Rover SD1 Vitesse, berlinona e “sportivona” british
La Rover Vitesse era una delle varianti della diffusa berlinona “SD1” dello scomparso marchio britannico, un’auto che dalla metà degli anni Settanta al’86 fu uno dei modelli di punta e più diffusi, oltre che “Auto dell’Anno” nel 1977.
La SD1, nel corso della sua carriera è stata proposta in un gran numero di varianti e con i motori più diversi, che andavano dal poderoso V8 a benzina di 3,5 litri adottato pure dalle Range Rover alle unità a gasolio (dell’italiana VM) di 2,4 litri diventate un “must” in quegli anni, oltre a svariati propulsori a 4 e 6 cilindri, con cilindrate variabili tra i 2,0 litri e i 2,6 litri e un buon numero di allestimenti (base, S, SE, Vanden Plas e la Vitesse).
Vettura due volumi-cinque porte molto elegante, lunga 4,7 metri (e con un passo di oltre 2,8 metri) raffinata e confortevole, la SD1 (per “Specialist Division” e “1” poiché prima vettura realizzata dal team di design interno) era un’eccellente alternativa alle parigrado tedesche, anche se inizialmente accusò qualche problema di affidabilità poi risolto. Introdotta sul mercato britannico nel giugno ‘76, fece il suo esordio europeo qualche mese dopo, al Salone di Ginevra 1977, disponibile come hatchback e inizialmente soltanto con il grosso V8 a benzina, poi affiancato dai 6 cilindri monoalbero di 2,3 e 2,6 litri nel novembre dello stesso anno. Tali motori furono disponibili in virtù dell’uscita di produzione delle ormai obsolete Rover P6 e Triumph 2000.
Molto apprezzata dalla stampa (che appunto la nominò Car of the Year 1977 in Europa), quest’imponente berlinona fu l’ultima Rover prodotta nello storico stabilimento di Solihull, visto che la produzione fu poi spostata nelle strutture di Longbridge e Cowley fino alla sparizione del marchio a inizio XXI secolo. Comoda, spaziosa, elegante e originale in virtù del fatto di essere una vettura di alta classe ma con le sue cinque porte, la SD1 ottenne pure un buon successo negli Stati Uniti, dove le maggiori modifiche erano costituite dai doppi fari “esposti” in sostituzione del gruppo ottico unico come in Europa e dai paraurti ancor più massicci, mentre i motori montavano carburatori specifici o iniezioni Lucas e convertitori catalitici per ridurre le emissioni nocive.
In linea generale, tra il 1976 e il 1981 furono apportate alcune modifiche minime alla vettura, tra cui nuovi stemmi (anteriori e posteriori) e specchietti retrovisori cromati; l'emblema Rover in stile tradizionale tornò nella versione 1981. E dal ’79 su determinati modelli V8 le specifiche degli interni includevano l'aria condizionata, spessi e lussuosi tappeti, sedili in velluto e, per la carrozzeria, un sistema lava-tergifari.
All’inizio degli anni ’80 la vettura ha subito un ulteriore aggiornamento con il lancio della “Series 2” che ha beneficiato soprattutto di piccole modifiche estetiche all'esterno e di una rielaborazione piuttosto estensiva degli interni. La modifica più importante riguarda la strumentazione, più piatta e più lunga rispetto all'originale, con gli indicatori ausiliari e l'orologio digitale spostati fuori dalla visuale del guidatore, quasi al centro del cruscotto. Tra le altre novità figurano il lunotto più profondo, ora dotato di tergicristallo posteriore, e i nuovi paraurti avvolgenti in plastica che hanno sostituito quelli in gomma e acciaio inox a tre pezzi, ma anche la striscia posteriore a tutta larghezza sotto i gruppi ottici posteriori, i fregi delle cilindrate sui parafanghi anteriori e nuovi copricerchi e cerchi in lega.
A questa serie appartiene appunto la Rover Vitesse. Questa variante al vertice della gamma fu lanciata adottando subito il V8 da 190 CV con alimentazione a iniezione, tecnologia sperimentata sui mercati americano e australiano dove le normative antinquinamento avevano reso impossibile offrire motori a carburatori. Questo V8 fu poi montato anche sulle SD1 nell’allestimento extralusso Vanden Plas. La Vitesse inizialmente era offerta pure con cambio automatico, proposta che però sparì presto dai listini. La dotazione di questo modello sportivo prevedeva specchietti e alzacristalli elettrici, chiusura centralizzata computer di bordo, lavafari, piantone dello sterzo regolabile e stereo con quattro altoparlanti. Inoltre, montava di serie i sedili in pelle (la stoffa vellutata era in opzione gratuita), il tetto apribile a comando elettrico e il cruise control; l'unico optional era l'aria condizionata.
Successivamente l’azienda diede vita alla SD1 Vitesse con sistema d’iniezione “a doppio plenum”, un modello con speciale omologazione per accentuare favorire le prestazioni della vettura da corsa nella stagione 1986 del Campionato Europeo Turismo. Presentava appunto un nuovo sistema di iniezione a farfalla. Sebbene Rover non dichiarasse alcun aumento di potenza nelle sue brochure, essa fu effettivamente portata a circa 210-220 CV.
La variante da competizione ottenne vari successi, come il Tourist Trophy 1983 con Steve Soper e René Metge, il Campionato Britannico Turismo (Andy Rouse nell’84), le sei vittorie nel Campionato Europeo Turismo nell’85 e le cinque meritate l’anno seguente, mentre nell’86 Kurt Thiim vinse il DTM in Germania su Rover Vitesse. Il V8 da competizione erogava fino a 345 CV nel 1986.
La Vitesse, come le altre varianti della gamma SD1, uscì di produzione nel luglio ’86, con l’esordio delle Rover Serie 800, e i modelli in stock furono ancora commercializzati fino all’anno seguente. Furono assemblate in tutto 303'345 Rover SD1.
La scheda (Rover SD1 Vitesse, 1985)
Cilindrata: 3'528 cc
Potenza e coppia: 192 CV, 284.5 Nm
Accelerazione: da 0 a 100 km/h in 7,7”
Velocità massima: 218 km/h
Consumo medio: 9,4 l/100 km
Peso a vuoto: 1'430 kg
Dati da: “Tutte le Auto del Mondo”, Quattroruote, Milano 1985