Athene AI Show: lo spettacolo generato dall'intelligenza artificiale su Twitch
Si chiama Athene AI Show, è uno show generato dall’intelligenza artificiale e si trova su Twitch, nota piattaforma di streaming. Il format, divenuto subito molto popolare, è stato creato da un collettivo denominato Singularity Group. Singularity sta per singolarità. Nell’intelligenza artificiale, si riferisce a un ipotetico punto in cui i sistemi di intelligenza artificiale raggiungono un livello di intelligenza superiore a quella umana e diventano in grado di migliorarsi e programmare sé stessi in maniera autonoma e rapida.
Chiusa la parentesi, lo show si presenta come una vetrina glamour ed è popolato da diverse celebrità, anche defunte. Celebrità che, a turno, si alternano sul palco e interagiscono in tempo reale con gli utenti. Steve Jobs, Barack Obama, Donald Trump, ma anche Keanu Reeves e Steve Carell. Profili, appunto, creati dall’AI.
Credibile e divertente
Non si tratta, come ha sottolineato Repubblica, di una novità assoluta. Detto ciò, il format è stato creato da Bachir Boumaza, un belga specializzatosi, negli anni, nel gioco World of Warcraft. All’inizio, Boumaza compariva in prima persona e poneva le domande agli ospiti, selezionandole dalle richieste del pubblico. Ora, lo show è stato modificato. È il pubblico a votare il prossimo ospite e, una volta salito sul palco, a porre direttamente le domande.
A inquietare e stupire, al di là del fatto che questi personaggi creati dall’intelligenza artificiale rispondano sui temi più disparati, lontanissimi dai rispettivi settori di competenza, è che lo spettacolo, volendo usare un’espressione gergale, regge. Ovvero, è credibile. E, al netto di alcuni errori tipici dell’AI, diverte. «L’intera configurazione alla base – aveva dichiarato un portavoce di Boumaza, Reese Leysen, a Vice lo scorso febbraio – è qualcosa che ha richiesto un bel po’ di tempo di sviluppo e combina molte diverse tecnologie di intelligenza artificiale. Abbiamo dovuto anche modificare il processo di apprendimento automatico, per assicurarci che il risultato potesse essere una parodia divertente piuttosto che una semplice imitazione».
Uscendo dal linguaggio tecnico e semplificando, le risposte vengono generate da una versione di ChatGPT adattata ai singoli personaggi. Il fatto che vi sia un continuo botta e risposta fra ospite e pubblico, inoltre, aiuta l’intelligenza artificiale. Parallelamente, alcuni sistemi open source si occupano di generare audio e video.
Il futuro dell'intrattenimento (e dell'informazione)
Boumaza, dicevamo, è legato al collettivo Singularity Group, «un gruppo di attivisti che lavorano su un’innovazione in grado di fare la differenza nel mondo» come si può leggere sul sito ufficiale. A capo del gruppo, Boumaza è stato dipinto come un personaggio dalla personalità particolare: da un lato la beneficenza, dall’altro le accuse di abusi e prevaricazioni su altri membri. Il cui credo politico è, pure quello, particolare: un reddito universale in un mondo in cui la tecnologia ha reso obsoleti molti dei lavori che conosciamo.
Di esperimenti legati all’intelligenza artificiale ne esistevano già prima di Athene AI Show. Citiamo una versione di Seinfeld, mutuata dalla serie tv, fermato per la presenza di battute transfobiche e rimesso online in un secondo momento.
Per ora, spiegano gli esperti, questi spettacoli rappresentano una piccola fetta di mercato. Ma l’intelligenza artificiale, presto, potrebbe rovesciare ogni schema e attaccare il mondo della televisione tradizionale. Della serie: un domani potremmo vedere show, serie e film generati interamente dall’AI. E, di riflesso, potrebbe pure cambiare il modo in cui i media propongono l’informazione. Ad esempio, è verosimile pensare che un domani l’intelligenza artificiale non solo raccomanderà articoli, video e foto, ma li proporrà all’utente nel formato che predilige. BuzzFeed, a gennaio, aveva non a caso affermato di voler integrare ChatGPT nella sua redazione: il giornalismo, era stato detto, sarebbe rimasto in mani umane, mentre quiz e personalizzazione di alcuni contenuti per il pubblico sarebbero stati affidati alla «macchina». Ne avevamo parlato qui.