ChatGPT avrà una versione a pagamento
La domanda, gira e rigira, è sempre la stessa: il 2023 sarà l’anno dell’intelligenza artificiale? Sì, no, forse. Un nome, di sicuro, è sulla bocca di tutti: ChatGPT, il chatbot della startup californiana OpenAI. Il motivo è presto detto. L’interfaccia è capace di generare testi in maniera fluida e, spesso, perfetta su praticamente ogni argomento. Bene, o male a seconda dei punti di vista. Fatto sta che, ora, proprio OpenAI sta pianificando una versione a pagamento del servizio.
Perché pagare?
«A che pro pagare?», dirà qualcuno. Secondo i responsabili di ChatGPT, i futuri clienti pay potranno accedere al servizio senza interruzioni (chi lo ha adoperato, in questi ultimi giorni, sa di che cosa stiamo parlando) e ottenere risposte più rapide. Non solo, ogni giorno potranno porre almeno il doppio delle domande rispetto a quelle attualmente consentite.
Ad annunciare la novità è stato un co-fondatore di OpenAI, Greg Brockman, su Twitter. Chi fosse interessato, al momento, può iscriversi a una lista d’attesa nella speranza di sperimentare una versione pilota.
L'interesse di Microsoft
Il desiderio di monetizzare cade più o meno a fagiolo, considerando che – secondo i media statunitensi – Microsoft sta discutendo la possibilità di investire fino a 10 miliardi di dollari in OpenAI. Contattato da AFP e altre agenzie, il colosso tech creato da Bill Gates per ora non ha voluto commentare quelle che ritiene semplici speculazioni. Altre aziende, ad ogni modo, sono interessate alla startup californiana, la cui valutazione potrebbe raggiungere i 29 miliardi di dollari secondo Semafor.
Bing «potenziato»
Lanciata nel 2015 a San Francisco, co-guidata nei suoi primissimi giorni di vita (anche) da Elon Musk, OpenAI si è sempre presentata come una società di ricerca e distribuzione per l’intelligenza artificiale. Microsoft, di suo, ha già una quota e, appunto, sembrerebbe intenzionata ad arrivare almeno al 49%. OpenAI aveva già fatto parlare di sé nel 2021 e, di riflesso, nel 2022 grazie a DALL-E, potentissimo generatore di immagini che ha spinto Shutterstock, portale di foto stock, a stringere una partnership proprio con OpenAI.
ChatGPT, messo sul mercato a novembre, ha rapidamente conquistato ampie fette di utenza web. Proprio per la sua capacità di spiegare concetti anche complicati o, ancora, di scrivere dissertazioni filosofiche e rispondere a quesiti medici mirati
Microsoft, in particolare, vorrebbe integrare ChatGPT al suo motore di ricerca Bing e, di conseguenza, dare un piccolo, grande scossone a Google, il cui dominio nel settore delle ricerche su Internet è pressoché totale. Detto in altri termini, l’intelligenza artificiale potrebbe rivoluzionare il modo in cui effettuiamo ricerche sul web. E le risposte che otteniamo: non più informazioni aggregate, ma vere e proprie risposte estese.
E Google, che cosa farà?
Ecco, Google come l’ha presa? Quali contromosse sta adottando? L’azienda di Mountain View, come noto, trae la sua forza dagli inserti pubblicitari che vende all’interno del suo motore di ricerca. Secondo i bene informati, i vertici del colosso hanno sospeso diversi gruppi di lavoro e progetti affinché i dipendenti dedichino anima e corpo alla minaccia ChatGPT. L’obiettivo, ovviamente, è arrivare con un prodotto concorrenziale a quello/i di OpenAI (e in seconda battuta Microsoft) in tempi stretti. Guai, insomma, se un gigante come Google si facesse fregare sul fronte dell’intelligenza artificiale.