Tecnologia e ambiente

Un pianeta carbon free è possibile

Alcune realtà tecnologiche investono in startup che puntano sulla rimozione diretta e sullo stoccaggio del biossido di carbonio
12.06.2020 10:00

Come salvare il mondo da un eccesso di biossido di carbonio?
Ci sta pensando fra gli altri Stripe, un’azienda tecnologica statunitense che offre un’infrastruttura digitale per i pagamenti e transazioni finanziarie sulla rete. Questa azienda ha scelto quattro startup che puntano sulla rimozione diretta del biossido di carbonio dall’atmosfera e sullo stoccaggio a lungo termine in depositi sicuri. E una delle tre “scommesse” di Stripe è svizzera: si chiama Climeworks e ha sede a Zurigo, mentre le altre 3 startup sono basate negli Stati Uniti.
Va anche detto che la maggior parte dei modelli climatici concorda sul fatto che il mondo dovrà rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera su una scala di circa 6 gigatoni di CO2 all’anno entro il 2050 (n.d.r. il gigatone è l’unità di misura dell’energia, pari a quella sviluppata dall’esplosione di un miliardo di tonnellate di tritolo). Parliamo, di fatto, di una mole enorme, all’incirca l’equivalente dell’emissione annua degli Stati Uniti.
L’anno scorso, proprio Stripe ha annunciato l’impegno di stanziare almeno 1 milione di dollari l’anno per la rimozione diretta del biossido di carbonio dall’atmosfera e il suo stoccaggio in un deposito sicuro a lungo termine. Da allora è stato creato un piccolo team di analisi in azienda, che cerca di individuare le migliori opportunità di investimento in questo specifico ambito, considerando che gli approcci sono solitamente di due tipi:
• Stoccaggio del carbonio nella biosfera: ad es. piantare alberi o modificare le pratiche agricole per immagazzinare più carbonio nel suolo. Progetti relativamente poco costosi, ma con impatto più breve nel lungo termine, poiché gli alberi possono essere facilmente bruciati e lo stoccaggio del carbonio nel suolo può essere di breve durata. È improbabile che queste sole soluzioni possano sostenere i necessari 6-15 gigatoni di rimozione annuale di CO2.
• Stoccaggio di carbonio al di fuori della biosfera: ad es. la cattura diretta di CO2 dall’atmosfera e l’iniezione in formazioni rocciose stabili sotterranee o lo stoccaggio di CO2 nel calcestruzzo tramite mineralizzazione. Queste soluzioni sono ancora poche e sotto finanziate, ma potenzialmente hanno due grandi vantaggi: la permanenza della CO2 stoccata di almeno mille anni e il poco impatto sui terreni potenzialmente coltivabili.
Ma proprio partendo da un ventaglio di 24 applicazioni, Stripe ha selezionato quattro progetti ad alto potenziale, che raccontiamo qui di seguito:
Climeworks con sede a Zurigo utilizza energia geotermica rinnovabile e calore di scarto per catturare CO2 direttamente dall’aria, concentrarla e stoccarla permanentemente sottoterra in formazioni rocciose basaltiche con Carbfix. La capacità di questo approccio è teoricamente quasi illimitata. È anche permanente e semplice da misurare. Climeworks ha una curva dei costi e dei volumi ambiziosa, al costo di 775 dollari per tonnellata.
Project Vesta con sede negli USA a San Francisco cattura CO2 usando un minerale abbondante in natura chiamato olivina. Le onde dell’oceano frantumano l’olivina, aumentando la sua superficie. Quando l’olivina si rompe, cattura la CO2 atmosferica dall’interno dell’oceano e la stabilizza come calcare sul fondo del mare. Rimangono domande sulla sicurezza e sulla fattibilità: è necessario infatti eseguire ulteriori esperimenti di laboratorio e progetti pilota sulla spiaggia. Il costo è di 75 dollari per tonnellata.
CarbonCure con sede a Halifax in Canada ha ideato una tecnologia che consente di stoccare la CO2 nel calcestruzzo mineralizzandola in carbonato di calcio (CaCO3). E questo processo ha l’effetto collaterale di rafforzare ulteriormente il calcestruzzo. Una soluzione interessante perché è permanente, relativamente a basso costo e potrebbe adattarsi alle dimensioni del mercato globale del calcestruzzo, sequestrando oltre 0,5 gigatoni di CO2 ogni anno. Oggi, CarbonCure cattura la maggior parte della sua CO2 da emettitori industriali come etanolo, fertilizzanti o cementifici. In futuro, la tecnologia CarbonCure potrebbe utilizzare la CO2 dalle tecnologie di cattura diretta dell’aria una volta che saranno più disponibili ed economici, formando una tecnologia a emissioni completamente negative. Il costo è di 100 dollari per tonnellata.
Charm Industrial con sede a San Francisco in USA ha creato un nuovo processo per preparare e iniettare bio-olio nei depositi geologici. Il bio-olio è prodotto dalla biomassa e mantiene gran parte del carbonio che è stato catturato naturalmente dalle piante. Iniettandolo in un deposito geologico sicuro, si può rendere permanente lo stoccaggio del carbonio. Il costo è di 600 dollari per tonnellata.