«Basta un suono per abbattere i droni da guerra»
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Lo abbiamo evidenziato più volte in questi (quasi) tre anni di guerra in Ucraina: nel corso del conflitto, entrambi gli schieramenti hanno dovuto ricorrere all'inventiva per rispondere ad esigenze immediate del campo di battaglia. Dai carri armati gonfiabili ucraini ai "poncho" antitermici russi. Passando per le bombe create con le stampanti 3D. Ma è nell'utilizzo dei droni che lo scontro fra Kiev e Mosca ha avuto, probabilmente, l'impatto maggiore. Rivoluzionario, pure. Utilizzati da appassionati e fotografi, i cosiddetti consumer quadcopter, droni dotati di quattro eliche, da tempo, ormai, vengono utilizzati dalle forze ucraine per sganciare granate sulle posizioni nemiche. E, similmente, i «racing drones» (piccoli e agili droni da corsa), fino a pochi anni fa usati solo per lo sport tecnologico, ora vengono costruiti facilmente in casa, e usati da operatori di Kiev come «droni kamikaze». Più efficaci quando usati in grandi sciami, questi droni costano poco, pochissimo: fra i 300 e i 500 dollari a prezzo. Un bel risparmio rispetto a quelli prodotti dall'industria bellica, che possono arrivare a costare fra i 50 e i 70 mila dollari.
Ogni mattino, Mosca e Kiev diffondono i rispettivi bollettini riguardanti il numero di UAV (unmanned aerial vehicle) abbattuti sui propri territori: sono decine, a volte centinaia. Numeri che, evidentemente, hanno portato le potenze mondiali a una riflessione: se, come appare evidente, la guerra del futuro sarà sempre più combattuta da droni prodotti in massa e a buon mercato, come difendersi in modo efficace?
Armi convenzionali o soniche?
Giorni fa, il ministero della Difesa dei Paesi Bassi ha annunciato il piano di acquisto di 22 cannoni mobili di difesa aerea Skyranger della Rheinmetall. Prodotti nella sede svizzera di Oerlikon, lo Skyranger è un sistema di difesa a torretta che risponde alle minacce a corto raggio. Perfetto, insomma, per proteggere le truppe di terra dalla crescente minaccia dei droni. Il ministero della Difesa olandese ha fatto sapere che il budget per l'acquisto degli Skyranger, che dovrebbero essere consegnati fra 2028 e 2029, è di 1,3 miliardi di euro: un prezzo che copre anche gli extra quali munizioni e costi operativi.
Ma come evitare di spendere in munizioni per abbattere droni che costano poche centinaia di dollari? In Canada c'è qualcuno che sta lavorando a un'arma sonica che potrebbe permettere di sorpassare, completamente, questa problematica. Studenti d'ingegneria dell'Università di Toronto, si legge in un recente approfondimento dell'Economist, hanno riutilizzato piccoli altoparlanti per auto per creare un dispositivo che, con le onde acustiche, permetta di disturbare i sensori elettromeccanici di cui i droni hanno bisogno per volare, facendoli schiantare.
Il funzionamento
I primi test condotti con la strumentazione sonica hanno portato a risultati incoraggianti. Costruito, come detto, con materiali di fortuna, il kit prodotto dagli studenti canadesi era in grado di disturbare droni a una distanza modestissima: fra i 50 e i 25 centimetri. Potenziata l'alimentazione e sostituiti gli altoparlanti con trasduttori capaci di produrre onde ultrasoniche (superiore ai 20 kilohertz), lo strumento ha raggiunto un raggio d'azione di 50 metri ed è stato quindi presentato nel 2024 a un concorso di armi anti-droni indetto dal dipartimento della Difesa canadese, nel quale si è aggiudicato un prestigioso secondo posto. Insieme, ovviamente, a un finanziamento di Ottawa che ha permesso al gruppo di fondare una piccola startup, Prandtl Dynamics, che ora prevede di creare entro giugno un prototipo delle dimensioni di un trolley la cui maggior potenza dovrebbe permettere di abbattere droni a una distanza di 100 metri.
Ma come funziona questa arma sonica? Intervistati da numerosi media internazionali, i giovani studenti hanno spiegato di aver elaborato un sistema che sfrutta la tendenza dei materiali a vibrare quando vengono esposti all'energia acustica: «Tutti i materiali hanno una cosiddetta frequenza di risonanza - il punto in cui vibrano maggiormente quando vengono colpiti dalle onde sonore - ciò può essere usato per destabilizzare i droni a mezz'aria» e farli schiantare al suolo, hanno raccontato al Wall Street Journal. Per rilevare i droni e puntare il fascio acustico, un semplice computer elabora i dati raccolti da una telecamera.
Un sistema, questo, diverso da quello utilizzato dai tradizionali "disturbatori" (jammers) che intervengono solitamente bloccando le comunicazioni radio tra il controller e il drone e ai quali gli UAV più avanzati sono ormai immuni, spiega l'Economist, grazie a sistemi di navigazione interna che confrontano i video in diretta di una telecamera di bordo con una mappa del terreno precaricata, mentre l'intelligenza artificiale seleziona gli obiettivi. Tecnologia che non funzionerebbe contro le onde ultrasoniche. Prandtl Dynamics, hanno spiegato gli studenti implicati nel progetto al settimanale britannico, sta compilando una libreria di diverse forme d'onda acustiche in grado di abbattere una varietà di tipi di piccoli droni: finora, sono stati individuati attacchi acustici in grado di colpire 35 modelli: «Nei test abbiamo imparato come colpire stabilizzatori e otturatori della fotocamera, facendo precipitare il drone o accecandolo».
Grandi, appunto, come un trolley, queste armi anti-drone potranno – è questo il progetto – essere trasportati in spalla, come uno zaino, per proteggere la fanteria (un formato già utilizzato dai jammer convenzionali). Secondo quanto annunciato dalla startup, costeranno meno di 2 mila dollari l'uno. Costi irrisori che stanno già attirando l'attenzione delle forze americane e ucraine.