Le auto che hanno fatto la storia

SVX, il top di stile e tecnologia Subaru

Ideata esteticamente da Giorgetto Giugiaro, quest'auto fu senza dubbio il modello più audace sfornato dalla casa nipponica negli anni Novanta
31.01.2024 17:25

Sapiente miscela di design italiano e ingegneria giapponese, la Subaru SVX – in listino tra il 1990 e il 1997 - fu senza dubbio il modello più “audace” della marca nipponica del suo periodo. Esteticamente ideata da una referenza come Giorgetto Giugiaro e azionata da un (per l’epoca) poderoso boxer 6 cilindri in linea di 3,3 litri, la SVX vantava anche un abitacolo raffinatissimo e riccamente equipaggiato, caratterizzato da un esclusivo tettuccio con finestrino laterale espanso che garantiva al guidatore una visuale senza ostacoli e cancellava gran parte del rumore aerodinamico con i cristalli laterali abbassati. Questa vetratura insolita con finestrini laterali in due parti (il divisorio arriva a circa 2/3 dell'altezza del cristallo, seguendo il contorno del tetto sovrastante) erano una delle caratteristiche più evidenti della vettura. Del resto “mezzi finestrini” di questo genere erano altrimenti più comuni su modelli con portiere ad ala di gabbiano, come la Lamborghini Countach o la De Lorean DMC-12. Nel corso dello sviluppo della SVX, infatti, Subaru brevettò uno speciale processo termico per lo stampaggio dei vetri.

Secondo l’azienda, si trattava di un coupé che voleva essere un tributo alla tradizione aeronautica della Subaru, come prue un esercizio di design progressivo in vista di un eventuale allargamento dello stile ad altri modelli. In sostanza, la SVX (Alcyone SVX in Giappone) era una coupé sportiva a trazione integrale che fu presentata negli Stati Uniti nel 1990, in quanto mercato di destinazione più importante, l’anno dopo nel suo Paese d’origine e successivamente in altri mercati selezionati, Svizzera compresa. Ha sostituito il più “basic” coupé XT, il cui design spigoloso era diventato stilisticamente obsoleto.

Benché concepita pensando alla clientela statunitense, quest’imponente sportiva da autostrada fu accolta solo moderatamente bene, vendendo appena 5’180 unità nel 1991/1992 e 3’859 nel 1993, quando Subaru si aspettava di immatricolare almeno 10’000 unità all'anno. Per correggere il problema, la Casa automobilistica decise di introdurre in determinati Paesi, Stati Uniti in primis, una variante a trazione anteriore più efficiente in termini di consumi, chiamata LS, per l'anno 1994. Ciononostante, le vendite negli Stati Uniti calarono a picco, toccando appena le 1’609 unità proprio nel 1994. L’anno dopo le vendite ripresero quota temporaneamente fino a 1’812 unità, prima di scendere ancora a meno di 1'500 esemplari nel 1996, quando furono nuovamente disponibili solo le versioni a trazione integrale.

Così, con le vendite che arrancavano ovunque e con le prime magagne tecniche in evidenza – occasionalmente si verificavano guasti al cambio automatico, i dischi dei freni si deformavano deformati e non mancavano cuscinetti delle ruote difettosi – alla fine del ’97 con le vendite che negli USA precipitò a 640 esemplari, la Subaru decise di porre fine alla produzione della SVX. Il marcio delle Pleiadi ha venduto un totale di 14’257 SVX negli Stati Uniti e quasi 25’000 in tutto il mondo, circa 2'500 delle quali in Europa. Ben 7000 SVX furono prodotte con la guida a destra.

Tanto spaziosa, comoda e morbida e non certo grintosa scattante e aggressiva, questa vettura era perfetta per divorare chilometri nel massimo comfort, soprattutto sulle Autobahn tedesche, dove il silenzioso boxer 6 cilindri raffreddato a liquido poteva esprimere il meglio. Si trattava di un propulsore con due alberi a camme in testa e quattro valvole per cilindro e poteva erogare 230 CV e 309 Nm di coppia a 4’800 giri/minuto, mentre la velocità massima era di circa 240 km/h. Dal 1994 si montò un limitatore di velocità che la bloccava a 230 km/h, mentre la potenza fu ridotta a 220 CV e la coppia scese a 304 Nm a 4’600 giri/min.

Ogni parvenza di brio sulla SVX era “tarpata” da un peso a vuoto di ben 1’600 kg, che limitava le prestazioni al pari del cambio automatico a quattro velocità, dotato sì di una modalità sportiva, ma che alla fine era davvero “su misura” per i tracciati e lo stile di guida degli americani. Un’attenzione verso gli USA che non è basata per offrire il successo sperato alla SVX, condannandola a una rapida estinzione. D’altronde è ormai quasi introvabile sulle strade europee da tempo, anche se in Germania, nel Benelux o in Scandinavia non mancano i club di profondi appassionati che apprezzano gli esemplari ancora circolanti.

 

La scheda: Subaru SVX 3,3 Automatic (1993)

Cilindrata: 3'318 cc
Potenza e coppia: 230 CV, 309 Nm
Accelerazione: 0-100 km/h in 8,6”
Velocità massima: 235 km/h
Consumo medio: 9,0 l/100 km
Peso a vuoto: 1'580-1’600 kg

Dati da: Katalog der Automobil Revue, Berna, 1993