle quali sono i primi passaggi da fare?
Il primo passo è scaricare un wallet. È un programmino software che la prima volta che lo installo mi dà un codice di accesso di 12 o 24 parole che mi servirà per accedere al mio portafogli in qualsiasi momento da qualsiasi parte del mondo. Attenzione a non perderla perché nessuno la conserverà per noi! Il secondo passaggio è che devo caricarci dei BTC. Posso acquistarli oppure posso riceverli in pagamento. Una volta che ne ho disponibili posso spenderli. Sia da coloro che li accettano, utilizzando ad esempio CoinMap (versione italiana che si appoggia a Open Street Map) per ricercare gli esercizi commerciali che accettano pagamenti in BTC. O infine posso investirli o cambiarli. In questo caso però devo aprire un servizio diverso, cioè accedere ad un exchange. L’exchange è più simile ad un servizio di una Banca. Mi iscrivo sempre on-line ad un portale dove posso depositare i miei BTC o Ethereum -un’altra criptomoneta molto in voga in questo momento-, da qui poi posso investirli in altri criptomonete, cambiarli in Franchi o Euro, e infine farmeli inviare sul mio classico c/c bancario.
Fate attenzione a questo momento perché alcuni exchange, se fate operazioni soggette a controllo di identità, vi chiederanno i vostri dati. Inoltre non tutte le Banche tradizionali sono ben disposte verso le criptovalute, quindi se decidete di fare transazioni “tra i due mondi” accertatevi che la vostra Banca sia ben disposta. Insomma usarli è molto semplice, si scansisce un QR Code del soggetto a cui vogliamo pagare qualcosa (quei quadrati che sembrano fatti dai pittori cubisti), si decide la somma che si deve pagare, e il gioco è fatto. In pochissimo tempo il denaro è stato scambiato. Con dei costi veramente irrisori. Tra le attività che li accettano ormai ci sono anche molti esercizi commerciali come bar, ristoranti, negozi, taxi, e così via.
Non ci resta che augurarvi buon hash non vi spaventate è il nome dato ad ogni transazione-...quindi BUON#