Attento Google, il nuovo Bing avrà l'intelligenza artificiale
Domanda: come rovesciare il dominio di Google nel settore dei motori di ricerca? Risposta: sfruttando l’integrazione di ChatGPT, il potente chatbot di OpenAI che ha calamitato l’attenzione in queste ultime settimane. Eccola, la sfida di Microsoft. Se ne parlava da tempo. Ora, appunto, il guanto è stato lanciato. Una sfida ambiziosa, considerando che Bing – il motore di ricerca che verrà appunto rinforzato con l’intelligenza artificiale – ha una quota di mercato di poco inferiore al 9% contro l’84% di Google. Le cose, tuttavia, possono cambiare in fretta. Molto in fretta.
D’accordo, ma come funzionerà il nuovo Bing? Innanzitutto, il motore di ricerca consentirà agli utenti di interfacciarsi con un chatbot, e cioè un software che imita le conversazioni umane rispondendo alle sollecitazioni dell’interlocutore. A precisa domanda, non seguirà una risposta a suon di link da far scorrere. No, ci sarà una risposta immediata formulata dall’intelligenza artificiale. Di più, sarà possibile conversare con il chatbot e perfezionare, passo dopo passo, la ricerca.
Va detto, comunque, che non sarà la versione attuale di ChatGPT a essere inserita in Bing. E questo perché il chatbot è stato allenato soltanto su fonti precedenti al 2020. L’intelligenza artificiale che verrà usata per il motore di ricerca targato Microsoft avrà modo di scandagliare il web in diretta per trovare una risposta. E citerà pure le fonti utilizzate.
Un test, in questo senso, è già stato fatto. E non è andato benissimo. Geoffrey A. Fowler, giornalista del Washington Post, ha scritto al riguardo che la nuova versione di Bing «può essere utile per approfondire un argomento complicato, ma le sue risposte sono spesso troppo lunghe e prolisse per essere utili. E non mi ci è voluto molto per trovare risposte che non fossero fattuali, che fossero plagiate o che fossero addirittura inventate di sana pianta». Ahia. In termini pratici, Fowler è riuscito a trovare una macchinetta per il caffè rossa che costasse meno di cento dollari – come aveva richiesto – ma dopo un lunghissimo preambolo e in modo meno immediato rispetto a una ricerca sul rivale. Google, già.
Al momento, ci si può iscrivere a una lista d’attesa per avere pieno accesso al prodotto nelle settimane a venire. Tuttavia, si sta parlando del Bing rinforzato come di una rivoluzione. Vera e duratura. A maggior ragione se consideriamo che Google, sul fronte opposto, ultimamente ha ricevuto parecchie critiche per i risultati forniti.
Google che, in ogni caso, non vuole rimanere indietro tant’è che sta pure lavorando a un’integrazione dei suoi software basati sull’intelligenza artificiale (come LaMDA, il chatbot senziente). Se fino a poco tempo fa si era parlato di Sparrow, il nome da tenere a mente a Mountain View è Bard. Un prodotto, quest’ultimo, ancora in fase di sperimentazione ma che dovrebbe permettere, un domani, a qualsiasi utente di «farsi spiegare le cose».
Così il comunicato dell’azienda: «Quando le persone pensano a Google, spesso pensano di rivolgersi a noi per risposte rapide e concrete, come “quanti tasti ha un pianoforte?”. Ma sempre più persone si rivolgono a Google per approfondire un tema, chiedendo cose come “è più facile imparare la chitarra o il pianoforte? Quanto serve studiare?”».
Chi vincerà la sfida? Bella domanda. L’impressione è che, prima di arrivare a uno o più software affidabili, la strada verso una vera e propria integrazione dell’intelligenza artificiale sarà costellata di errori e risposte sbagliate.