Ungheria

Le città e i villaggi, la corona di Budapest

Il percorso proposto esclude la capitale, alla scoperta di quella che potremmo chiamare l’altra Ungheria, una destinazione poco gettonata dal turismo internazionale, ma forse per questo particolarmente interessante. Alla scoperta di castelli, di luoghi di culto e di alcuni paesaggi da cartolina. In quei territori tanto amati dall’imperatrice Sissi, come il Palazzo Reale di Gödöllő dove amava rifugiarsi lontano dai frastuoni della capitale dell’impero. Con una deviazione a Bratislava, antica capitale ungherese e oggi slovacca.
Giò Rezzonico
01.08.2011 12:00

Itinerario

(agosto 2011)

  • 1° giorno Locarno – Kutas (921 km)
  • 2° giorno Kutas – Pécs – Kutas (200 km)
  • 3° giorno Kutas – Gödöllő – Eger (365 km)
  • 4° giorno Eger – Bélapátfalva – Szilvásvárad – Lillafüred (50 km)
  • 5° giorno Lillafüred – Eger – Hollókő – Szentendre – Visegrád (245 km)
  • 6° giorno Visegrád – Esztergom – Pannonhalma – Bratislava (215 km)
  • 7° giorno Bratislava – Fertőrákos – Sopron (85 km)
  • 8° giorno Sopron – Fertőd – Kőszeg – Bad Tatzmannsdorf (105 km)
  • 9° giorno Bad Tatzmannsdorf – Udine – Locarno (874 km)

 

Durata del viaggio: 9 giorni

Operatore turistico: Organizzato in proprio

  

  

 

 

Budapest, come Londra per la Gran Bretagna o Parigi per la Francia, è il fulcro attorno a cui ruota la vita dell’Ungheria. È una splendida città, meta ideale per un fine settimana prolungato. L’itinerario che vi proponiamo si articola escludendo la capitale, alla scoperta di quella che potremmo chiamare l’altra Ungheria. Si tratta di una destinazione solitamente poco gettonata e forse proprio per questo interessante. Durante il nostro soggiorno abbiamo incontrato molti turisti locali, ma pochi che venivano dall’estero. Salvo quando ci si avvicinava a Budapest, come a Visegrád o Szentendre. Certo, se non siete mai stati nella capitale, sarebbe davvero un peccato non dedicarle alcuni giorni, ma tenete conto che è facilmente raggiungibile, sia in aereo, sia via Danubio da Praga e da Vienna. 

Il percorso qui descritto è facilmente praticabile partendo dal Ticino con la propria vettura, perché per raggiungere la frontiera ungherese non occorrono più di sette ore passando per il Friuli. Non si vedono cose eccezionali, ma si trascorre una piacevole settimana visitando simpatiche cittadine e villaggi, castelli ricchi di tradizione e monumenti religiosi antichi quanto la storia di questo paese.

 

Sopron, la città più storica del paese

Tra le città e cittadine visitate durante questo itinerario nell’altra Ungheria, cioè oltre Budapest, quella che più mi ha affascinato è senz’altro Sopron, incuneata all’interno del territorio austriaco. In effetti il Trattato del Trianon, con cui gli Alleati vittoriosi nel 1920 dopo la Prima guerra mondiale ridisegnarono a Versailles l’Europa, assegnava questa cittadina all’Austria. Un anno più tardi i suoi abitanti chiamati alle urne optarono però risolutamente per ritornare ungheresi. Per celebrare questo avvenimento sulla piazza principale del centro storico si erge la «Porta della Lealtà» con una decorazione che mostra l’Ungheria circondata da cittadini inginocchiati e lo stemma di Sopron che da allora include il titolo di «Civitas Fidelissima». Gli Austriaci vi si recano per fare acquisti, per cenare nei numerosi ristoranti e per le cure odontoiatriche: ci sono studi dentistici ovunque! Per noi turisti, invece, Sopron con i suoi 115 monumenti e 240 edifici antichi, può essere considerata a giusta ragione «la città più storica dell’Ungheria». Non essendo mai stata devastata dai Mongoli o dai Turchi, il centro storico ha infatti conservato il suo impianto medievale con una commistione di gotico e barocco. La Seconda guerra mondiale ha provocato gravi danni, ma la città antica è stata restaurata con molto garbo. Circondato dai quartieri moderni il centro storico è costruito a ferro di cavallo attorno alla piazza principale («Fő tér»). Si articola su quattro vie pavimentate a grossi ciottoli e fiancheggiate da abitazioni dipinte con colori pastello. Passeggiando per le strette viuzze pedonalizzate, sia di notte come di giorno, si ha l’impressione di tornare indietro nel tempo.

 

Szentendre, la Montmartre del Danubio

Un’altra cittadina molto caratteristica e affascinante è Szentendre. Appare come un villaggio romantico che si estende sulla riva destra del Danubio a 19 chilometri da Budapest. Numerosi artisti hanno trovato in questi luoghi una fonte di ispirazione. La «Montmartre del Danubio» – così l’ha definita Claudio Magris – si presenta come un delizioso complesso di case dai colori autunnali, con giardini segreti e vicoletti che si snodano fino alle chiese in cima alle colline. Accanto a luoghi di culto cattolici se ne trovano anche di ortodossi, eretti da cittadini serbi che erano riparati qui nel lontano ‘600 quando i Turchi avevano invaso il loro paese. 

 

Pécs, considerata la più bella d’Ungheria

Sebbene sia considerata da molti come la più bella città d’Ungheria, dopo la capitale, sono rimasto invece parzialmente deluso da Pécs, che si trova a sud del paese. La sfortuna ha voluto che la visitassi di lunedì, giorno in cui i suoi numerosi e interessanti musei sono chiusi. In particolare mi sono perso il Csontváry Múzeum, dedicato alle opere dell’omonimo grande artista nato nel 1853, lo stesso anno di van Gogh, con cui non ha avuto in comune solo la data di nascita, ma anche un’esistenza altrettanto tragica. Apprezzato in Francia, ma non nel suo paese, oppresso da una personalità instabile e ossessiva che sconfinava nella malattia mentale, morì a Budapest solo e senza un soldo. La sua opera, messa all’asta dai parenti, venne acquistata quasi in blocco da un giovane architetto, che ne riconobbe la genialità. Picasso, scoprendo questo artista in occasione di una mostra a Parigi, affermò con poca modestia: «Non sapevo, che oltre a me, ci fosse un altro grande pittore in questo secolo». 

Situata in un avvallamento e protetta dai venti, questa città dal clima mediterraneo è famosa, oltre che per la cultura (di cui fu eletta capitale europea nel 2010), anche per i suoi vini. Buona parte del centro storico è pedonalizzato e passeggiare è piacevole. Molto suggestiva la piazza dove sorge la cattedrale e quella che ospita il Belvárosi Templom: un’antica moschea costruita verso il 1580 dai Turchi utilizzando le pietre recuperate dalla demolizione di una chiesa cattolica medievale. Alla partenza dei Saraceni, quest’edificio è stato trasformato in chiesa cattolica, dopo aver abbattuto il minareto. Un episodio che bene esprime il trauma vissuto da questo paese durante la dominazione turca.

 

Eger, la leggenda del sangue di toro

Anche Eger, una cittadina situata nel nord-est del paese, ha una storia legata al periodo dell’occupazione ottomana. Condotti da István Dobó, un eroe nazionale, 2000 soldati nel 1552 resistettero per un mese a un esercito di oltre 100 mila Turchi. La leggenda narra che il comandante ungherese sostenne le truppe sfinite grazie ai poteri magici di un vino locale. Siccome i soldati non si asciugavano educatamente la bocca, i Turchi pensarono che bevessero sangue di toro. A quel punto gli invasori abbandonarono impauriti il campo e il vino locale assunse il nome di «Bikavér», cioè sangue di toro. Aneddoti a parte, la cittadina, dominata da un imponente castello molto ricostruito, è piuttosto deludente, salvo una piazza e alcune belle vie che salgono al maniero, affiancate da costruzioni antiche. 

 

Kőszeg, una Sopron in miniatura

Kőszeg, annidata sulle alture subalpine lungo il confine austriaco, propone uno dei centri storici più belli d’Ungheria. È una Sopron in miniatura, sia per la sua posizione, sia per la sua bellezza. Le sue case barocche e l’ambiente riflettono secoli di influenza austriaca e tedesca, quando era chiamata Güns. Come Sopron è disposta a ferro di cavallo e si articola su poche arterie principali collegate da stradine su cui si affacciano case e palazzi antichi dai colori tenui. Come Eger è famosa per la sua eroica resistenza ai Turchi durante l’assedio del 1532: per un mese il sultano Solimano, diretto a Vienna con 100 mila soldati, fu tenuto in scacco da 400 combattenti guidati dal capitano Miklós Jurisics. Dopo diciannove assalti il sultano abbandonò la campagna fino all’anno successivo, quando Vienna era ormai pronta a difendersi.

 

Hollókő, incontaminato villaggio rurale

Di natura completamente diversa è invece lo splendido villaggio di Hollókő, considerato il più bello d’Ungheria e dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Situato su un’altura in mezzo a un paesaggio cosparso di vigneti, pur essendo realmente abitato assomiglia a un museo etnografico all’aperto. È una sorta di Corippo ungherese. Molte delle sue case sono state adibite a museo, altre sono state acquistate da intellettuali della capitale per salvare questo luogo più volte distrutto da incendi, ma sempre ricostruito con le tecniche antiche, salvo i tetti che nel passato erano in paglia. Le strutture portanti delle case sono in legno e gli interni sono decorati come una volta. Isolato dalle aree di sviluppo economico – l’acqua e l’elettricità sono giunte qui solo nel 1959 – il villaggio è stato protetto dalle trasformazioni e può vantare oggi un aspetto quasi incontaminato. Era abitato da una minoranza etnica di origine slovacca chiamata «Palóc», per la quale la gerarchia familiare era molto importante e si esprimeva anche nell’ubicazione delle abitazioni. La prima casa di una famiglia, dove abitava il ramo più anziano, era collocata sul bordo di una delle due strade principali su cui si articola il villaggio. I discendenti costruivano in seguito le loro case sulla stessa parcella, che si estendeva perpendicolarmente alla strada.

 

Esterházy, per 30 anni residenza di Haydn

I palazzi Gödöllő, situato 30 chilometri a nord-est della capitale, e Esterházy, vicino al confine con l’Austria, si contendono il primato di più bel castello barocco del paese. Il primo è legato alla memoria dell’imperatore Francesco Giuseppe e dell’imperatrice Elisabetta, la celebre Sissi. Il secondo è famoso per aver ospitato per ben trent’anni Franz Joseph Haydn quale direttore dell’orchestra di corte. 

Soprannominato «piccola Versailles» o «Versailles ungherese», il Palazzo Esterházy fu costruito dal principe Miklós «il Vanitoso» nella seconda metà del Settecento con la convinzione che «ogni cosa che può fare il Kaiser io posso farla meglio». L’edificio, in stile rococò, conta 126 camere e si affaccia su un parco di 300 ettari con giardino alla francese. Era famoso per le meravigliose feste organizzate dal principe Miklós, in cui si mescolavano la musica, la danza, i giochi, la caccia, i balletti e i pasti abbondanti. I festeggiamenti proseguivano fino a notte inoltrata sotto il fragore dei fuochi d’artificio (mostrati in un video all’entrata). Miklós ricevette ospiti illustri come la regina Maria Teresa e lo scrittore tedesco Goethe e con lui lavorò per 30 anni Haydn, che così commenta quel periodo: «il mio principe era soddisfatto di tutti i miei lavori e ricevevo la sua approvazione; messo a capo di un’orchestra potevo dedicarmi a istruttive esperienze, osservare ciò che produce l’effetto o il calo d’interesse e, di conseguenza, correggere, aggiungere, in breve osare; isolato dal resto del mondo, nessuno poteva tormentarmi o farmi dubitare delle mie capacità ed ero quindi spinto a diventare originale».

 

Gödöllő, il castello della celebre Sissi

Il Palazzo Reale di Gödöllő fu invece costruito nello stesso periodo dalla dinastia dei Grassalkovich, un’altra importante famiglia nobile ungherese, e acquistato nel 1867 dallo Stato per offrirlo all’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe e all’imperatrice Elisabetta in occasione della loro incoronazione come sovrani d’Ungheria. La famiglia reale, e Sissi in modo particolare, amavano molto il castello, lontano dal protocollo della corte di Vienna. La regina conquistò ben presto gli abitanti del posto. «In occasione dei suoi soggiorni a Gödöllő – scrive Jean-Paul Bled nel libro «Rodolfo e Mayerling» (edizioni Fayard) – si forma attorno all’imperatrice una corte completamente diversa da quella di Vienna. Elisabetta non è sottomessa alle regole vincolanti che ormai detesta. Inoltre, dato che Francesco Giuseppe soggiorna solo per brevi periodi, Sissi è l’astro attorno al quale tutto gravita». Nel castello, che dispone di uno splendido parco di 28 ettari, si possono visitare i saloni e gli appartamenti reali, comprese le stanze segrete che Sissi fece costruire per godere di qualche momento di privacy, lontano dalla frenetica vita pubblica.

 

La cattedrale di Esztergom celebra il potere della chiesa

Budapest esclusa, la cattedrale di Esztergom e il monastero benedettino di Pannonhalma sono i due luoghi più significativi del cattolicesimo ungherese. La cattedrale con la sua imponente mole e il suo ruolo storico simboleggia gli aspetti meno simpatici della Chiesa, quelli legati al potere. Nell’abbazia di Pannonhalma, che sorge in un luogo idilliaco, si respirano invece i valori della spiritualità religiosa.

L’enorme cupola blu – 33 metri di diametro, 71 di altezza, coronata da 24 colonne – della cattedrale di Esztergom è visibile da lontano, quasi a dimostrare che da oltre un millennio costituisce il fulcro del cattolicesimo ungherese. L’attuale struttura ottocentesca sostituisce la cattedrale di Sant'Adalberto del XII secolo, distrutta nel Settecento dai Turchi in ritirata. Costruita su una scarpata molto ripida che domina il Danubio, non ha grande valore architettonico, ma si impone per la sua enorme mole, mentre al suo interno custodisce un piccolo gioiello: la cinquecentesca cappella Bakócz, risparmiata dai Turchi. Di puro ed elegante stile rinascimentale toscano in marmo rosso, fu smontata in 1600 pezzi per far posto alla cattedrale ottocentesca e quindi ricostruita al suo interno. Nella cripta della cattedrale sono sepolti i cardinali di mille anni di storia magiara.

 

Pannonhalma ispira i valori della spiritualità

Anche la storia dell’abbazia di Pannonhalma è antica quanto quella dell’Ungheria. La località è sede abbaziale dal 1002, anno in cui Santo Stefano, primo sovrano magiaro, convertì il suo popolo al cristianesimo. Il monarca fece appello ai monaci affinché l’aiutassero a cristianizzare il paese. I religiosi, venuti da Cluny, edificarono sulla collina un’abbazia retta dalla regola di San Benedetto. 

Nel corso dei secoli la chiesa e gli edifici ad essa annessi furono rasi al suolo, ricostruiti e restaurati parecchie volte. Di conseguenza il complesso giunto a noi è caratterizzato da una commistione di stili architettonici estremamente eterogenei. Di particolare pregio un portale gotico che dalla chiesa si apre su uno splendido chiostro del XIII secolo. Il momento più suggestivo della visita è costituito dalla magnifica biblioteca in stile Impero, con 400 mila volumi, dove si può ammirare il più antico manoscritto ungherese. L’abbazia è circondata da splendidi vigneti, le cui uve vengono vinificate in una moderna cantina, dove si può degustare il nettare dei monaci.

 

Bratislava in Slovacchia fu capitale ungherese

Compiendo una piccola deviazione vi consiglio caldamente di visitare Bratislava. Sono arrivato a Bratislava in Slovacchia una calda sera di tarda estate ed è stato amore a prima vista. È una di quelle città che ti affascinano: pur non possedendo monumenti di eccezionale valore, è vivace, offre un gradevole centro pedonalizzato ricco di storia e di magnifiche bellezze architettoniche, animato dalla presenza di molti giovani che affollano i numerosi locali a tutte le ore del giorno e della notte. A Bratislava bere birra è un’abitudine per le persone di ogni età. La si gusta a colazione, a pranzo e a cena ed è molto difficile convincere gli Slovacchi che sorseggiare un caffè possa essere altrettanto piacevole. L’architettura della città, differente dallo stile classico di Praga, è costituita da edifici gotici, barocchi e rococò. Il tradizionale grigiore del periodo comunista è stato cancellato da un crescente benessere che attira le giovani generazioni. La città sembra ormai totalmente integrata nell’Europa più moderna, grazie anche alla vicinanza con Vienna, che dista solo 60 chilometri. Molti viaggiatori già nei secoli scorsi visitavano Bratislava in occasione del Grand Tour, perché si trovava sulla via per o da Praga, Budapest e Vienna. Oggi un numero sempre maggiore di turisti ha scoperto che questa città è una destinazione di grande valore. Eppure questa capitale stenta a scrollarsi di dosso il complesso della sorella minore rispetto alla vicina Praga. 

Oltre che città-simbolo dell’hockey su ghiaccio (la nazionale slovacca è stata campione del mondo nel 2002), tra giugno e settembre Bratislava diventa anche una capitale internazionale della musica, grazie al prestigioso «Cultural Summer and Castle Festival», inaugurato nel 1975 e molto cresciuto nel corso degli anni, tanto che oggi conta 200 spettacoli su più di 20 palcoscenici, un cast di oltre 1500 persone provenienti da venti paesi e attira oltre 70 mila spettatori.

La posizione di questa città sul confine di tre paesi è una delle cause del suo travagliato passato. Bratislava è infatti stata costantemente contesa tra Austria e Ungheria e anche i re polacchi avanzarono talvolta pretese. La rivalità tra Austria e Ungheria continuò fino al 1526, quando i Turchi sconfissero gli Ungheresi e occuparono Buda. Il regno di Ungheria fu così annesso alla casa degli Asburgo e nel 1536 Bratislava (che allora si chiamava Pressburg) divenne la capitale d’Ungheria. Ecco il motivo per cui questa visita si inserisce bene nel nostro itinerario ungherese. La città fu capitale del regno d’Ungheria per oltre due secoli, fino al 1784 con il nome magiaro di Pozsony. La «Dieta» ungherese si riunì a Bratislava fino al 1848 e anche l’autorità religiosa risiedette fino al 1820 nella vicina Trnava. Per tornare ad essere capitale, Bratislava dovette poi attendere il 1992, quando, dopo la caduta dell’impero sovietico (1989), la Cecoslovacchia si divise formalmente in due Stati indipendenti: Cechia e Slovacchia di cui appunto Bratislava è la capitale.

Sono alcuni antichi palazzi e l’atmosfera che si respira per le strade a costituire la maggiore attrattiva del centro storico di Bratislava, in gran parte pedonalizzato. Un’area non grande, che si può visitare completamente a piedi perdendosi nelle anguste stradine del centro e visitando i numerosi palazzi e musei, tra cui il Duomo di San Martino, che per secoli ha fatto da scenario alle cerimonie di incoronazione dei sovrani ungheresi. Salendo all’imponente castello (ancora in via di restauro), da dove si gode una splendida vista sulla città, si possono visitare gli interni che ospitarono la corona ungherese durante il periodo in cui Bratislava fu capitale del regno magiaro. 

 

Il lago Balaton ammirato dall’alto

Dalla capitale slovena torniamo in Ungheria, che dal profilo naturalistico non ho francamente trovato particolarmente interessante. Anche il lago Balaton e le zone boschive dei Monti Mátra e del Parco Nazionale di Bükk, famose per le loro risorse termali, per chi abita una regione come il Canton Ticino sono piuttosto deludenti. Affascinante, per contro, la cosiddetta «Dunakanyar», la curva compiuta dal Danubio prima di raggiungere Budapest.

Luogo privilegiato da cui ammirare il lago Balaton è il grazioso, ma molto turistico, villaggio di Tihany. In particolare dall’abbazia che sovrasta l’abitato la vista sulle acque del lago più grande d’Europa – ma non si direbbe – è davvero splendida. Sono rarissimi i borghi che si affacciano sulle rive, ma numerose le zone balneabili. Siccome la profondità media è di 2 metri e mezzo, in estate la temperatura dell’acqua è molto gradevole. È il luogo privilegiato di vacanza degli Ungheresi, assieme alle regioni boschive del nord-est del paese, dove si trova il Parco Nazionale di Bükk, percorso da suggestive strade panoramiche, che attraversano fittissimi boschi di faggio («bükk»), e da svariati trenini a scopo turistico. 

I Monti Mátra, più collinosi e meno boschivi, ospitano la montagna più alta del paese: 1014 metri. Dall’alto della torre della televisione, nelle giornate di bel tempo, si gode una vista su tutta l’Ungheria. 

 

La svolta verso Budapest del bel Danubio blu

È difficile non rimanere affascinati dalla vista del Danubio, splendida dallo storico castello reale di Visegrád, ridotto in rovine dai Turchi. Dall’alto di quella collina ricca di avvenimenti storici si osserva il bel Danubio blu – il fiume cosmopolita che parte dalla Foresta Nera e collega l’Occidente all’Asia – svoltare a novanta gradi verso Budapest in un suggestivo paesaggio. Quale modo migliore per concludere un itinerario in terra magiara? 

 

 

 

Per saperne di più

  • Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Le Guide Routard, Milano 2008
  • Ungheria, Touring Editore, Milano 2011
  • Ungheria, Le Guide Mondadori, Milano 2009
  • Budapest e l’Ungheria, La Guida verde Michelin, Milano 2009
  • Ungheria, The Rough Guide, Vallardi, Milano 2007
  • Ungheria, Lonely Planet, Torino 2009
  • Slovacchia, Touring Editore, Milano 2010
  • Bratislava, Morellini Editore, Milano 2009

 

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