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Threads di Meta è davvero l'anti-Twitter?

La nuova app di Mark Zuckerberg si aggancerà a Instagram e, già dal nome, chiarisce qual è l'obiettivo: mettere in ginocchio la piattaforma di Elon Musk
© MICHAEL REYNOLDS
Marcello Pelizzari
04.07.2023 22:15

Elon Musk e Mark Zuckerberg hanno promesso di darsele di santa ragione, all'interno di un'arena. Quando? Chi lo sa. Nell'attesa, il patron di Meta ha deciso di sferrare un primo colpo annunciando Threads, l'atteso nuovo social che, nelle intenzioni del fondatore di Facebook, diventerà il principale rivale di Twitter. Sfruttando una caratteristica principale. E cioè, per dirla con lo stesso Zuckerberg, evidentemente felice dei tanti bug e guasti registrati dalla piattaforma concorrente, quella di funzionare. Secondo quanto comunicato, la nuova applicazione targata Meta sarà disponibile al grande pubblico nei prossimi giorni.

Nel nome il destino

Nomen omen, direbbero i latini. Nel nome scelto da Zuckerberg, Threads, si nasconde anche il destino. O, se preferite, l'ambizione: mettere in ginocchio Twitter. Già, perché non esiste parola più twitteriana di thread, una serie di messaggi postati dallo stesso utente che, negli anni, ha garantito al social una notevole fama. 

Di più, nella speranza di conquistare rapidamente utenti Meta ha pensato bene di combinare Threads con il suo social di punta, Instagram, i cui numeri (2,5 miliardi di utenti attivi al mese) sono ancora forti, se non fortissimi. Un gioco di complementarità, già. Anche a livello di marketing, visto che Threads viene presentata come un'app di Instagram e non del gruppo Meta o, peggio, di Facebook oramai obsoleto. 

Alla base, ancora, c'è il concetto di comunità. Un concetto molto caro a Zuckerberg. L'applicazione, infatti, è descritta come «il luogo in cui le comunità si riuniscono per discutere di tutto, dagli argomenti che interessano alle tendenze di domani». Threads, nello specifico, dovrebbe consentire di «connettersi direttamente con i propri creatori preferiti e con altri che amano le stesse cose, o di costruire la propria base per condividere le proprie idee, opinioni e creatività con il mondo».

A differenza dei numerosi cloni di Twitter emersi negli ultimi mesi, da Bluesky a Mastodon, incapaci di sfruttare il crescente sentimento anti-Musk di molti utenti, la proposta di Meta sembrerebbe, sin dal principio, una minaccia tanto seria quanto reale. Il motivo? Semplice, il cosiddetto effetto rete, una sorta di barriera all'ingresso che per molte nuove app in passato si è rivelata insormontabile. E questo perché risultava difficile, se non impossibile attirare nuovi utenti in massa per creare un effetto duraturo, come invece ha saputo fare TikTok prima di incappare in problemi di privacy e sicurezza e, di nuovo, tensioni geopolitiche. Agganciando Threads a Instagram, Meta sfrutterà il potere di quest'ultimo per far conoscere il suo nuovo social e incoraggiare gli utenti a iscriversi. L'utilizzo, insomma, già all'inizio dovrebbe essere elevato. 

Ma per sopravvivere, evidentemente, Threads dovrà dimostrarsi convincente sul lungo periodo. Essere, dunque, anche innovativo.

Aperto vs. chiuso

Tradotto: sfruttare gli utenti di Twitter delusi potrebbe non bastare. Non a caso, le squadre al lavoro su Threads avrebbero anche introdotto elementi diversi. E capaci, appunto, di convincere. Secondo il sito specializzato Platformer, ad esempio, l'applicazione sarebbe progettata per essere interoperabile con altri network dello stesso tipo: niente ambienti chiusi, dunque, di per sé un elemento di grande rottura. E, allo stesso tempo, un altro guanto di sfida lanciato allo stesso Musk che vorrebbe fare di Twitter un'app universale che, tuttavia, opererebbe in un ecosistema chiuso. Lo scorso dicembre, il miliardario aveva addirittura bloccato per un breve periodo gli account di alcuni utenti che condividevano link ad altri social network, tra cui Facebook, Instagram e Mastodon.

Ma Threads, leggiamo, non si pone come alternativa meno caotica e divisiva di Twitter o, meglio, non starebbe volgendo il suo sguardo unicamente sugli utenti. Zuckerberg, con questa mossa, vorrebbe recuperare i tanti, tantissimi inserzionisti pubblicitari che, dall'arrivo di Musk, sono fuggiti dai cinguettii. Spaventati com'erano dal fatto che il nuovo patron avesse rimosso gran parte della moderazione dei contenuti e dal fatto che il sito, da un punto di vista tecnico, presentasse non pochi problemi di tenuta. Per tacere delle idee politiche di Musk e dal proliferare di fake news, disinformazione, tweet razzisti e via discorrendo.

Mossa politica?

E proprio la politica sarebbe al centro dei pensieri di Zuckerberg, considerando che Musk dopo l'acquisizione di Twitter ha letteralmente gettato la maschera sposando con forza la frangia più conservatrice del Partito Repubblicano. Se è vero che il fondatore di Facebook, da sempre, sostiene sia i Democratici sia i Repubblicani, in linea con altri miliardari di Big Tech, è visto come un imprenditore più vicino ai liberali. E così, in quella che potremmo definire (anche) una guerra culturale Zuckerberg è pronto a lanciare la sua risposta a Musk. Rilanciando una rivalità che affonda le proprie radici nel passato ma che si sta sviluppando velocissimamente in queste settimane.

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