Uomo e donna diversi: la scienza conferma
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Gli uomini non chiedono mai indicazioni stradali, al contrario delle donne. Vero? Falso? Oppure soltanto uno stereotipo? La battuta non è poi così scontata: le ricerche sulla differenza tra maschi e femmine non si contano, rivelando una realtà molto sfaccettata, che coinvolge gusti, preferenze e abilità. Anche se Manuela Varini, presidente della Società ticinese di scienze naturali, avverte: «Attenzione, meglio prendere certi risultati con le pinze».
Iniziamo dal «senso del bello», molto diverso nei due sessi. Gli scienziati, infatti, hanno rilevato come in gioco ci siano zone del cervello differenti: entrambe le aree parietali nella donna e solo il lato destro della corteccia negli uomini. Ecco allora, secondo gli autori dello studio, il motivo delle reazioni diverse di fronte a paesaggi, opere d’arte e monumenti. Le donne hanno dimostrato poi di essere più abili nella memoria verbale e nell’eloquio rispetto ai maschi: i balbuzienti sono quattro volte più numerosi tra gli uomini.
Varini non è del tutto convinta di queste conclusioni: «Mi chiedo come sia possibile compiere esperimenti sulle emozioni e sulla persona nella sua interezza». Le variabili in gioco sono troppe, secondo la biologa, che mette in dubbio anche la scelta del ‘campione’: «Con quali criteri si può stabilire con certezza di aver esaminato una quantità e una varietà di persone rappresentativa? L’età, la provenienza geografica e culturale, la storia familiare... sono aspetti che plasmano le persone e che potrebbero portare a risultati diversi a seconda di chi intendiamo studiare». Senza contare che un altro problema è costituto dall’impossibilità di confrontare «il gruppo di persone in esame e un secondo gruppo, detto ‘di controllo’, nel quale la caratteristica su cui vogliamo indagare è eliminata».
![Difficile capire quanto alcune caratteristiche siano dovute a differenze biologiche e quanto a fattori culturali](https://www.cdt.ch/binrepository/1200x800/0c0/0d0/none/798450/HRHL/shutterstock-1205245405_1704189_20200817175544.jpg)
La conformazione cerebrale diversa tra i generi, insomma, potrebbe essere influenzata dall’educazione: «Ricordiamoci che abbiamo subito secoli di patriarcato, che non ha risparmiato nemmeno il mondo scientifico. Ci sono voluti cinquant’anni prima che una donna potesse entrare nel comitato dell’associazione del quale faccio parte, di cui io, oggi, sono la prima donna presidente in oltre cento anni di storia», spiega Varini, che nella vita è insegnante di biologia. «Molte ricerche sottolineano, per esempio, come ci sia una differenza nell’orientamento spaziale, più sviluppato nei maschi. Ma siamo sicuri che non sia dovuto al fatto che ai bimbi maschi regaliamo prevalentemente macchinine o facciamo loro dei complimenti quando riescono a risolvere problemi di questo tipo, mentre le ragazze sono indirizzate verso altri stimoli?».
Come ci si deve porre nei confronti di questi risultati, quindi? Varini propone una chiave di lettura differente: «In fin dei conti sappiamo che ci sono differenze tra maschi e femmine. I nostri corpi e la nostra biologia sono diversi. Tuttavia, cercare di capire quali siano esattamente queste differenze e come si esprimano non è così importante. Trovo un esercizio pretenzioso quello di analizzarle e dare loro delle etichette precise».
Un altro esempio, nel mare delle pubblicazioni scientifiche, è quello che vede le donne essere meno collaborative dei maschi se entra in gioco il fattore gerarchia: in questo caso la solidarietà femminile diminuisce... notevolmente. «Ecco, questo genere di affermazioni fa scattare qualcosa in me! Mettiamo che sia così, anche se lo metto in dubbio, mi domando quanto questa possa essere una differenza biologica e non un retaggio culturale, nel quale la donna fa più fatica a farsi rispettare e a farsi valere», conclude Manuela Varini, che auspica «un maggior rispetto reciproco tra uomini e donne. Perché si sta facendo tanto per la parità, ma c’è ancora tanto da fare, soprattutto nel mondo del lavoro».