TREKKING & PANORAMI / Escursioni

Salorino e l'eremo di San Nicolao

Percorrendo l’autostrada che attraversa il Mendrisiotto da sud verso nord è capitato a tutti di ammirare, arroccato sulla montagna, l’eremo di San Nicolao. Abitato fino a metà Ottocento, l’edificio conserva una chiesetta scavata in parte nella roccia e decorata all’interno da interessanti affreschi. Accanto, negli spazi angusti in cui vivevano i religiosi, trova posto un rinomato grotto, a strapiombo sul Mendrisiotto. Il panorama abbraccia gran parte della regione, oggi molto urbanizzata e divisa dall’autostrada. L’eremo è raggiungibile in automobile, seguendo la cosiddetta «Via Lunga», cioè la strada che sale da Mendrisio, oppure a piedi da Salorino, percorrendo la Via Corta. Per la camminata si calcoli circa mezz’ora per l’andata e altrettanto per il ritorno.
Giò Rezzonico
Carla Rezzonico
Giò RezzonicoeCarla Rezzonico
01.01.2022 12:00

 

 

Il punto di partenza è il posteggio di fronte alla casa comunale di Salorino. Prima di intraprendere la salita che conduce all'eremo e all'omonimo grotto, vale la pena seguire la via Stradone per scoprire il bel nucleo delle cantine che si trova all’entrata del villaggio. 

Tornati al posteggio si attraversa un ponticello sulla destra e si segue un ripido percorso pedestre asfaltato che porta allo spiazzo dove sorge, isolata, la chiesa parrocchiale di Salorino, dedicata a San Zenone, con un ampio portico. Si prosegue fino all’abitato di Somazzo. Subito dopo l’oratorio di San Giuseppe s’imbocca Via Ronco, che per un tratto attraversa il bosco su un bel fondo tipico delle mulattiere. Raggiunta ancora una volta la strada carrozzabile, la si segue verso sinistra fino al primo tornante, dove si trova l’indicazione dell’eremo, che si scorge dopo pochi minuti di cammino.

Appena varcato il portale, ci si immerge nella tradizione. Si racconta che in questo luogo, seguendo una luce che illuminava la notte, fu trovata un’immagine sacra dipinta sulla rupe. Da qui venne il nome di Monte della Stella. Sembra poi che un Rusca di Locarno, signore di Mendrisio, costruì allora una torre di guardia e un oratorio, a custodia della miracolosa immagine (ora scomparsa), con eremo annesso. Era l’inizio del Quattrocento. Quasi a confermare l’epoca, ecco che nel 1999, nel corso di alcuni restauri, venne alla luce sopra l’altare una figura di santa, purtroppo senza testa, databile appunto all’inizio del XV secolo.

La chiesetta, dedicata dapprima alla Vergine, più tardi a San Nicola di Bari, è scavata in parte nella roccia e decorata al suo interno da stucchi e dipinti di artisti locali, tra cui si ricordano Giovanni Antonio Colomba e Francesco Innocente Torriani. Sono pure conservati alcuni ex voto. Uno, assai singolare, raffigura in toni crudi un intervento chirurgico.

Desta interesse anche la planimetria settecentesca che indica dov’era il «campo dei poveri di Mendrisio», in cui si coltivava il grano necessario per fare il pane ch’era tradizione distribuire nel romitaggio al termine della processione il giorno di San Siro (17 maggio). Ancora oggi i fedeli salgono al monte per ricevere il pane benedetto.

All’esterno dell’edificio sacro, a meridione, un bassorilievo affiancato da una meridiana mostra la Madonna e i santi Francesco e Antonio da Padova; sotto si trova un minuscolo angelo.

 

 

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