Psicologia

Quando la famiglia è motivo di imbarazzo

Vergognarsi dei propri parenti è comune durante l’adolescenza, ma quando si cresce è sintomo di un nodo non risolto con sé stessi e le proprie aspettative
Vergognarsi dei propri parenti è comune durante l’adolescenza, ma quando si cresce è sintomo di un nodo non risolto con sé stessi e le proprie aspettative
Red. Online
10.12.2020 18:30

Durante l’adolescenza si fa più forte il desiderio di prendere le distanze dalla famiglia. Quasi ci si vergogna dei propri consanguinei, per motivi più o meno giustificabili. Con la crescita questa sensazione è destinata a scomparire e, se così non fosse, è indice di qualche nodo irrisolto.

Il senso di vergogna ci assale quando viene alla luce un aspetto della nostra sfera intima che riteniamo criticabile o censurabile e che desideriamo tenere nascosto. Siamo noi stessi, per primi, a condannare singoli avvenimenti o una situazione più generale, spinti dal timore di poter essere giudicati dagli altri a causa di tali fatti.

È una considerazione importante, questa, perché esprime un concetto fondamentale: l’imbarazzo che si prova nei confronti della propria famiglia è determinato da cause oggettive o può essere legato a un giudizio strettamente personale. In entrambi i casi, però, occorre fare i conti con la situazione: rinnegare la propria famiglia è in un certo senso un modo per rifiutare anche sé stessi o una parte di noi con la quale non ci troviamo a nostro agio.

I casi in cui ci si può sentire a disagio a causa dei propri parenti possono essere diversi. Facciamo un esempio estremo: se si prova vergogna per il fatto che i propri familiari siano coinvolti in pratiche illegali è evidente che il sentimento negativo scaturisce da una motivazione oggettiva. In questo caso, l’unica soluzione possibile è prendere davvero le distanze dalla situazione che provoca imbarazzo.

Invece, quando ci si vergogna dello status sociale o economico della propria famiglia e dei suoi membri, o il fatto che essa non rispetti l’ideale che si ha in mente, occorre riflettere meglio su sé stessi e quelli che sono i propri valori. In questo caso, infatti, è probabile che il problema non siano i familiari, ma un complesso che risale al periodo della crescita e necessita di essere risolto. Il consiglio è rivolgersi a uno specialista per fare luce sulla situazione.

Provare vergogna per i propri consanguinei mette davanti a una verità: occorre prendere atto del fatto che un aspetto della nostra quotidianità non è mai stato accettato da noi stessi prima ancora che dagli altri. L’individuo deve far fronte a una dicotomia nella propria natura: da una parte c’è il nucleo di appartenenza, nel quale non si riconosce; dall’altra c’è la «faccia» che ha costruito durante la sua crescita. È solo prendendo una posizione netta e optando per una riconciliazione di queste due essenze così diverse che si può imparare ad accettare—se non ad apprezzare—senza vergognarsene anche i difetti e gli errori della propria famiglia.