Tra le vigne del Mendrisiotto
L'itinerario
Punto di partenza di questo itinerario viticolo è il borgo di Mendrisio, da piazza San Giovanni, nel nucleo storico, in pochi minuti si raggiungono le cantine ai piedi del Generoso, freschi rifugi per alimenti e vini. Alcune sono state trasformate in grotti pubblici, altre hanno mantenuto un carattere privato di luogo di ristoro. Se ne trovano anche a Salorino, tappa successiva della camminata. Si raggiungono in seguito Obino e Castel San Pietro, noto anche per le sue belle chiese, tra cui Sant’Eusebio, capolavoro del barocco.
Continuando il percorso indicato, si passa accanto all’Istituto Agrario Cantonale di Mezzana, simbolo del Ticino rurale, situato, con la grande proprietà annessa, tra i comuni di Balerna, Coldrerio e Castel San Pietro. Attraverso le colline vignate di Coldrerio e Corteglia si torna verso Mendrisio. Un po’ ovunque sul percorso si ammirano le testimonianze del patrimonio artistico della regione: edifici civili e religiosi abbelliti da stucchi, decorazioni pittoriche, portali imponenti e architetture rustiche che rimandano ai tempi passati.
Vari pannelli accompagnano la passeggiata ponendo l'accento su come la viticoltura abbia gradualmente occupato un posto sempre più importante nell'economia della regione.
La storia del vino in Ticino
L’introduzione del vitigno Merlot in Ticino risale a poco più di un secolo fa. La sua coltivazione, che a poco a poco ha soppiantato quella dei vitigni autoctoni, fu fortemente promossa dallo Stato dopo che i vigneti ticinesi furono distrutti, come quelli di mezza Europa, dalla filossera, una malattia proveniente dall’America. In Ticino i vini prodotti con uve Merlot hanno impiegato molto tempo ad affermarsi. Alcune cantine sociali e qualche azienda iniziarono a promuovere questa produzione verso la metà del Novecento.
A far conoscere il vino Merlot ticinese al nord delle Alpi fu soprattutto la ditta Matasci di Tenero con il suo «Selezione d’Ottobre», ancora oggi molto diffuso.
La grande rivoluzione dell’enologia ticinese risale invece agli anni Ottanta del secolo scorso ed è legata ad un nucleo di intellettuali svizzero tedeschi con formazione accademica che scelsero il Ticino come patria d’adozione, attratti dal clima e dalla cultura latina. Fu questo gruppo, capeggiato da Christian Zündel, Daniel Huber, Werner Stucky e Adrian Kaufmann, a portare un rinnovamento nel mondo enologico cantonale e a proporre vini che si ispiravano alla tradizione dei Bordeaux.
Contemporaneamente però anche alcuni «padri» della moderna enologia ticinese – Fabio Arnaboldi, Luigi Zanini, Cesare Valsangiacomo, Claudio Tamborini e Sergio Monti – avevano imboccato questo stesso orientamento e avevano iniziato a seguire corsi all’università di Bordeaux.
Oggi un numero sempre maggiore di giovani, dopo aver studiato enologia, decide di tornare in Ticino per mettere in piedi un’azienda in cui vinificare le proprie uve.