La Gomera, un’isola lontana dal grande turismo
Itinerario
(ottobre/novembre 2011)
- 1° giorno Ticino – Tenerife
- 2° giorno Tenerife – San Cristóbal de La Laguna – La Orotava – Vilaflor de Chasna – Paisaje Lunar
- 3° giorno Las Cañadas del Teide
- 4° giorno Teide – Vilaflor de Chasna – Paisaje Lunar – La Gomera
- 5° giorno La Gomera
- 6° giorno Parque Nacional de Garajonay
- 7° giorno Penisola ovest e Garachico
- 8° giorno Penisola est e San Cristóbal de La Laguna
- 9° giorno Tenerife – Ticino
Durata del viaggio: 9 giorni
Operatore turistico: Organizzato in proprio
Boschi incantati che ti danno l’impressione di entrare in una fiaba, valli lussureggianti, scogliere impenetrabili interrotte da piccole spiagge incontaminate, formazioni rocciose che sembrano enormi sculture prodotte dall’antica attività vulcanica, bianchi paesini molto pittoreschi, una storia legata alle grandi imprese di Cristoforo Colombo: la poco conosciuta Isola La Gomera, appartenente all’arcipelago delle Canarie, è tutto questo! Qui il turismo dei grandi numeri non arriva, salvo in una spiaggia a sud, nella Valle Gran Rey. Fino agli anni Cinquanta, quando venne inaugurato un piccolo molo che apriva la strada al trasporto in traghetto e al commercio, quest’isola era stata isolata dal mondo ed era praticamente autosufficiente. Oggi è stata riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’Unesco per i suoi boschi magici, che fanno parte del «Parque Nacional de Garajonay», e per un particolare linguaggio fischiato, il «silbo», grazie al quale gli abitanti comunicavano tra loro da una vallata all’altra. Si può partire da questi due riconoscimenti per descrivere le particolarità di questo piccolo paradiso immerso nelle acque dell’oceano Atlantico. La visita di quest’isola va combinata con quella di Tenerife, che dista un'ora di traghetto (si veda anche «Sulla cima di Spagna, ma alle Canarie»).
Un linguaggio «fischiato»
Iniziamo dal «silbo», questo antico linguaggio più simile al modo di comunicare degli uccelli che a quello degli umani. In condizioni ideali i messaggi fischiati potevano essere uditi fino a 4 chilometri di distanza risparmiando agli isolani la fatica di andare su e giù per i ripidi pendii soltanto per portare un messaggio a un vicino. Nato probabilmente per segnalare pericoli, con il tempo il «silbo» si è sviluppato fino a diventare un vero e proprio linguaggio. È certamente stata la conformazione del paesaggio gomero ad aguzzare l’ingegno dei suoi abitanti per elaborare questo singolare modo di comunicare a distanza. Se si guarda infatti l’isola dall’alto appare come una fortezza impenetrabile con montagne al centro che degradano verso il mare proponendo ripide scogliere. Strade strettissime e serpeggianti corrono tra pareti rocciose e gole disseminate di bianchi villaggi aggrappati a dirupi apparentemente inaccessibili.
Ultima tappa prima delle Americhe
Anche le peculiarità del Parco Nazionale servono a spiegare l’esistenza di questa isola, dove Cristoforo Colombo fece scalo durante le sue quattro spedizioni prima di affrontare l’Oceano verso le Americhe. Cercava viveri, ma soprattutto acqua. Sì perché La Gomera è ricca d’acqua. Come mai? Gli alisei, quegli stessi venti che fecero veleggiare le caravelle di Colombo alla scoperta del Nuovo Continente, avvicinandosi all’isola incontrano l’ostacolo della montagna e salendo trovano aria più fredda che si condensa sotto forma di nebbia. Queste nuvole accarezzano le foreste di lauri di cui sono ricchi i boschi e provocano le condizioni ideali affinché sugli alberi si formino delle muffe, che ricoprono completamente i tronchi e i rami creando un’atmosfera magica. Grazie a queste muffe l’umidità viene catturata e trasformata in goccioline che penetrano delicatamente nel terreno e si trasformano in graziosi ruscelli.
Strade panoramiche a strapiombo sul mare
Il modo migliore per visitare La Gomera è certamente quello di percorrerla in auto e di fare tappa agli innumerevoli «miradores» per godersi panorami eccezionali. Per apprezzare l’isola ci vogliono almeno due giorni: uno dedicato al giro del suo territorio, un altro al Parco Nazionale. La Gomera è raggiungibile in aereo dai copoluoghi dell’arcipelago oppure con la nave in un’ora di navigazione dalla spiaggia di Los Cristianos a Tenerife. Offre uno splendido «Parador» con ottima cucina a prezzi contenuti (fa parte della catena di alberghi gestita dallo Stato spagnolo) e una magnifica vista sul mare.
L’escursione del giro dell’isola richiede un’intera giornata su strade molto agevoli, che portano dal mare alla montagna e viceversa nel giro di pochi minuti. Salendo si gioca a nascondino con le nuvole, poi, quando ci si avvicina al mare il sole torna a splendere come per incanto. I panorami sono mozzafiato: sul mare, sulle ridenti vallate che scendono verso l’Oceano, sulle montagne brulle e su altre di un verde rigoglioso. A ogni curva lo scenario si modifica e diventa sempre più avvincente. È una gita che non si vorrebbe finisse mai, tanto sono spettacolari i paesaggi attraversati.
Inoltrarsi in un mondo di fantascienza
Ho girato tante isole, ma raramente ho trovato strade panoramiche tanto affascinanti. La Gomera è bella nel suo insieme, non offre villaggi o spiagge particolari, ma merita davvero di essere visitata. Anche per scoprire il suo Parco Nazionale, che vi consiglio di esplorare assieme a una guida. Camminare nel Parco è un’emozione. Attraversando i boschi di lauro sembra di inoltrarsi in un racconto di fantascienza. Le piante paiono non avere tronco, perché sono completamente ricoperte di muschio: in alcuni luoghi piatto, in altri rigonfio per cui ne raddoppia il diametro. Anche i rami vengono completamente ricoperti di verde, che in certi casi si trasforma in una sorta di barba ballonzolante. È difficile esprimere a parole le emozioni che si provano, così come nessuna foto riesce a descrivere il mistero di questi boschi. Per apprezzarne la magia bisogna viverli, percorrerli per ore lasciandosi condurre dalle guide, che ne conoscono gli angoli più suggestivi.
Se avrete fortuna, la vostra guida vi porterà a incontrare un anziano ancora in grado di interpretare il «silbo», il linguaggio segreto di questi luoghi. Noi abbiamo incontrato Luis in un ristorante sulla graziosa piazzetta di Vallehermoso. Ci ha spiegato e dimostrato, sotto gli occhi dei turisti attoniti, la filosofia di quel modo di comunicare che lui ha appreso da suo nonno e che teme stia scomparendo nonostante sia protetto dall’Unesco. Mentre ci dirigevano verso l’auto parcheggiata ad alcune centinaia di metri ci accompagnava il suo saluto, interpretato fischiando in tutte le lingue.
Tutto ricorda Colombo
Nel capoluogo dell’isola, San Sebastián de la Gomera, tutto ricorda Cristoforo Colombo. Un piccolo museo nella «Casa de la Aguada» ripercorre le tappe della scoperta del Nuovo Mondo. Sopra il pozzo che si trova nel patio, dove secondo la tradizione Colombo si rifornì di acqua prima di affrontare l’Oceano, si legge la scritta: «Con quest’acqua fu battezzata l’America». Nella graziosa «Iglesia de la Virgen de la Asunción» viene ricordato che Colombo e i suoi uomini si recarono a pregare prima di mettersi in viaggio. Poco distante sorge la «Casa de Colón», costruita nel luogo in cui si suppone abbia alloggiato il celebre navigatore durante la sua permanenza sull’isola, che sembra non fosse dettata solo dalla necessità di imbarcare acqua e provviste, ma anche da una piccante storia sentimentale con Beatriz de Bobadilla. La bella moglie del crudele governatore spagnolo Hernán Peraza non fece girare la testa solo a Colombo, ma persino al re di Spagna Ferdinando il Cattolico, suscitando l’odio della regina Isabella.
Per saperne di più
- Spagna del Sud, La Guida Verde, Milano 2006
- Isole Canarie, Lonely Planet, Torino 2008
- Spagna del Sud, Touring Club Italiano, Milano 2004
- Canarie, Le Guide Mondadori, Milano 2011
- Canarie, Traveller, Milano febbraio 2003
- Attilio Gaudio, Canarie, Milano 1991