Ma allora com'è questo Threads?
Allora, com'è questo Threads? Bella domanda. Appena sbarcato in Europa, a mesi di distanza dal lancio ufficiale, anche nel Vecchio Continente ha scatenato fra gli utenti reazioni miste. C'è chi, banalmente, si è chiesto come funzioni e, soprattutto, a che cosa serva. E c'è chi, ovviamente, ha subito tuonato: ma è uguale al vecchio Twitter, ora X. Un'accusa, questa, che aveva mosso pure Elon Musk in persona a suo tempo. In effetti, sebbene punti molto, anzi moltissimo su contenuti multimediali come foto, video, GIF animate e audio, Threads è un social testuale. Una scelta, come sottolinea Wired, forse anacronistica nel 2023. Ma in linea con la strategia di Mark Zuckerberg, abile se non abilissimo in passato a «far sue» idee altrui. Come i Reels di Instagram strappati a TikTok.
L'interfaccia grafica, certo, è del tutto simile all'attuale versione di X. Il che, per certi versi, è un pregio visto che consente ai nuovi iscritti – o, concretamente, ai curiosi arrivati via Instagram, il social di casa Meta attraverso cui è possibile agganciare il proprio account – di orientarsi con facilità e semplicità. La home, proprio come su X, è suddivista fra le proposte dell'algoritmo («Per te») e le attività di chi seguiamo («Segui già»). La composizione stessa di un thread, come vengono definiti i post, è uguale a quella di un vecchio cinguettio o di un post su X. A mancare, però, sono i trending topics. Gli argomenti del giorno, per intenderci, quelli che hanno fatto la fortuna di Twitter, ai tempi, e che continuano a dettare il ritmo sulla piattaforma di Musk. L'impressione, insomma, è che su Threads manchi una panoramica degli argomenti più caldi.
Fra le critiche mosse a X, quantomeno da quando Musk è al timone, c'è quella della proliferazione di troll e disinformazione. Threads, in questo senso, sembrerebbe differente. Trattandosi di un social di importazione, al momento in cui facciamo login ci trasciniamo appresso quello facciamo e abbiamo fatto su Instagram, l'ambiente ha un che di reale. Gli account falsi e i citati troll, infatti, sono più rari. Non solo, le linee guida di Meta sono più stringenti rispetto a quelle di X. Secondo gli esperti, sarà più facile mantenere puliti gli spazi digitali di Threads. C'è chi, al riguardo, ha definito l'ultima creazione di Zuckerberg «un Twitter ante-Musk». Una definizione corretta, verrebbe da dire.
Fra le opzioni più curiose e più utilizzate dagli utenti, al momento, c'è quella dei messaggi vocali. La registrazione, come spiega il Post, avviene tramite il microfono del proprio smartphone, come per un amato-odiato vocale su WhatsApp. L’audio, quindi, può essere riprodotto oppure letto tramite una funzione che ne trascrive automaticamente il contenuto. I thread, come su X, possono essere commentati, ripubblicati e condivisi. C'è la possibilità di mettere like, con l'oramai abusatissimo cuoricino, e si possono menzionare altri utenti o inserire hashtag. Per gli utenti molesti, va da sé, esistono diverse soluzioni: silenziamento, blocco, segnalazione.
Resta, di fondo, la domanda delle domande: perché mai, al di là del decadimento vero o presunto di X, bisognerebbe usare il nuovo social network di Zuckerberg? Detto che Facebook è morto e Instagram, verosimilmente, presto o tardi mostrerà segni di cedimento, sembra che Threads sia più una risposta alla morte oramai certificata di Facebook più che una sfida vera e propria a X. Il problema, poi, è che molti utenti non hanno più qualcosa da dire.