Dalla Piodella a Melide in bicicletta

Me lo ricordo bene quel sabato di inizio ottobre, perché spuntò grigio e quieto, un mattino stranamente immobile, né estate né autunno, quasi una pausa nel ciclo delle stagioni.
Ricordo anche che mi alzai con l’intenzione di partire presto per un bel giro in bici, ma siccome le cose vanno a modo loro e il tempo non era del tutto convincente (avrebbe piovuto?), la partenza all’alba divenne man mano una partenza in tarda mattinata e poi una partenza di pomeriggio.


La giornata si era infine aperta a un bel sole e mi decisi quindi a partire per un’uscita a corto raggio, insomma senza pretendere di andare troppo lontano, vista anche l’ora. Per chi abita nel luganese le possibilità sono davvero tante, ma un «classico» è quello di portarsi in zona Piodella per percorrere la strada che costeggia il lago fino a Melide, passando da Figino e Morcote.
Quante volte l’avremo fatta? Credo almeno un migliaio, eppure senza esserne mai sazi, senza esserne mai stanchi o annoiati. Perché pedalare a filo dell’acqua, sentire l’odore del lago, attraversare i piccoli villaggi lacustri con i ristoranti affollati di turisti è sempre un’emozione che si rinnova.
Così, accompagnato solo da un piccolo ragno che si diverte a fare avanti e indietro sul manubrio, inforco la bici e m’infilo nella via, giro l’angolo e scendo verso la Piodella che in un attimo mi porta al livello del lago.
Inizia qui il tracciato tutto pianeggiante (15 km fino a Melide) che percorro a buon ritmo. Pedalando mi sembra di essere su una navicella leggera sospesa nello spazio. Lo sguardo spazia ora verso il lago e la riva opposta, ora ai bordi della strada, dove ogni volta scopro strane mescolanze di segni, morfologie, luoghi.
Quanti percorsi e fatiche riconoscibili! Piccoli sentieri che si staccano dalla strada, tavoli di sasso, imbarcaderi, vecchi edifici un tempo meravigliosi, grotti, cantine, ville eleganti e maestose.
Come un ciclista pittoresco e romantico mi lascio prendere dalla seduzione del luogo, là dove si incontrano l’ignoto e il familiare. Mi immagino come doveva essere questa riva del lago cent’anni fa, sicuramente un’oasi di pace...
La bellezza del posto ci è stata peraltro decritta da un grande autore, che ho amato moltissimo in gioventù con i suoi Siddharta e Narciso e Boccadoro (chi non li ha letti?); mi riferisco ovviamente ad Hermann Hesse, premio Nobel della letteratura che ha vissuto sulla Collina d’Oro a Montagnola per molti anni fino alla morte, avvenuta nel 1962.
Il grande scrittore, si sa, era pure un grande camminatore ed era solito percorrere i sentieri che dalla collina scendevano al lago e lo faceva spesso munito di cavalletto e seggiolino per dipingere: «Infilo nella borsa un pezzo di pane, un libro, una matita, il costume da bagno e lascio il mio villaggio per essere ospite di una lunga giornata estiva nel bosco e sul lago».
Pochi chilometri e così tante meraviglie in un giro a corto raggio di un sabato qualunque: la dimostrazione, una volta di più, che ogni angolo del Ticino conserva spesso e davvero delle storie interessanti, a volte sorprendenti.
Consigli tecnici
Trattandosi di un itinerario facile e completamente pianeggiante, che può essere svolto in andata e ritorno, non necessita di una preparazione particolare ed è quindi adatto a tutti.
Sul piano della sicurezza occorre invece ricordare che in certi momenti della giornata questo percorso può presentare un traffico relativamente intenso.
È inoltre raccomandata la prudenza nell’attraversamento dei paesi e in particolare di Morcote, dove sovente c’è una buona presenza di turisti.