E-commerce

Se la Cina attacca Amazon nel giardino di casa

Dopo aver rimosso migliaia di commercianti cinesi dalla sua piattaforma, il colosso statunitense ora deve fare i conti con le app di Pechino sbarcate negli Stati Uniti come Shein e Temu
© AP
Marcello Pelizzari
27.10.2022 14:00

La vicenda è nota: Amazon, complice la presenza di recensioni false e altre pratiche, diciamo così, oscure, ha vietato l’accesso alla sua piattaforma a molti rivenditori cinesi. La decisione, tuttavia, per quanto logica potrebbe essere controproducente. Perché? Semplice: nel frattempo, diverse app di e-commerce targate Cina sono apparse negli Stati Uniti. Di più, la scorsa settimana – secondo la società di analisi Sensor Tower – Temu, uno degli ultimi arrivati, è diventata per breve tempo l’app per lo shopping online più popolare nel Paese. Ahia.

Posizione dominante, ma

Amazon, è bene ribadirlo, occupa una posizione dominante nel mercato americano: a fine settimana, quando si concluderà il terzo trimestre, dovrebbe registrare almeno 125 miliardi di vendite nette. Detto della sua leadership, è giusto sottolineare come l’impero di Jeff Bezos stia affrontando anche sfide non indifferenti. Sfide legate, incredibile ma vero, proprio a un calo delle vendite rispetto agli anni d’oro: di qui la decisione di ridurre il numero di nuovi magazzini. L’azienda, poi, è stata citata in California il mese scorso per pratiche ritenute anticoncorrenziali. Di nuovo: ahia.

Ora, a quanto pare, le aziende cinesi di e-commerce hanno individuato un’altra, possibile falla: i rapporti fra Amazon con i cosiddetti venditori terzi, in particolare quelli del Dragone. Per anni, i commercianti cinesi hanno potuto vendere in libertà milioni di prodotti a basso costo su Amazon. Facendo, spesso, margini importanti. La relazione con il colosso tech, tuttavia, è peggiorata da un anno e qualcosa a questa parte. In particolare da quando, eravamo nel 2021, Amazon ha bandito diversi venditori cinesi per aver utilizzato valutazioni inventate da parte dei clienti e, ancora, violato altre regole.

La decisione, evidentemente, ha provocato non poche polemiche nella comunità cinese di commercianti Amazon. Comunità che, di suo, era già piuttosto arrabbiata con alcune politiche praticate dall’azienda. Un tema su tutti: le alte commissioni che si garantiva Amazon. Ora, leggiamo, gli esclusi eccellenti (ma non solo) hanno trovato riparto e nuova linfa grazie alle piattaforme nostrane: oltre a Temu, lanciata a livello globale a settembre e, mentre scriviamo queste righe, al terzo posto fra le app di shopping più scaricate su iOS negli Stati Uniti, citiamo Shein.

Che cosa dice il governo cinese

Il governo cinese, d’altronde, ha incoraggiato molte aziende a ragionare in ambienti extra Amazon, arrivando a ipotizzare addirittura vendite dirette ai clienti stranieri. A tal proposito, Pechino ha creato centinaia e centinaia zone di e-commerce transfrontaliere per favorire lo scambio di merci. «In futuro, le imprese cinesi dovrebbero evitare di fare affidamento su Amazon» aveva scritto un ricercatore del ministero del Commercio cinese in un editoriale di marzo. Logicamente, le tensioni geopolitiche degli ultimi tempi e il fatto che fra Cina e Stati Uniti i rapporti siano ai minimi storici, al di là degli ultimi appelli di Xi, sta giocando un ruolo.

Temu è un’emanazione di Pinduoduo, app di e-commerce che può vantare oltre 700 milioni di utenti in Cina. L’obiettivo, con Temu, è quello di collegare 10 mila produttori cinesi ai mercati globali. Per il momento, vi si trovano vestiti, prodotti per la casa e altre diavolerie. A prezzi, evidentemente, concorrenziali per non dire irrisori. Un esempio? Un paio di pantofole a 3,99 dollari. E sappiamo quanto gli americani, in un regime di inflazione ballerina, tengano ai prezzi bassi.

Shein, per contro, sta puntando proprio su prodotti e marchi banditi recentemente da Amazon, fra cui Aukey. Se vi interessano auricolari a meno di 15 dollari, collegatevi.

¡Que viva México!

I cinesi, al di là della mossa piuttosto furba, non hanno certo scoperto l’acqua calda. Walmart, gigante della grande distribuzione, aveva ad esempio corteggiato a suo tempo venditori banditi da Amazon. Preferendo però lasciar perdere. Anche perché, e qui potrebbe cascare l’asino, tornando alla Cina, autorità di controllo come la Federal Trade Commission non rimarranno certo con le mani in mano. Al contrario, vigileranno queste nuove app per smascherare eventuali truffe legate alle false recensioni.

Shein, in una nota, se l’è cavata con molto politichese: «Lavoriamo per garantire che le recensioni dei prodotti dei clienti presenti sul nostro sito siano autentiche, verificate e conformi ai nostri protocolli interni». Quali siano quei protocolli, però, non è dato sapere.

In quello che potrebbe essere un di qua o di là, la domanda è una soltanto in conclusione: Amazon deve preoccuparsi? Ci sono troppi cinesi nel suo giardino? Sì, no, forse. Molti giganti cinesi, negli anni, hanno tentato l’espansione negli Stati Uniti. Solo Shein e TikTok, in attesa di Temu, hanno saputo crearsi uno spazio e un pubblico. Alibaba, invece, deve al mercato estero solo una piccolissima parte delle sue entrate. Nota: il suo sito internazionale, AliExpress, fu lanciato una decina di anni fa.

Shein e Temu, in particolare, potrebbero riparare sul Messico, dove non c’è (ancora) un singolo «giocatore» che domina la scena. Shein, addirittura, ha avuto così tanto successo oltre la frontiera con gli Stati Uniti che in alcune città messicane sono state aperte boutique (non autorizzate) con il marchio Shein. Anche Instagram sembrerebbe certificare la crescita: l’account ufficiale messicano di Shein vanta 4,3 milioni di follower, oltre il doppio rispetto all’account americano.