L’intervista

Preadolescenza senza paura

Durante questo periodo di sviluppo, generalmente indicato tra i 10 e i 13 anni, avvengono diversi cambiamenti fisici, neurologici, endocrini, sociali ed emotivi.
Durante questo periodo di sviluppo, generalmente indicato tra i 10 e i 13 anni, avvengono diversi cambiamenti fisici, neurologici, endocrini, sociali ed emotivi.
Valeria Camia
13.10.2021 09:00

Sospesa tra l’infanzia e l’adolescenza, si trova quel periodo dello sviluppo umano segnato da una certa tristezza per non essere più bambini e il desiderio di diventare grandi. Si tratta della preadolescenza che, precisa Carmen De Grazia, Psicologa Psicoterapeuta FSP in Canton Ticino, è il periodo di sviluppo generalmente indicato tra i 10 e i 13 anni durante il quale avvengono diversi cambiamenti fisici, neurologici, endocrini, sociali ed emotivi.

In questa fase della vita, spiega la dottoressa, «è inevitabile uno smarrimento iniziale, sia nei ragazzi stessi sia in chi li circonda, che spesso ha la sensazione di non riconoscerli più. I giovani cambiano magari amicizie o modo di vestire e spesso il tempo passato con gli amici diventa predominante sul tempo passato in famiglia. I preadolescenti, poi, iniziano a esplorare la sessualità di cui si rendono consapevoli per la prima volta». Per i genitori non è facile stare vicino a un figlio che entra nella preadolescenza, spesso ci si trova confrontati con giovani particolarmente instabili d’umore e poco empatici. Questo perché - continua De Grazia - «il cervello del preadolescente è in pieno sviluppo soprattutto nelle aree dell’apprendimento e del pensiero. Cresce infatti la materia grigia, vi è un ispessimento della corteccia e si creano e si sovrappongono nuove sinapsi, mentre la capacità di controllare gli impulsi, le qualità empatiche, la pianificazione o la misura delle conseguenze delle proprie azioni sono trascurate in quanto sono associate ad aree situate nel lobo frontale che viene perfezionato solo alla fine dell’adolescenza. Ecco perché di fronte allo stress il ragazzo ha una reattività emozionale molto elevata».

In tutto ciò, è fondamentale un sostegno positivo da parte di noi genitori. Come? Anzitutto, invita la specialista, «non è indispensabile far notare ai figli sempre le contraddizioni in cui si pongono: ricordiamoci di non prendere nulla sul personale durante i conflitti. Evitiamo, anche, di caricarli di fardelli emotivi che non li riguardano. Quelle che spesso vengono prese per provocazioni sono in realtà fisiologici tentativi di emancipazione». Va anche sottolineato che, con i preadolescenti, «il linguaggio punitivo non fa presa e questo è legittimato a livello cerebrale dall’ancora immaturo lobo frontale. Hanno molta più valenza i rinforzi positivi. Devono sentire la nostra solidarietà e captare che li stiamo rispettando profondamente e prendendo sul serio. La loro socialità è vitale, non andrebbe mai minacciata quando si mettono i limiti. Il dialogo è fondamentale, anche quando ci sembra che parlino a monosillabi. Non sono loro ad essere chiusi, siamo noi che siamo maldestri comunicatori». Inoltre, è importante che i genitori che sono in difficoltà nel gestire la preadolescenza dei figli cerchino aiuto. Lo possono trovare, suggerisce Carmen De Grazia, parlando con altre famiglie, con amici e perché no, con dei consulenti familiari.