Tra i castagni in Valle di Muggio
L'itinerario
Per risalire la valle, la partenza avviene da Lattecaldo, frazione di Morbio Superiore dove si può parcheggiare, che è raggiungibile anche con i mezzi pubblici, in autopostale da Mendrisio o Chiasso (fermata Morbio Superiore - Ponte di Sagno).
Inoltrandosi nella selva castanile si incontrano una dozzina di pannelli che accompagnano il visitatore raccontando la storia del castagno (metodi di coltura, produzione di castagne e di legno d’opera) con incursioni nella geologia e nell’etnografia. La regione è infatti particolarmente interessante anche per gli affioramenti geologici del Parco della Breggia.
A Lattecaldo sorge il vivaio forestale cantonale, creato negli anni Sessanta, pochi anni dopo la comparsa della malattia conosciuta come «cancro del castagno».
Caneggio e Bruzella sono piccoli villaggi un tempo molto legati all’attività agricola. Nel primo si visita la chiesa dell’Assunta che domina il nucleo; nel secondo si può percorrere la Via Crucis dalle dodici cappelle dipinte.
A Bruzella, si ammira pure un grande mulino, situato sul fondovalle, che è stato restaurato e rimesso in funzione dal Museo etnografico della Valle di Muggio.
Nella regione vi sono alcuni grotti dove si gustano i prodotti tipici, soprattutto i formaggini della valle che sono molto ricercati.
Le castagne nel mondo contadino ticinese
Nel mondo rurale, quale era il Ticino dei secoli scorsi, le castagne costituivano uno dei pilastri dell’alimentazione. Fin verso la metà del Novecento si consumavano anche due volte al giorno, soprattutto durante la stagione invernale. Dopo la raccolta, a fine autunno, si mangiavano lessate o arrostite sul fuoco. Una buona parte veniva però essiccata nel metato (la «grà» o «graa») in modo da poterle conservare per parecchi mesi, o macinare per ottenere farina.
Dell’albero di castagno, che cresce fin verso i 1000 metri di altitudine in zone soleggiate, si usava tutto: le foglie secche servivano come lettiera per le bestie in stalla, il legno come prezioso combustibile ma anche come materiale di costruzione (pali di sostegno, mobili, attrezzi), il frutto, data la sua relativamente facile conservazione, come scorta alimentare.
Le selve castanili rappresentavano un bene prezioso e venivano curate secondo precisi regolamenti comunali e patriziali. Si piantavano varietà diverse di castagni in modo da ottenere frutti con caratteristiche particolari: primaticce, adatte alla conservazione, ecc.
Dal Ticino partivano i «maronatt» che durante la stagione invernale vendevano le castagne per le strade nelle città d’Italia e di Francia.