Grecia

Delfi, le Meteore e Corfù

Questo itinerario, oltre a visitare alcuni luoghi importanti della Grecia classica (Delfi, ombelico del mondo, e Dodoni, con il suo ampio teatro), ci fa scoprire una pagina di storia medievale (i monaci alla ricerca di Dio nella solitudine delle Meteore), i paesaggi mozzafiato della Gola di Vikos e si conclude sull’isola di Corfù, che per oltre quattro secoli appartenne a Venezia.
Giò Rezzonico
01.09.2004 12:00

Itinerario

(settembre 2004)

  • 1° giorno Atene – Delfi (200 km)
  • 2° giorno Delfi – Kalambaka (220 km)
  • 3° giorno Kalambaka – Ioánnina (125 km)
  • 4° giorno Ioánnina – La gola di Vikos (100 km)
  • 5° giorno Ioánnina – Dodoni – Parga – Igoumenitsa – Corfù (200 km)
  • 6° giorno Corfù
  • 7° giorno Corfù
  • 8° giorno Corfù
  • 9° giorno Corfù – Atene

 

Durata del viaggio: 9 giorno

Operatore turistico: Organizzato in proprio

  

     

 

 

Ho sempre avuto l’impressione che le mete eccezionali in questo paese fossero legate solo alla Grecia classica, raramente ai periodi successivi. Percorrendo in automobile l’itinerario descritto in questo articolo mi sono però dovuto ricredere. Oltre ad apprezzare la storia classica mi ha infatti permesso di scoprire anche una Grecia medievale, contadina, con straordinarie bellezze naturalistiche non marinare. La prima parte del viaggio è improntata alla scoperta di diversi tipi di spiritualità: quella dei luoghi di culto antichi, parecchi secoli prima della nascita del cristianesimo (Delfi) e quella dei monaci medievali alla ricerca di Dio nella solitudine e nell’isolamento (Le Meteore). Due esperienze diverse separate da duemila anni di storia, ma ispirate entrambe da una natura eccezionale. Un altro luogo di alta spiritualità lo troverete nei paesaggi mozzafiato della Gola di Vikos, dove è ancora possibile riscoprire il silenzio e riconciliarvi con la natura, artefice di straordinarie opere d’arte. Passando per Dodoni, dove si trova uno dei più ampi e meglio conservati teatri della Grecia antica, si raggiunge in seguito la costa ovest per imbarcarsi alla volta di Corfù, l'isola che per oltre quattro secoli appartenne a Venezia e divenne il principale scalo delle «galee», le navi commerciali della Serenissima in rotta verso l'Oriente. Greca per lingua e tradizioni, l'isola propone ancora un'atmosfera veneziana. A colpire, in questo viaggio, è proprio la spettacolarità del paesaggio, purtroppo duramente compromesso dal turismo quando ci si avvicina al mare. Visitando certe regioni si ha proprio l’impressione che al turismo si sia venduta anche l’anima. Se si abbandona però la costa per addentrarsi nell’entroterra, si ritrova subito l’autenticità della Grecia rurale e si scoprono villaggi incontaminati abitati soprattutto da persone anziane.

 

 

TRA ANTICHITÀ E MEDIOEVO

La Grecia è la culla della nostra cultura. I suoi filosofi, la delicata costruzione della democrazia, gli straordinari traguardi raggiunti nell’architettura e nell’arte durante il periodo classico, il suo carattere mite e mediterraneo ne fanno una destinazione turistica particolarmente accogliente. Se poi è vero che un popolo lo si conosce e lo si percepisce anche attraverso la sua gastronomia, la sua cucina umile, semplice, contadina, che ricorda quella di certe regioni povere italiane è fedele espressione di questo simpatico paese.

 

Delfi, ombelico del mondo

Un appuntamento con la storia in un luogo incantevole posto tra il mare e le montagne: ombelico del mondo. Secondo la tradizione, infatti, Zeus, il padre degli dei, per sapere dove fosse il centro del mondo da lui dominato liberò due aquile ai due antipodi della terra. Si incrociarono proprio sopra il Monte Parnàso. Così nacque Delfi. Situata ai piedi di un'austera montagna rocciosa, che quasi incute timore, divenne uno dei luoghi più sacri dell'intera Grecia. I pellegrini venivano qui da tutto il mondo greco, dalla Spagna al Mar Nero, per conoscere le profezie della Pizia, incaricata di ricevere i responsi di Apollo. Nell'ombelico del mondo c'era infatti una fenditura del terreno da cui fuoriuscivano fumi inebrianti che, se inalati, inducevano alla profezia. La Pizia si sedeva su un tripode posto sopra tale buca fumigante e vaticinava offrendo responsi a chi voleva conoscere quale fosse la scelta più giusta per il proprio agire. Naturalmente non ci si recava dal dio a mani vuote, ma carichi di tesori per ottenere ascolto e per grazia ricevuta. Fu così che questo santuario abbarbicato fra i sassi si riempì nel corso dei secoli di templi, statue, centinaia e centinaia di opere d'arte del massimo splendore. Le guide turistiche considerano Delfi «una delle esperienze più suggestive ed essenziali del viaggio in Grecia». E non si può dar loro torto. Grazie anche alle ricostruzioni storiche degli archeologi francesi, che nell'800 scoprirono il sito, la fantasia ci porterà ad immaginare quello che dovette essere lo splendore di questo luogo. Percorrendo a piedi la cosiddetta via Sacra, sulle tracce dei pellegrini di 2500 anni fa, rivivrete il fasto dei tesori (i tempietti dove venivano depositati i doni a seconda della propria provenienza), la presenza della Pizia e dei suoi sacerdoti nel tempio di Apollo, le rappresentazioni organizzate nel teatro in onore del dio, le gare nello stadio (una sorta di giochi olimpici). Ma per rendersi conto della raffinatezza dell'arte greca dovrete recarvi nell'adiacente e recente museo, dove sono state raccolte le opere d'arte rinvenute durante gli scavi. Interessanti le ricostruzioni di alcune parti dei templi, ma emozionanti, al limite della commozione, alcune opere, giunte a noi in perfetto stato di conservazione. Incredibile il famosissimo Auriga di Delfi. Questo «guidatore di carro» secondo l'etimologia latina (auriga), faceva parte di un ex voto bronzeo raffigurante il quadriga vittorioso ai giochi olimpiaci del 473 e del 474 a.c. A parte la perfezione estetica di questa statua in grandezza naturale, colpisce la capacità di comunicare uno stato d'animo di fierezza, di sicurezza, di conoscenza interiore. Sì, perché la massima più famosa di Delfi, sintesi di tutti gli insegnamenti che provenivano da Apollo, era proprio «Conosci te stesso». Da sempre l'arte cerca di andare oltre la figura e di comunicare stati d'animo. Stupisce il profano notare come già 2500 anni fa i grandi artisti avevano superato questa sfida. E non è solo l'Auriga a suscitare queste emozioni, ma anche altre statue come quelle dedicate ad Agias, ad un filosofo e (probabilmente) a Flaminino.

 

Il misticismo delle Meteore

«Sopra la valle del Pinios e la città di Kalambaka si erge una fantasmagorica foresta di rocce di colore grigiastro. Sulla sommità di queste vertiginose guglie rocciose si annidano celebri monasteri, le cosiddette Meteore (dal greco meteora: sospesi nell'aria)» (Guida Michelin della Grecia, Milano 2004). Un curioso fenomeno naturale ha fatto sì che si creassero queste sessanta torri, alte fino a 300 metri. Dapprima furono abitate da eremiti. Nel XIV secolo, «durante l'invasione serba della Tessaglia, quando il brigantaggio dilagava, molti di questi eremi furono trasformati in monasteri». Nel periodo di massima fioritura, tra il '500 e il '600, si arrivò a 24, «ma le rivalità tra le comunità e il calo delle vocazioni portarono nei secoli successivi ad un loro declino».Oggi ne sono occupati ancora cinque da monaci e da monache. Grazie alla costruzione di facili accessi, questo luogo è diventato una delle mete turistiche più frequentate dell'intera Grecia. Decine e decine di torpedoni si arrampicano ogni giorno sulle strette strade che portano in quei luoghi. Tante presenze tolgono certamente una buona parte di fascino al misticismo dei monasteri, che erano nati per cercare la solitudine e non certo la folla. Ci vuole pertanto uno sforzo di fantasia per astrarsi dal presente e immaginare i tempi in cui i monaci salivano lassù alla ricerca di spiritualità, rischiando a volte la vita, servendosi di scale di corda o di grandi ceste sospese nel vuoto e sollevate da argani. Al di là delle spiegazioni geologiche che hanno favorito la creazione di questo luogo incredibile, unico al mondo, e delle ragioni storiche che hanno favorito la fondazione di queste comunità, si rimane sbigottiti dalla spiritualità del posto. Quegli eremiti dovevano sentirsi lassù più vicini al creatore esposti ai venti ululanti e alle nuvole che si annidano inesorabilmente tra quelle cime. Un mondo certamente molto lontano da quello pragmatico del nostro quotidiano. Quei monaci erano alla ricerca di quei valori che noi non solo non sappiamo più trovare, ma non sappiamo nemmeno più cercare.

Le Meteore sono una meta incredibile per la loro unicità, per la loro testimonianza di armonia e di intervento non violento dell'uomo sulla natura. Quei monasteri edificati in cima a torri naturali sembrano una costruzione della natura.

 

A Vikos, la natura diventa artista

La Grecia ci offre paesaggi straordinari e contrastanti di mare e di montagne. Se nei giorni precedenti abbiamo ammirato la capacità dell'uomo di intervenire armoniosamente in due scenari unici, l'itinerario di oggi è dedicato unicamente alla natura. Una natura incontaminata, sorprendente, in grado di interpretare opere d'arte eccezionali senza l'intervento dell'uomo. Mi riferisco in particolare alle rocce a strati che si trovano nella Gola di Vikos. Vi sembrerà di passeggiare in un museo all'aperto, che vi sorprenderà per la sua incredibile varietà. Ma anche le stalattiti e le stalagmiti della Grotta di Perama vi immergeranno in un mondo surrealistico, dove l'intervento dell'uomo si è limitato a cercare banali rassomiglianze tra quelle opere fantasiose e il nostro mondo quotidiano. Pensate che hanno messo dei numerini su quelle opere di madre natura per indicare le somiglianze: la figura di Babbo Natale, il cactus, il candelabro e così via. 

Questa escursione di una giornata, lontana dalle mete turistiche affollate, risulterà sorprendente e indimenticabile. Per informazioni dettagliate seguite la guida Michelin verde (Ioànnina, escursioni). Lasciate Ioànnina in direzione nord seguendo le indicazioni per Goritsa. Dopo 19 chilometri troverete il bivio per la Gola di Vikos. Andate dapprima in direzione di Kipi, dove a valle, in località Gefira, troverete uno splendido ponte a tre arcate. Tornate quindi indietro per una decina di chilometri e proseguite per Vitsa: un affascinante e incontaminato villaggio di montagna con le case costruite in sasso grigio. Vi si produce anche un buon vino bianco. Proseguite quindi per Monodendri, un altro piacevole villaggio con le case in pietra. A piedi raggiungerete il monastero di Agia Paraskevi, abbarbicato sulla roccia a picco sulle gole. Tornate a Monodendri e proseguite per 8 chilometri su una strada sterrata (cartello indicatore Oxia). Salendo incontrerete le sculture di roccia. In cima la vista sul canyon è mozzafiato. 

Tornate in direzione Ioànnina. Circa 10 chilometri prima di arrivare in città sulla sinistra troverete le indicazioni per la Grotta di Perama.

Le guide consigliano anche di visitare l'isola (Nisi Ioanninon) sul lago di Ioànnina, ma non ne vale la pena. 

 

Ioànnina, una città araba

Ioànnina, questa sconosciuta città al centro nord ovest della Grecia, affacciata sull'omonimo lago (Limni Ioanninon), è punto di partenza di interessanti escursioni, importante centro universitario, amministrativo e commerciale. Ha pure un passato storico glorioso. Fu sotto dominazione turca per quasi cinque secoli (1421 - 1914) ed ebbe il suo periodo di maggiore splendore alla fine del 700, quando il reggente Alì venne nominato Pascià dal sultano. Per oltre 30 anni esercitò un potere pressoché assoluto sull'Albania e sulla Grecia settentrionale, tanto che questa città divenne «un'autentica capitale dove le principali nazioni europee erano rappresentate da consoli». Il controverso Pascià, lungimirante ma spietato, finì decapitato dai turchi per essersi preso troppa libertà e avere assunto eccessivo potere. 

Si respira ancora oggi un'atmosfera orientale nella cittadella dominata dalla moschea Aslan Dzami ed attorniata da un quartiere arabeggiante. Fuori dalla cittadella trovate il caos greco odierno. 

Deludente invece l'isola (Nisi Ioanninon), che si trova sul lago di Ioànnina, ospita cinque monasteri ma sembra aver venduto l’anima al turismo.

 

L’ampio teatro di Dodoni

Una bella strada porta invece in 20 chilometri al sito archeologico di Dodoni, il cui teatro è uno dei più ampi (largo 130 metri, alto 22) e meglio conservati della Grecia antica. Situato in una conca riparata dal vento e attorniato da montagne il sito è particolarmente suggestivo. Oltre al teatro rimane ben poco dell'antica Dodoni.

Una strada veloce verso sud conduce in circa due ore al villaggio di Parga, località balneare situata ai piedi di un promontorio. Il pittoresco villaggio, che fu possedimento veneziano dal XV secolo fino al 1797, è particolarmente suggestivo nonostante la sua vocazione molto turistica. Vale una sosta prima di proseguire per Igoumenitsa, che raggiungerete in mezz'ora di automobile e dove vi imbarcherete per l'isola di Corfù (1 ora e 30 di traversata).

 

 

A CORFÙ SI RESPIRA L’ATMOSFERA VENEZIANA

Greca per lingua e tradizione ma rimasta per oltre quattro secoli sotto il dominio veneziano (dal 1386 al 1797), la città di Corfù (Kerkyra) è una chicca da non perdere. Passeggiando per le viuzze lastricate del centro storico respirate appieno l'atmosfera veneziana. Le piazzette e le scalinate sulle quali si sono sistemati graziosi ristorantini assumono un fascino particolare soprattutto la sera con la luce crepuscolare del tramonto. Tra la città antica e quella arroccata sul mare si estende un'amplissima piazza porticata, animatissima la sera, dove - dicono i corfiati - le donne si recano per farsi guardare e gli uomini per guardarle. Nessun monumento di questa città è eccezionale, ma il complesso vi farà sentire a proprio agio e vi farà venir voglia di passeggiare con il naso all'insù e di perdervi per le viuzze. Vi consiglio pertanto di alloggiare in città e di prendervi un paio di giornate per visitare il resto dell'isola, dove troppe concessioni sono state fatte al turismo, compromettendo l'armonia del paesaggio. Vedrete infatti alberghi, pensioni, negozietti turistici, caffè, ristoranti, camere da affittare, appartamenti di vacanza ovunque sulla costa. Solo l'entroterra è scampato a questo destino. Vi consiglio due gite. 

  

I villaggi montani

La prima nella parte nord est dell'isola. Superate le spiagge più affollate, dopo Pirgi, prendete a sinistra e salite verso Sokraki, Zigos, Spartilas, Strinilas, Petalia graziosissimi villaggi montani. Alcuni sono davvero incontaminati come Sokraki, dove vi consiglio una sosta. Nelle locande che si affacciano sulla graziosa piazzetta del paese potrete gustare la Tzizimbira, una squisita bevanda tradizionale a base di acqua, succo di limone, zenzero e anidride carbonica, molta anidride carbonica…! Da Strinilas salite sulla montagna più alta dell'isola, il monte Pantokrator, da cui si gode di una bella vista, nonostante l'obbrobriosa presenza di antenne di ogni genere. Scendete a Agios Spiridon, una bella spiaggia e a Nea Perithia risalite verso Palea Perithia, un affascinante villaggio veneziano disabitato. Con le sue case e chiese in pietra naturale il villaggio regala un tuffo nel passato di 200 anni fa. Riscendete e lungo la costa raggiungete Corfù.  

 

Lungo la costa nord-ovest

Il secondo itinerario si sviluppa invece sulla costa nord-ovest. Attraverso le strade più dirette si raggiunge la turisticissima Sidari a nord dell'isola. Dirigendovi verso ovest incontrerete delle piccole e strette insenature con minuscole spiaggette. In più parti gli scogli bianchi hanno creato dei passaggi chiamati «canali dell'amore». Secondo la tradizione, infatti, le donne che li attraversano pensando a un uomo cattureranno il suo amore e lo sposeranno. Da Peroulades una strada sterrata ma carrozzabile scende a una di queste spiaggette (seguire il cartello per Drastis Beach). La prossima tappa sarà l'incontaminato villaggio di Afionas, con una vista da mozzare il fiato. Superate la bella baia di Agios Georgios e dirigetevi verso la splendida e suggestiva fortezza di Angelokastro a picco sul mare e con una vista eccezionale sulla spiaggia più bella dell'isola: Paleokastritsa. Seguendo le segnalazioni per Kerkyra (Corfù) deviate per Pelekas, dove si trova il cosiddetto trono dell'imperatore: una roccia dove Guglielmo II si recava per assistere al tramonto. Fatelo anche voi. È uno spettacolo da non perdere (seguite i cartelli «Pelekas Sunset»). L'imperatore tedesco aveva acquistato, a 10 chilometri a sud di Corfù, la villa pompeiana Ahilio (Achilleion), che aveva fatto costruire l'imperatrice Elisabetta D'Austria (la nota Sissi) dall'architetto italiano Raffaele Carito nel 1890. Sissi la abitò temporaneamente per otto anni, fino a quando venne assassinata a Ginevra da un anarchico italiano. I suoi eredi, dieci anni dopo, la vendettero appunto a Guglielmo II. Se trovate uno scorcio di tempo visitatela: vi si trovano cimeli dei due illustri inquilini e uno splendido parco all'italiana a picco sul mare con vista sulla città di Corfù.

 

  

Per saperne di più

  • Guida Michelin verde, Milano 2004
  • Corfù, Dumont, Tascabili per viaggiare, Colonia 2002
  • Grecia continentale, Le Guide Routard, Milano 2004
  • Grecia, Meridiani, Anno XIV, n° 101 (sett. 2001)

 

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