Quando i bimbi parlano con le mani
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«Ciao ciao» è un gesto che spesso i bambini imparano a fare prima di riuscire a verbalizzare con le parole. Un gesto codificato che tutti riconosciamo e che accogliamo con entusiasmo quando i piccoli iniziano ad imitarlo. Seguono il «sì» e «no» detti con i movimenti del capo e le braccia tese verso l’alto per dire «prendimi». È innata la ricerca di strategie per comunicare già prima che si sviluppi il linguaggio verbale ed è su questo concetto e su numerose ricerche svolte negli ultimi 30 anni che si è sviluppato e diffuso un sistema di comunicazione definito «bimodale» - cioè che utilizza due modalità di comunicazione contemporaneamente, la parola e il segno - che favorisce lo sviluppo della comunicazione e del linguaggio nei bambini e che si rivela particolarmente utile per chi ha delle difficoltà o dei ritardi nello sviluppo dell’espressione verbale. I segni scelti vengono dalla LIS (Lingua italiana dei segni) e il loro ruolo nella comunicazione bimodale è doppio: da un lato sono un appoggio visivo per le parole che, per loro natura, sono effimere e trasparenti, dall’altro diventano una possibile soluzione per chi ancora non riesce a dire le parole ma le sente, le capisce e vorrebbe comunicare. E in questo modo lo può fare con le mani!
![Lyla segna «frutta». (©Sveva Croci)](https://www.cdt.ch/binrepository/844x1500/0c0/0d0/none/798450/XBOW/img-20210804-wa0007_2676434_20210804161333.jpg)
La comunicazione bimodale non è uguale alla lingua dei segni, che è a tutti gli effetti un’altra lingua con regole sintattiche e grammaticali diverse da quelle del linguaggio parlato e che si è sviluppata, grazie alle comunità dei sordi, in tutto il mondo (diverse zone geografiche = diverse lingue dei segni). Solo alcuni vocaboli vengono presi in prestito dalla LIS per segnare i concetti chiave delle frasi che si dicono ed aiutare così anche i bambini udenti che faticano a parlare. Nei bambini e nelle bambine con sindrome di Down, per esempio, sono frequenti le difficoltà di linguaggio . È piuttosto comune che le prime parole arrivino dopo i due anni e che si debba aspettare fino ai 4 o 5 anni per le prime frasi. Oggi, inoltre, sappiamo che nei bambini con questa disabilità la capacità di comprensione è molto più alta della capacità di espressione.
![L’uso della comunicazione bimodale anticipa e arricchisce il linguaggio verbale. (©Avventuno)](https://www.cdt.ch/binrepository/1080x1080/0c0/0d0/none/798450/ENWW/f3534823c7af242f7f207aa1db48e6c19c7f1965-678923-0594d7c9d61307b2-treporcellini_2676073_20210804144613.jpg)
La comunicazione bimodale permette al bambino di esprimersi, di mostrare tutto ciò che capisce, di interagire con il suo mondo, di prendere attivamente alcune piccole decisioni. E di imparare! Pensiamo a quanti apprendimenti si basano sulle conversazioni, tra bambini e con gli adulti, immaginiamo di sentire e capire gli altri ma di non riuscire, per motivi vari, ad esprimerci a parole. Sarebbe molto frustrante non poter dire ciò che si pensa e ciò che si desidera, potrebbe creare disinteresse, rabbia e tristezza, perfino dare origine a dei comportamenti inadeguati. E se il bambino si adagiasse all’uso dei segni e non si sforzasse più di parlare? Fortunatamente tanti studi hanno dimostrato che questo non avviene, anzi, l’uso della comunicazione bimodale anticipa e arricchisce il linguaggio verbale poiché nel nostro cervello alcune delle aree stimolate per esprimersi con i segni sono le stesse che si usano per esprimersi con le parole. L’esperienza inoltre ci conferma che quando il bambino inizia ad esprimersi a parole, le abbina inizialmente al segno e poi pian piano abbandona quest’ultimo spontaneamente. Nell’attesa di quel momento, abbiamo il privilegio di poter ascoltare i loro pensieri espressi attraverso le mani!