La città dei Kennedy
Itinerario
(ottobre 2019)
1° giorno Zurigo – Boston
2° giorno Boston
3° giorno Boston
4° giorno Boston – Salisbury – Ogunquit – Kennebunkport – Portland
5° giorno Portland – Bath – Newcastle – Camden – Bar Harbor
6° giorno Acadia National Park
7° giorno Bar Harbor – Dixfield – Rumford – Bethel
8° giorno Bethel – Conway – Lincoln – Bretton Woods
9° giorno Bretton Woods – Lancaster – St. Johnsbury – Montpelier – Stowe – Burlington
10° giorno Burlington – Williamstown – Hancock – Lenox
11° giorno Lenox – Stockbridge – Old Sturbridge Village – Mystic
12° giorno Mystic – Newport
13° giorno Newport – New Bedford – Hyannis – Chatham – Provincetown
14° giorno Provincetown – Plymouth – Boston
15° giorno Boston
16° giorno Boston
17° giorno Boston – Zurigo
Durata del viaggio: 17 giorni
Operatore turistico: Organizzato in proprio
Con i suoi 350 anni di storia Boston è la città più antica degli Stati Uniti e, certamente, con i suoi edifici in mattoni rossi, anche la più europea. Fondata nel 1630 da coloni inglesi, fino al 1755 fu la città più grande del Nuovo Mondo e quindi la più sottoposta alla politica inglese, che spremeva le colonie imponendo tasse sempre più elevate. Per contrastare questo potere nacquero qui le prime istanze indipendentiste, che alla fine del Settecento scatenarono la rivoluzione dei coloni inglesi contro la Gran Bretagna, che era una delle nazioni più potenti dell’epoca. Fu a Boston che nel 1635 nacque la prima scuola degli Stati Uniti, l’anno successivo la prima università (Harvard), nel 1704 il primo giornale, nel 1897 la prima metropolitana. Ma questa fu anche la città dove a metà Ottocento venne costituito il primo reggimento di soldati afroamericani. A Boston e dintorni, in una sessantina di atenei, oggi studiano 250 mila studenti provenienti da oltre cento paesi.
Questa città particolarmente aperta, patria dei Kennedy, ha fatto esclamare a un politico repubblicano: «Se fossi democratico mi troverei meglio qui che negli Stati Uniti».
Volando sopra Boston prima di atterrare al Logan Airport balzano all’occhio i magnifici grattacieli in vetro, acciaio e cemento; ma visitando in seguito la metropoli a piedi, si rimane colpiti da come gli edifici storici convivano in armonia con quelli moderni. Così come i lampioni a gas di Beacon Hill, il quartiere più esclusivo, coesistono con i robot del Massachusetts Institute of Technology.
Per visitare questa stupenda capitale, che conta complessivamente 5 milioni di abitanti, scoprire le sue numerose anime e farsi un’idea dei principali musei bisogna contare almeno 5 giorni.
Il Freedom Trail
Questo percorso, in parte verniciato in rosso e in parte lastricato di mattoni dello stesso colore, si snoda lungo la città per circa 5 chilometri, collegando i luoghi storici di maggiore rilevanza. Si parte dal Boston Common, il più vecchio parco pubblico degli Stati Uniti creato nel 1634. Oggi si trova al centro della moderna metropoli, ma anticamente vi pascolava il bestiame, mentre durante l’occupazione britannica accolse le giubbe rosse dell’esercito inglese.
Alzando lo sguardo verso nord si rimane colpiti dall’imponente cupola dorata della Massachusetts State House, costruita tra il 1795 e il 1798, che ospita il Senato e la Camera dei rappresentanti dello Stato. La sua architettura ha ispirato il Campidoglio di Washington e molte altre sedi politiche del paese. Poco distante sorge il Granary Burying Ground, il cimitero del 1660 che custodisce le spoglie di alcuni fondatori degli Stati Uniti. Proseguendo lungo il Freedom Trail si incontra la King's Chapel, costruita nel 1688 per gli ufficiali al servizio della Corona inglese. L’adiacente cimitero accoglie le spoglie di importanti personaggi storici. Dove sorge l’ottocentesca Old City Hall, nel 1635 venne fondata la Boston Latin School, la prima scuola pubblica degli Stati Uniti. L’Old State House, eretta nel 1712, era la sede del tanto odiato governo coloniale.
Fu dal balcone di questo edificio che nel 1776 venne letta per la prima volta la Dichiarazione d’Indipendenza americana. Sul marciapiede sotto il balcone, un cerchio di ciottoli indica invece il luogo dove avvenne il massacro di Boston. Il 5 marzo del 1770, in seguito a un diverbio tra alcuni cittadini e soldati, nacque una rissa e i militari britannici spararono su una folla, che li stava bersagliando di palle di neve riempite di sassi, uccidendo 5 dimostranti.
La tappa successiva del Freedom Trail è l’Old South Meeting House, costruita nel 1729 per accogliere le funzioni religiose puritane. Siccome però era il più capiente spazio pubblico cittadino i rivoluzionari lo scelsero per le loro riunioni. Fu da qui che il 16 dicembre 1773 Samuel Adams fece partire il segnale luminoso che diede il via al Boston Tea Party, uno degli episodi più clamorosi della rivolta dei coloni ribelli. Nel 1773 re Giorgio III d’Inghilterra concesse infatti all’inglese East India Company, in difficoltà finanziarie, di vendere direttamente il tè, che prima invece era gestito dai commercianti americani. Quando tre navi approdarono al porto di Boston con la merce da scaricare, una sessantina di uomini, travestiti da nativi, salirono a bordo e gettarono in acqua 342 ceste di tè. La reazione della Corona fu molto rigida. Al Boston Tea Party Ships & Museum alcuni figuranti interpretano più volte al giorno i momenti salienti di quell’evento.
Ma torniamo al percorso del Freedom Trail per visitare Faneuil Hall, un edificio del 1742, che ospita un animato mercato gastronomico e dove ai tempi si riunivano i coloni ribelli. Tra questi spicca la figura di Paul Revere, un eroe della rivoluzione che la notte del 18 aprile 1775 partì a cavallo per avvisare i rivoluzionari riunitisi fuori città dell’arrivo delle giubbe rosse inglesi. Lungo il Freedom Trail si visita la sua casa, costruita in legno nel 1680 e considerata la più antica di Boston. La vicina Old North Church, edificata in mattoni rossi nel 1723, è invece nota perché sembra che sia stato il sagrestano di questa chiesa, esponendo due lanterne al campanile, ad avvisare Revere della missione delle Giubbe rosse fuori città.
Il Freedom Trail si conclude nel quartiere di Charlestown, dove al molo 1 (Pier 1) è attraccata la USS Constitution, una nave storica della Marina Americana, varata nel 1797 dai cantieri di Boston. Sulla collina di questo quartiere sorge invece il Bunker Hill Monument, l’obelisco in granito alto 67 metri che celebra un’importante battaglia della rivoluzione americana.
Due quartieri da scoprire
I quartieri di Boston hanno un’anima e un’identità propria ben definita. Basta camminare da una zona all’altra per rendersene conto. Se si passa dal quartiere italiano a quello cinese si ha l’impressione di vivere in due città differenti. Ma due sono imperdibili: Beacon Hill e Back Bay.
Da oltre 200 anni Beacon Hill, situato a nord del Boston Common e alle spalle della Massachusetts State House, è la zona residenziale più raffinata della città, il luogo della ricchezza e del potere cittadino. Le sue case monofamiliari in stile georgiano federale, costruite in mattoni rossi, sono sinonimo di benessere e di status. Passeggiando sul selciato acciottolato lungo le stradine illuminate la notte da lampade a gas, si ha l’impressione che il tempo si sia fermato ed è facile immaginare come doveva essere la città nei secoli passati.
Back Bay nasce invece un secolo dopo Beacon Hill grazie alla bonifica di una zona prima invasa dalle maree. Si tratta di un animato quartiere con ampi viali, su cui si affacciano eleganti case vittoriane plurifamiliari in mattoni rossi, abitate da ceti benestanti, con negozi, bar e ristoranti di ogni genere ospitati nei seminterrati. Una nuova concezione architettonica che contrasta con la Boston preesistente medievaleggiante e contorta. Al centro del quartiere, su Copley Square si affacciano importanti edifici: la Trinity Church, esempio di architettura neoromanica realizzata nel 1877, la modernissima Hancock Tower e la Boston Public Library (1895), tempio laico della cultura con i suoi 23 milioni di volumi e le sue splendide sale di lettura. Per ammirare la città dall’alto, con un magnifico panorama a 360 grandi, bisogna salire al cinquantesimo piano, allo Skywalk Observatory, del non lontano Prudential Center.
Harvard e il M.I.T.
In un quarto d’ora di metropolitana dal centro di Boston si raggiunge la mitica Harvard University, la più antica e blasonata università degli Stati Uniti. Si trova nella cittadina di Cambridge, comune indipendente che fa parte dell’agglomerato bostoniano e deve il suo nome all’omonima città universitaria inglese. Harvard fu fondata nel 1630 da un gruppo di Padri pellegrini per istruire il clero che doveva guidare i coloni nella fede.
Nel corso dei secoli si è notevolmente sviluppata e ha formato 70 premi Nobel, 8 presidenti degli Stati Uniti e infiniti premi Pulitzer. Oggi conta 400 edifici, ma il cuore dell’ateneo è costituito dall’Harvard Yard, il grande prato sul quale si affacciano le costruzioni più antiche e rese celebri da numerosi film, tra le quali una delle più grandi biblioteche al mondo con oltre tre milioni di volumi.
Nell’Ottocento, sulla scia della rivoluzione industriale, per formare scienziati e inventori, Boston ha voluto rafforzare il suo status di mecca della cultura creando il Massachusetts Institute of Technology, la cui sede nel 1916 venne trasferita a Cambridge. Nel corso degli anni il M.I.T. (che si trova lungo la stessa linea della metropolitana) si è poi arricchito delle opere di grandi architetti moderni come Alvar Aalto, lo stravagante Frank Gehry e molti altri, per cui la sua visita coincide con un interessante appuntamento con l’architettura contemporanea.
Girando per musei
L’offerta museale di Boston è vastissima. Oltre ai musei di Harvard e del M.I.T. ci siamo concentrati su tre istituti: il Museum of Fine Arts, l’Isabella Stewart Gardner Museum e la John F. Kennedy Presidential Library and Museum.
Il Museum of Fine Art è stato creato a fine Ottocento e possiede 500 mila opere suddivise in 5 sezioni dedicate all’arte americana, europea, del Mondo antico, dell’Asia e a quella contemporanea. Vi si potrebbe trascorrere una settimana, ma vale la pena di concentrarsi sulla collezione di arte americana, una delle migliori e più complete al mondo, e sulla selezione dedicata agli Impressionisti francesi: una scelta di opere di sorprendente valore.
La visita all’Isabella Stewart Gardner Museum non può che lasciare sbigottiti. La ricca ereditiera Isabella e suo marito erano appassionati di viaggi d’arte e in particolare innamorati di Venezia. Fecero così costruire nel pieno centro di Boston, alla fine dell’Ottocento, un palazzo in stile rinascimentale veneziano, dove hanno poi inserito ed esposto opere d’arte raccolte durante le loro spedizioni, soprattutto in Italia, Spagna, Francia e nei paesi fiamminghi. Ne è risultato un allestimento molto particolare, realizzato da Isabella stessa e lasciato intatto dopo la sua morte, che a mio parere rasenta il kitsch. In ogni caso è interessante da visitare anche per la fattura delle opere esposte: Piero della Francesca, Fra Angelico, Botticelli, Tiziano, Raffaello, Rubens, van Dyck e molti altri.
La Boston dei Kennedy
Il terzo museo sottolinea l’intensissimo legame della famiglia Kennedy con Boston e il New England. I Kennedy abitavano in città e trascorrevano le vacanze e il tempo libero nella residenza di Hyannis, un villaggio situato nel vicino paradiso naturalistico della penisola di Cape Cod (si veda in questa rubrica l’itinerario «New England»). La cittadina sul mare vanta un grazioso museo, dedicato alla memoria del trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti, John F. Kennedy, che documenta il suo amore per la natura e per lo sport praticato durante le vacanze e il tempo libero.
Numerose testimonianze sulla vita di J.F.K. si trovano anche a Boston, dove visse e studiò nell’università di Harvard. Particolarmente interessante è la John F. Kennedy Presidential Library and Museum, ospitata in un modernissimo edificio di marmo e vetro in riva al fiume, progettato da I.M. Pei. Con l’ausilio di immagini, documenti, filmati e l'esposizione di oggetti di vario genere si ripercorrono le tappe essenziali della vita politica del presidente che fu tragicamente assassinato a Dallas il 22 novembre del 1963. Per ricreare l’atmosfera della Casa Bianca dei Kennedy il museo riproduce diversi ambienti interni della residenza presidenziale e ripercorre le tappe salienti dei mille giorni di presidenza: la crisi dei missili di Cuba, il coinvolgimento americano in Vietnam, la conquista dello spazio, le lotte per i diritti civili. Si possono ascoltare anche i discorsi più famosi, come quello di insediamento o quello pronunciato davanti al Muro di Berlino, e i dibattiti con il suo rivale durante la campagna elettorale del 1960, il repubblicano Richard Nixon.
Sono uscito da queste visite con un profondo sentimento di tristezza. Per me, come per molti giovani della mia generazione, il mito dei Kennedy – di John, ma anche e soprattutto di suo fratello Robert, assassinato pure lui, il 5 giugno del 1968 quando era a un passo dalla presidenza – ha rappresentato la speranza in un mondo migliore e più giusto. Ma si è trattato – mi chiedo – solo di un mito? Mi sono allora andato a rileggere un libro (Il sogno spezzato. Le idee di Robert Kennedy - Milano 2007) scritto da Walter Veltroni, una delle menti più illuminate della sinistra italiana, il quale afferma: «Il kennedismo è stato una rivoluzione pacifica, il tentativo di esercitare la responsabilità di governo per trasformare radicalmente il mondo preesistente. Una rivoluzione interrotta per John, un sogno spezzato per Bob. Rivoluzionari pacifici fermati dalla violenza, come Martin Luther King»… «Per me non è, la rivisitazione del kennedismo, un esercizio utile a tener desta la nostalgia di un bel tempo ormai finito. Resto convinto, da anni,– afferma più avanti Veltroni – che in quel fermento di idee, di ambizioni, di sogni, nella concreta esperienza di quel modo di governare vi siano immensi patrimoni ai quali attingere… Ora è quindi il tempo di rimettersi in cammino».
Per saperne di più
- Boston e il New England, Touring Club Italiano, Milano 2018
- Boston e il New England, Dumont, tascabili per viaggiare, Milano 2019
- Usa Est, Michelin, la guida verde, Clermont-Ferrand 2009
- Stati Uniti orientali, Lonely Planet, Torino 2012
- Stati Uniti orientali, aVallardi, Milano 2011
- Jerry and Marcy Monkman, The Colors of Fall, New York 2010
- New England, Hudson Valley, Michelin (carta geografica numero 581 Regional Usa)