«No, l'umanità non verrà schiacciata dai robot»
No, l’intelligenza artificiale (IA) non rappresenta una minaccia esistenziale per l’umanità. In barba ai timori di molti e, allargando il campo, a certa fantascienza. A dirlo, con forza, è il Conseil d’État francese, il più alto tribunale amministrativo dell’Esagono che, fra le altre cose, può fungere altresì da consulente governativo in materie giuridiche e amministrative.
Nel giugno del 2021, leggiamo, il Conseil fu incaricato dall’allora primo ministro Jean Castex di valutare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione mitigandone, altresì, i rischi.
«Decidono gli umani»
Martedì, dopo oltre un anno, è stato pubblicato il rapporto. Il punto forte? Una critica, aspra, al concetto di singolarità. Quando, cioè, la tecnologia si sviluppa così tanto – e così bene – da assumere il controllo rispetto all’umanità. Un po’ come in Terminator, se vogliamo.
La corte, nello specifico, ha invitato il governo a respingere una simile «fantasia». Affermando, ancora, che «la riflessione sull’intelligenza artificiale è spesso vittima di un’eccessiva concentrazione parassitaria sull’intelligenza artificiale generale». L'intelligenza generale artificiale, o AGI, è un nome per indicare la teoria secondo cui, un giorno, l’IA potrebbe superare l’intelligenza umana.
Ai membri del Conseil, in conferenza stampa, sono state chieste ulteriori spiegazioni. Ad esempio, davvero non c’è pericolo per l’uomo di fronte a macchine che hanno imparato a lavorare meglio (e di più) di noi? «Non siamo al punto che alcuni chiamano singolarità, quando le macchine prendono il controllo e gli esseri umani vengono costretti a mettersi al loro servizio» ha tagliato corto Alexandre Lallet. «Sono sempre gli esseri umani a prendere le decisioni». Nessun futuro simil film hollywoodiano, dunque.
Un altro membro del Conseil, Thierry Tuot, ha spiegato che l’idea di un’intelligenza artificiale capace di prendere il sopravvento è figlia, in particolare, del pensiero americano. Da questa parte dell’atlantico, insomma, ci si occupa di possibili usi dell’IA legati a doppio filo alla realtà. E, quindi, lontani da pericolose derive.
C'è chi protesta
Il Conseil d’État si è confrontato con diversi scienziati. Tutti, beh, hanno considerato la singolarità una fantasia, legata a una sorta di marketing della fantascienza. «Possiamo confermare che nessuno di noi è un robot» ha detto, sorridendo, Tuot. I toni, per contro, si sono fatti più seri quando il discorso si è spostato sull’uso di armi controllate dall’IA nell’esercito.
Renaud Vedel, direttore di gabinetto del ministro degli Affari digitali Jean-Noël Barrot, aveva anticipato a maggio che l’argomento, finalmente, era stato messo a tacere: «Il dibattito era un po’ troppo concentrato sulla singolarità e su questo genere di cose, ma per fortuna ora è finita».
Politico, concludendo, ha citato un ricercatore europeo nell’ambito dell’IA. Il quale ha preferito mantenere l’anonimato. A suo dire, tra autorità pubbliche e accademiche vi sarebbe una certa avversità verso l’idea di intelligenza generale artificiale. E questo nonostante l’AGI sia, citiamo le sue parole, un’ipotesi scientifica da tenere a mente. «Settant’anni fa, c’era una mancanza di consenso sul fatto che i combustibili fossili causassero cambiamenti nel clima» ha concluso, riferendosi alla mancanza di consenso a livello accademico. «Alcuni individui hanno iniziato a segnalare il rischio; avrebbero dovuto essere ascoltati e il cambiamento climatico avrebbe potuto essere evitato».