Europa / Germania

Berlino. Testimone della storia del XX secolo

L’interesse di una visita a Berlino va oltre la grandiosità dei musei: sul suo territorio si possono leggere le più importanti vicende storiche del XX secolo, dalla caduta dell’Impero all’ascesa di Hitler, alle due Germanie, fino alla riunificazione.
Giò Rezzonico
04.09.2023 12:00

Itinerario

Settembre 2024

  • Berlino

 

Durata del viaggio: 4 giorni

Operatore turistico: Organizzato in proprio

  

 

 

Di quale Berlino parliamo? Della capitale dell’impero tedesco, del luogo che vide l’affermazione del nazionalsocialismo di Hitler, del centro della Repubblica Democratica Tedesca o della vivace città dell’attuale Germania riunificata dopo il 1990? Berlino fu infatti protagonista e testimone della storia del XX secolo: del militarismo e del nazionalismo dell’impero, che furono tra le cause scatenanti della prima guerra; della follia nazionalsocialista hitleriana, che trascinò il mondo nel secondo conflitto mondiale; del totalitarismo comunista della Germania dell’est, che portò alla costruzione del muro; e infine dell’odierna repubblica tedesca, uno dei capisaldi dell’Unione Europea.

Come si leggono queste drammatiche tappe storiche nella metropoli che oggi visitiamo? Oltre alla grandiosità dei suoi musei, anch’essa legata al ruolo storico del regno di Prussia nel Sette e Ottocento, il grande interesse di una visita a Berlino consiste nel ripercorrere attraverso l’architettura e le testimonianze storiche sparse sul territorio le vicende del Novecento.

Berlino, nel corso delle due guerre mondiali dalle quali la Germania uscì sconfitta, ha subito profonde distruzioni. Del passato medievale non rimane praticamente nessuna testimonianza. Passeggiando nel centro si possono invece immaginare i fasti della città settecentesca, iniziati con la proclamazione del regno di Prussia da parte di Federico I e poi proseguiti soprattutto con suo nipote Federico il Grande. Berlino ha dovuto essere ricostruita dopo le distruzioni provocate dalle due guerre mondiali e, in seguito, dalla divisione della città tra est e ovest con la costruzione del muro. Se tutte queste devastazioni hanno costituito un dramma per la popolazione, hanno d’altra parte offerto nel dopoguerra un’interessante opportunità di ripensamento urbanistico e architettonico, così da trasformare l’attuale metropoli in un museo all’aperto di architettura moderna e contemporanea, dove si sono cimentati i più grandi maestri del XX secolo e dove continuano a manifestarsi nuovi talenti. Se nei quartieri decentrati i piani regolatori hanno offerto ampio spazio alla creatività architettonica, per la ricostruzione del centro città sono state invece stabilite regole più restrittive. Sull’asse storico est-ovest della Unter den Linden, tra Pariser Platz e Alexander Platz, si è voluto garantire il carattere classico degli edifici imponendo regole sull’utilizzazione dei materiali e sul rispetto delle dimensioni delle costruzioni precedenti. Altri palazzi sono stati restaurati, altri ancora sono delle copie di ciò che furono.

Per farsi un’idea di questa complessa città, tanto diversa dai canoni delle altre metropoli europee, bisogna contare almeno quattro giorni, rassegnandosi a ripartire con la frustrazione di non aver potuto ammirare tutte le meraviglie dei suoi musei, né tutte le grandi architetture moderne sparse nei vari quartieri.

 

Il passato imperiale

La raffinata residenza barocca del castello di Charlottenburg, che sorge a pochi chilometri dal centro città, rappresenta la più importante testimonianza della «grandeur» della dinastia degli Hohenzollern, che portò alla creazione del regno di Prussia nel 1701 e dell’impero germanico nel 1871.

Nacque come «modesta» residenza estiva, offerta dall’Elettore Federico III all’amata moglie Sofia Carlotta (da qui il nome del castello). Era collegata sia via terra che via acqua con la residenza cittadina dei regnanti. Quando l’Elettore, nel 1701, divenne re di Prussia il castello estivo venne ingrandito e abbellito. Successivi ampliamenti vennero apportati dai suoi discendenti, in particolare dal nipote Federico il Grande, che ne fece costruire una nuova ala. La visita del sontuoso castello, ispirato a quello di Versailles, è molto interessante anche grazie a un’ottima audioguida, che illustra i fasti del regno, ma anche in modo molto lucido la sua propensione al militarismo. Meraviglioso il giardino-parco ispirato sia ai giardini alla francese, sia ai parchi naturalistici in stile inglese, attraversato da canali che confluiscono in un grazioso laghetto su cui si affacciano alberi secolari. Il parco ospita anche tre interessanti edifici, espressione dell’architettura di fine Settecento, tra cui il Mausoleum, che divenne la cappella funeraria degli Hohenzollern.

 

Unter den Linden e Gendarmenmarkt

I grandi fasti di Unter den Linden risalgono al Settecento e, in seguito, all’epoca imperiale. Era una lunga via caratterizzata dalla presenza di meravigliosi alberi, che Hitler eliminò per fare spazio alle grandi parate di regime. Fu poi dimenticata durante il periodo DDR, che puntò sulla prestigiosa Stalin Allee, come vedremo più avanti. La Champs-Elysée berlinese attraversa il centro da ovest a est. L’estremità ovest è dominata dalla tardo settecentesca Brandenburger Tor, simbolo della città. Si affaccia sull’elegante Pariser Platz, ricostruita tenendo conto delle volumetrie precedenti, così come le nuove costruzioni della Unter den Linden, che diventa sempre più suggestiva dirigendosi verso est. Diversi edifici sono stati restaurati o addirittura ricostruiti in base ai modelli originali. Giunti in Schlossplatz, al posto del castello, troverete l’Humboldt Forum, inaugurato nel 2020 per creare un «dialogo dinamico» tra arte e scienza. E il castello degli Hohenzollern, testimone di cinque secoli di potere, che fine ha fatto? Anche in questo caso la storia ci ha messo lo zampino. L’edificio è uscito mezzo distrutto dalla seconda guerra. Nel 1950 il governo della DDR ne ha deciso la demolizione, anche per abbassare il sipario sul passato, e ha edificato il Palast der Republik, che è diventato il centro nevralgico del suo potere. Dopo la riunificazione delle due Germanie, il Palast è stato a sua volta demolito per lasciare il posto all’Humboldt Forum.

La Unter den Linden incrocia la Friedrichstrasse, una via commerciale, dove si possono ammirare interessanti architetture moderne, in particolare nei Friedrichstadtpassagen, che sorgono all’altezza della Gendarmenmarkt, la piazza più suggestiva della città. È dominata da due chiese poste ai due estremi: il Französischer Dom, costruito da esuli protestanti francesi a fine Seicento, e il Deutscher Dom, edificato invece dagli evangelici tedeschi. Tra i due edifici religiosi si affaccia sulla piazza l’ottocentesco Konzerthaus, ricostruito dopo il conflitto attenendosi ai disegni originali.

 

Museumsinsel e Gemäldegalerie

L’offerta museale berlinese vale il viaggio. Di fronte alla Schlossplatz si apre la Museumsinsel, che accoglie cinque musei di levatura mondiale con opere che vanno dalla preistoria (famoso il cappello cerimoniale risalente all’età del bronzo) alla storia antica, soffermandosi sull’arte egizia (splendido il busto della regina Neferiti di 3300 anni fa), greca (il bronzo a grandezza naturale del Giovane orante del 300 a. C.), romana ed etrusca.

Gli amanti della pittura non si lasceranno sfuggire gli straordinari capolavori di Caspar David Friedrich, pittore emblematico del Romanticismo.

Purtroppo nel museo più celebre, il Pergamonmuseum, non si può ammirare fino al 2030 l’altare di Pergamo, che dà il nome all’edificio. Ma ci si può «consolare» con le ricostruzioni –  provenienti da materiali di scavi archeologici – di una delle otto porte di Babilonia (575 a. C.) in Mesopotamia, di quella del mercato di Mileto (II secolo) in Asia Minore o di una sala proveniente da un edificio residenziale di Aleppo in Siria (XVII secolo).

Alla Gemäldegalerie, che si trova non lontano da Potsdamer Platz, si può invece ammirare una delle più raffinate e complete collezioni di arte europea dal XIII al XVIII secolo, con particolare attenzione ai maestri fiamminghi e olandesi.

 

L’altra Berlino

La parte ovest della città si è sviluppata attorno a un vastissimo parco: il Tiergarten, il Central Park berlinese. Alle sue estremità sorgono la Postdamer Platz (sud-est) e Kurfürstendamm (sud-ovest), mentre nella sua parte nord-est ospita gli edifici del potere. È soprattutto in questi luoghi che Berlino può essere definita un museo di architettura moderna all’aperto.

Iniziamo da Postdamer Platz. Luogo mitico già nel periodo tra le due guerre (era considerato il crocevia più frequentato d’Europa), quando la città venne divisa diventò una sorta di terra di nessuno, squarciata dal muro. Dopo la riunificazione ha conosciuto uno sviluppo incredibile. È diventata uno dei punti nevralgici della metropoli con un progetto urbanistico di grande portata. Importanti i complessi Daimler Chrysler (coordinato da Renzo Piano, ma con l’intervento anche di altri architetti) e il Sony Center con la sua gigantesca struttura a tendone di Helmut Jahn. Distano pochi minuti a piedi la spettacolare sede della prestigiosa Orchestra Filarmonica di Berlino, opera di Hans Sharoun del 1963 e la più recente Neue National Galerie (che ospita anche la Gemäldegalerie) opera di Ludwig Mies van der Rohe. Architetture molto interessanti si possono ammirare anche nell’attiguo quartiere delle ambasciate: di particolare pregio le sedi diplomatiche di Messico, India, Austria e Paesi scandinavi.

Avviamoci verso Kurfürsterdamm, che già a ridosso della prima guerra mondiale soppiantò Unter den Linden e Friedrichstrasse come centro della vita mondana, culturale e notturna. Durante il periodo della città divisa diventò poi la vetrina e il fulcro di Berlino ovest. Suggestivo l’intervento del 1959/63 dell’architetto Egon Elermann, che per sottolineare gli orrori della guerra, lasciò intatti i ruderi della chiesa Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche semidistrutta dai bombardamenti, costruendo accanto un campanile e una chiesa moderni. Interessanti anche le costruzioni dell’Europa-Center e del Kant Dreieck, un’area triangolare sormontata da una vela in metallo che ricorda la pinna di uno squalo.

Spostiamoci ora nella parte nord-est del parco, dove gli «edifici del potere» sono stati delegati a importanti architetti. Se siete stanchi li potete ammirare anche durante una gita in battello sulla Spree (imbarco da Schlossplatz). Il Reichstag, sede del parlamento tedesco, accosta una monumentale facciata rinascimentale all’audace cupola – metafora di trasparenza e apertura – disegnata da Norman Foster. Sorprendenti anche le architetture della Casa Bianca berlinese, sede del cancelliere, e degli uffici delle commissioni parlamentari. Poco distante sorge la Haus der Kulturen der Welt, degli anni Cinquanta, con il suo tetto che sembra fluttuare leggero nell’aria.

 

Berlino est e il muro

Troppi cittadini in età lavorativa, dopo la divisione della città tra est e ovest, lasciavano la Germania comunista, mettendo a repentaglio la sua economia. Così che nell’estate del 1961 le autorità della DDR (Repubblica Democratica Tedesca) decisero di costruire un muro che separasse le due realtà. Al Gedenkstätte Berliner Mauer si può osservare il muro così come era e percorrerne un lungo tratto (circa 2 chilometri) lungo la Bernauerstrasse, dove si trovano un centro di documentazione e pannelli esplicativi. Oltre il muro c’erano le guardie e una cosiddetta «striscia della morte» sempre illuminata a giorno, con torri di osservazione. Così che anche se qualcuno riusciva a scavalcare il muro, non avrebbe mai potuto superare indenne la «striscia della morte». Lungo il tragitto sono disseminate le tombe di persone che hanno cercato la via della libertà.

I cittadini di Berlino est (salvo i pensionati e i privilegiati del regime) non potevano recarsi nella parte ovest, ma i loro parenti li potevano venire a trovare. Un’unica ferrovia collegava le due parti della città. Per accedere da ovest a est era necessario un visto. Al Tränenpalast (Palazzo delle lacrime), ora trasformato in piccolo museo, avvenivano gli incontri e gli addii. I militari e i turisti potevano invece transitare anche in automobile attraverso il Check Point Charlie, pure trasformato in museo. Negli anni Settanta ricordo di avere oltrepassato quella dogana, durante un viaggio in auto a Berlino. I controlli erano davvero incredibili!

Ma, oltre a queste tragiche testimonianze, cosa rimane oggi di quella che fu Berlino est? Il segno più tangibile, poi diventato uno dei simboli anche dell’odierna metropoli, è la Fernsehturm in Alexander Platz. Fu voluta negli anni Sessanta dal leader della DDR Walter Ulbricht per dimostrare la superiorità tecnologica della Germania dell’est. La sua architettura era ispirata alla conquista dello spazio in cui si distinse l’Unione Sovietica in quel periodo con il lancio del primo Sputnik. Dalla piattaforma, posta a 250 metri (rimane la torre più alta della Germania), la vista sulla città è davvero incredibile.

Altra testimonianza della Germania comunista è l’attuale Karl-Marx-Allee (ex Stalin Allee). Questo viale, ampio 90 metri e lungo oltre 2 chilometri, dopo la divisione delle due Germanie diventò il contraltare orientale della prestigiosa via Unter den Linden. Lo scopo era quello di creare nuove tipologie abitative capaci di differenziarsi rispetto ai sovrappopolati casermoni ottocenteschi. Percorrendolo a piedi si possono scoprire alcune delle caratteristiche dell’architettura della Germania dell’est. Gli edifici sono dapprima sobri e funzionali (ispirati al Bauhaus), quindi monumentali (influenzati dal modello stalinista) e infine diventano modernisti con lastre in cemento armato.

Ma come si viveva realmente nella Germania dell’est? Per farsene un’idea vale la pena di visitare il curioso «DDR Museum».

 

I conti con il nazismo

La Germania, a differenza di altre nazioni, sembra aver fatto i conti con gli orrori del suo recente passato nazionalsocialista, salvo poi ritrovarsi attualmente con un movimento neonazista in preoccupante ascesa. Nel pieno centro di Berlino, accanto a due simboli della città, la porta di Brandeburgo e il parlamento tedesco, sorge l’Holocaust Mahnmal, il Monumento alle vittime ebree in Europa. Non è l’unico, ce ne sono altri, ma è il più importante. Fu inaugurato, dopo accesi dibattiti, nel 2005 in occasione del sessantesimo della capitolazione tedesca ed è dedicato ai 6 milioni di ebrei sterminati dalla follia di Hitler. Su un terreno di dimensioni simili a un campo di calcio, l’architetto newyorchese Peter Eisenmann ha costruito 2711 stele di cemento, simili a sarcofagi, tutti della stessa larghezza ma variabili in altezza. Lo scopo era quello di  creare un «metaforico senso di disorientamento, confusione e claustrofobia» nel visitatore che si inoltra in questo grigio labirinto. Nei sotterranei è proposta una lucida ricostruzione storica delle persecuzioni durante il Terzo Reich, con indicati 200 luoghi di sterminio in tutta Europa. Segue una serie di sale che raccontano il commovente destino di singoli individui e nuclei familiari. La visita si conclude in una suggestiva stanza scura dove sulle pareti sono proiettati i nomi e le date di nascita e di morte di vittime del nazismo, mentre una voce in sottofondo legge una breve biografia.

 

 

Per saperne di più

  • Berlino, La Guida Verde Michelin, Milano 2009
  • Berlino, Rough Guides Feltrinelli, Milano 2017
  • Berlino, Lonely Planet, Torino 2022
  • Berlino, City Book, Corriere della Sera, Milano 2005
  • Berlino, Touring Club Italiano, Milano 2003
  • Berlino, Meridiani, Anno XII, numero 86
  • Berlino, Meridiani, Anno XXIV, numero 197
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