La scoperta

Una sigla, tanti quesiti Che cos’è l’ASMR

Conosce molto bene quest’acronimo chi ha sofferto di problemi del sonno. Per tutti gli altri c’è sempre tempo per imparare...
Conosce molto bene quest’acronimo chi ha sofferto di problemi del sonno. Per tutti gli altri c’è sempre tempo per imparare...
Red. Online
20.10.2020 18:30

La sigla ASMR significa letteralmente «Autonomous Sensory Meridian Response», ovvero «risposta autonoma del meridiano sensoriale». Si tratta di una particolare sensazione di benessere accompagnata da formicolio in diverse parti del corpo e spesso suscitata da qualche suono particolare. Dietro all’acronimo, ormai sdoganato, si nasconde quindi la risposta spontanea del corpo a una forte sollecitazione dei sensi.

La prima a parlare di ASMR è stata Jennifer Allen, autrice e commentatrice americana che nel 2010 ha coniato la sigla e ha raccontato più volte che dall’età di 6 anni in tante diverse occasioni si era imbattuta in quella che, all’inizio, era considerato un argomento di nicchia e a cui oggi, invece, sono dedicati migliaia di video su YouTube. Si tratta di filmati che puntano a rilassare e talvolta far addormentare chi li guarda. Non solo immagini piacevoli, ma soprattutto suoni, rumori e sussurri che inducono a un particolarissimo e sottile piacere difficile da descrivere per chi non vi si è mai imbattuto.

Il formicolio parte dalla testa e si propaga come una scossa elettrica lungo la spina dorsale, tant’è che alcuni hanno addirittura paragonato il fenomeno al piacere sessuale. Nel tempo si è cercato di trovare una spiegazione unitaria per questa esperienza soggettiva, ma tutto quello che si può asserire a livello generale è che si tratta di una sensazione di benessere associata a uno stimolo visivo o sonoro.

Un altro interessante interrogativo ancora aperto è se l’ASMR sia nocivo per la salute. Sul tema la scienza sta indagando con numerosi studi. Quel che è certo è che non è un fenomeno nuovo, dal momento che un precedente eccellente arriva dal mondo della letteratura. «Vicino all’orecchio, melodioso, profondo come un accordo d’organo, ma con accento gutturale come d’una cicala, che gli solleticava deliziosamente la spina dorsale, mandandogli su fino al cervello onde sonore che urtandosi s’infrangevano...», si legge tra le pagine del romanzo «La signora Dalloway» di Virginia Woolf del 1925. Ancora una volta gli stessi ingredienti: il suono, la pelle, una reazione potente come una scossa elettrica che tocca da dentro e coinvolge tutto il sistema nervoso. Una dimostrazione di come di questa sensazione, quasi inafferrabile, ci sia già almeno una testimonianza: ora, perlomeno, abbiamo un acronimo da cui partire per conoscerla meglio.