Francia

Nel cuore dello Champagne

Pittoreschi villaggi, arte, storia, gastronomia e, naturalmente, molta enologia sono i variegati ingredienti di questo viaggio che attraversa magnifici paesaggi con vastissimi vigneti. L’itinerario ci permette anche di fare l’incontro con tre personaggi di grande calibro: Renoir a Essoyes, il generale de Gaulle a Colombey-les-Deux-Églises e infine il filosofo Diderot a Langres.
Giò Rezzonico
01.04.2017 12:00

Itinerario

(aprile/maggio 2017)

  • 1° giorno Ticino – Châlons-en-Champagne – Reims (680 km)
  • 2° giorno Reims
  • 3° giorno Circuito Montagne de Reims (100 km)
  • 4° giorno Épernay – Côte des Blancs – Mont Aimé – Troyes (100 km)
  • 5° giorno Troyes
  • 6° giorno Troyes – Essoyes – Les Riceys (80 km)
  • 7° giorno Les Riceys – Chaumont – Colombey-les-Deux-Églises (120 km)
  • 8° giorno Colombey-les-Deux-Églises – Langres (70 km)
  • 9° giorno Langres – Ticino (500 km)

 

Durata del viaggio: 9 giorni

Operatore turistico: Organizzato in proprio

  

  

 

 

Enologia, gastronomia, arte, natura, storia, pittoreschi villaggi, grandi personaggi. Sono questi i variegati ingredienti di un viaggio nella regione dello Champagne, nel nord-est della Francia. Le strade corrono tra i vigneti offrendo scorci magnifici e attraversando campi coltivati. In primavera molti sono colorati di giallo dai fiori delle piantagioni di colza, altri sono solo arati e mostrano il suolo argilloso tanto apprezzato dalla vigna. Visti da lontano questi paesaggi di campagna sembrano quadri astratti. Nei villaggi le case sono addossate l’una all’altra per lasciare maggior spazio ai vigneti. Nelle città chiese e cattedrali sono maestose, a iniziare da quella di Reims, una delle più belle di Francia. La loro struttura architettonica è caratterizzata da ampie finestre e rosoni che mettono in risalto le splendide vetrate, una delle prerogative dell’arte locale assieme alle sculture religiose. La storia e la cultura sono generose di testimonianze dai tempi antichi a oggi: da quando i re francesi si facevano incoronare nella cattedrale di Reims, alle scoperte enologiche del sacerdote benedettino Dom Pérignon, che mise le basi per il successo mondiale dello champagne; dagli armoniosi paesaggi dipinti da Renoir che in questa regione trascorreva le vacanze, alle meditazioni politiche di Charles de Gaulle, ispirate dalla pace della sua villa in campagna; senza dimenticare la straordinaria opera di Denis Diderot precursore della modernità.

L'itinerario è facilmente percorribile con la propria automobile partendo dal Ticino. In circa 7 ore si raggiunge Reims, da cui ci si sposta in seguito verso sud in brevi tappe giornaliere. Il rientro in Svizzera da Langres, la città circondata dalle mura fortificate più ampie d’Europa, comporta invece 5 ore di viaggio.

 

Le grandi cattedrali

La prima meta del nostro viaggio è Châlons-en-Champagne, che ci sorprende soprattutto per la sua basilica di Notre-Dame de l'Epine. D’ora in poi quando sentirò parlare di una «cattedrale nel deserto» penserò a questa imponente chiesa, realizzata sul modello della cattedrale di Reims, a 8 chilometri da Châlons-en-Champagne, in piena campagna. Patrimonio mondiale dell’Unesco, la si scorge da lontano e la sua purezza di stile, secondo gli esperti, esprime la perfezione dell’architettura gotica (inizio XV secolo). Di puro stile gotico è pure la cattedrale di Châlons, dove facciamo il primo incontro con splendide vetrate, che ci accompagneranno durante tutto il viaggio. Notevole anche la chiesa di Notre-Dame-en-Vaux, che presenta al suo interno la transizione dal romanico al gotico. In un piccolo museo adiacente sono state raccolte 55 colonne scolpite, di notevole fattura, che appartenevano a un antico chiostro romanico e rappresentano personaggi storici e religiosi.

Meno di un’ora di strada separa Châlons da Reims, dove un angelo sorridente vigila su una delle cattedrali considerate tra le più pregevoli del mondo cristiano, per la sua unità stilistica, per le sue statue, per le sue straordinarie vetrate antiche e quelle più recenti realizzate negli anni Settanta da Chagall, per i suoi trascorsi legati alla storia di Francia. La tradizione cristiana di Reims risale al V secolo quando Clodovèo re dei Franchi, dopo avere sconfitto gli Alemanni accettò di farsi battezzare suggellando così l’unione del suo popolo, cioè dei Francesi, al cristianesimo. Nell’ottobre dell’anno 816, nella basilica precedente a quella attuale, avvenne l’incoronazione imperiale di Luigi il Pio. Nell’attuale cattedrale tra il 1223 e il 1825 vennero incoronati ben 33 re francesi. I giorni precedenti la cerimonia risiedevano nell’adiacente Palazzo del Tau (che si può visitare), dove i vescovi andavano a cercare «il re che Dio aveva scelto per i Francesi».

Nel 1962 la cattedrale di Reims ha vissuto un altro grande avvenimento di portata storica: la cerimonia di riconciliazione tra Francia e Germania, dopo gli avvenimenti della seconda guerra mondiale, voluta da Charles de Gaulle e Konrad Adenauer.

Passeggiare per le vie del centro storico di Reims è molto piacevole, ma non si può lasciare la città senza visitare la splendida chiesa di Saint-Remi, costruita nella prima metà dell’XI secolo, e una delle importanti cantine (Pommery, Taittinger, Veuve Clicquot, Mumm, Ruinart, ecc.) che si trovano in collina, poco distante da Saint-Remi. Nei loro sotterranei in passato sono stati scavati 120 chilometri di gallerie, dove viene invecchiato lo champagne. Durante la Seconda guerra mondiale questi tunnel servivano da rifugio e ospitavano ospedali e scuole. 

Chi non trova il tempo a Reims per visitare una cantina, si può rifare a Épernay, altra grande capitale dello champagne.

 

A spasso tra i vigneti

Un circuito di un centinaio di chilometri permette di scoprire il Parco naturale regionale della Montagna di Reims, dove vengono coltivate le uve Pinot Noir, Pinot Meunier e Chardonnay dai cui assemblaggi nascono alcuni tra i più rinomati champagne Grands Cru. Per rendersi conto della vastità della zona bisogna salire sul Faro di Verzenay, da cui il panorama a 360 gradi è fantastico. Ma che ci fa un faro in mezzo alla vigna? Fu l’originale trovata pubblicitaria di Joseph Goulet, che all’inizio del ‘900 lo fece costruire per far conoscere il suo champagne. Durante la Seconda guerra mondiale il faro fu occupato dai soldati tedeschi che controllavano la pianura, mentre i francesi osservavano i loro spostamenti dalla montagna. Una montagna sui generis, alta appena 300 metri e ricoperta all’estremità da folti boschi, mentre tutt’attorno sulla pianura si sviluppano i vigneti. Accanto al faro è stato creato un moderno museo, che ricorrendo a tecnologie multimediali rappresenta il ciclo delle stagioni nei vigneti e illustra gli aspetti storici ed economici del vino dei re. 

Poco distante, nel bosco di Verzy, si possono ammirare rarissimi esemplari di alberi dai tronchi contorti, caratteristica che ancora oggi rimane un mistero. Nella chiesa di Hautvillers, un pittoresco villaggio noto per le insegne che decorano le case indicando la professione delle famiglie d’origine, riposano le spoglie di Dom Pérignon. È grazie alle scoperte di questo frate benedettino, il quale dedicò gran parte della sua vita all’enologia, che nacque lo champagne moderno con le caratteristiche bollicine.

 

Épernay e la Côte des Blancs

Buona parte dei 3,4 miliardi di bottiglie di champagne prodotte annualmente vengono invecchiate nelle cantine di Reims e di Épernay. Quest’ultima è l’altra grande capitale del vino dei re, con oltre 100 chilometri di gallerie sotterranee. Lungo l’Avenue de Champagne si allineano, come a Reims, le cantine più rinomate. Noi abbiamo visitato quella di Mercier, attratti dalla creatività del suo fondatore Eugène Mercier. La visita è alquanto spettacolare. Con un ascensore panoramico si scende nei sotterranei, dove un trenino attende i visitatori, che anticamente erano invece accolti da carrozze trainate da cavalli. Ma non fu questa l’unica trovata di Mercier. Le pareti dei 18 chilometri di gallerie della sua cantina sono in parte scolpite da un artista di fine Ottocento e all’entrata fa bella mostra di sé la gigantesca botte, pure scolpita, che può contenere l’equivalente di 215 mila bottiglie e che fu fatta costruire nel 1889 in occasione dell’Esposizione universale di Parigi. Venne trainata da Épernay a Parigi da 24 buoi e 18 cavalli durante un avventuroso viaggio che durò 20 giorni e richiese il rafforzamento di ponti e l’abbattimento di muri lungo il tragitto. Ma fu un grande successo e quindi una straordinaria trovata pubblicitaria. Ancora oggi Mercier è il secondo produttore al mondo di Champagne, dopo Moët & Chandon. 

A sud di Épernay si estende l’armoniosa Côte des Blancs, dove si coltiva quasi esclusivamente Chardonnay e dove le aziende dispongono di ampi vigneti. Negli ordinati villaggi situati lungo questo itinerario si notano una miriade di cantine di piccoli produttori locali. A Vertus ha sede Duval-Leroy, la cantina che produce uno champagne in collaborazione con il già campione mondiale dei sommelier Paolo Basso.

 

La Città Santa delle vetrate

Troyes è considerata la «città santa delle vetrate». Già a partire dal XIV secolo si parla di una «école de Troyes» per lo stile «caratterizzato dai colori vivaci e dal disegno accurato». Ancora oggi in questa città si trovano alcuni degli atelier di restauro delle vetrate più apprezzati di Francia. Per rendersi conto di questa inestimabile ricchezza basta visitare l’imponente cattedrale Saint-Pierre-et-Saint-Paul , così come altre sontuose chiese (in particolare Saint-Jean, Saint-Jean-du-Marché, Sainte-Madeleine, Saint-Pantaléon, Saint-Urbain), dove l’architettura lascia ampi spazi alle finestre e ai rosoni. Dal 2013, inoltre, in un prestigioso antico palazzo è stato aperto il centro culturale «Cité du Vitrail» che presenta una collezione di vetrate unica in Europa. E visitarlo è particolarmente interessante perché si possono osservare questi capolavori da vicino (mentre nelle chiese sono sempre situati molto in alto) per apprezzarne i particolari, simili a quelli di un dipinto, e gli splendidi colori.

Tutte le chiese della regione dello Champagne conservano opere dei maestri vetrai di Troyes; questa città era però famosa anche per le sue botteghe di scultori, che hanno prodotto capolavori sparsi in tutta la zona.

Il centro storico di Troyes è a forma di tappo di Champagne e, oltre a opere d’arte straordinarie (come ad esempio l'interessante collezione di pittori «fauves» visibile al Museo d'arte contemporanea), conserva anche stradine pittoresche (in particolare Ruelle des Chats) caratterizzate da case a graticcio, con la loro tradizionale struttura in legno intervallata da mattoni intonacati.

La città anticamente era famosa per le sue fiere, che nel XII e XIII secolo erano note in tutta Europa. Ma fu anche il luogo dove, il 21 maggio 1420, la regina Isabella firmò un trattato che diseredava il delfino Carlo VII e consegnava di fatto la Francia agli Inglesi, designando Enrico V re d’Inghilterra legittimo erede al trono di Francia. Nove anni più tardi, il 17 luglio 1429 Carlo VII riconquistò il trono di Francia entrando nella cattedrale di Reims, accompagnato da una commossa Giovanna d’Arco.

 

Nell’atelier di Renoir

In meno di un’ora di automobile da Troyes si arriva a Essoyes, villaggio della moglie di Renoir e di sua cugina Gabrielle, la modella preferita. Qui il pittore trascorreva i mesi estivi. Si possono visitare lo studio e la casa, che si raggiungono con una breve passeggiata lungo le pittoresche viuzze del borgo partendo dalla piazza principale, dove si trova l’Espace Renoir, un’esposizione che ripercorre la vita dell’artista e quella della sua famiglia attraverso riproduzioni di sue opere.

Il figlio Jean Renoir, grande cineasta, nel suo libro «Renoir, mio padre» (Edizioni Adelphi 2015) ripercorre i momenti felici delle estati trascorse in famiglia nel villaggio della Champagne. «Mio padre stava bene a Essoyes, e, mentre ricopriva di colori la tela, si godeva la nostra compagnia e quella degli abitanti del villaggio». Comunque «lo si vedeva poco. Se ne andava da solo a disegnare nei campi». La famiglia Renoir trascorreva in campagna ogni estate, ma con il passare degli anni la salute del pittore peggiorava, «si muoveva con sempre maggiore difficoltà… ma mia madre invitava molti amici e circondava mio padre di quella vita che tanto amava e che non poteva oramai più andare a cercare fuori». «Quando lavorava in casa – prosegue il figlio Jean – noi ci disperdevamo e andavamo a divertirci con gli amici che avevamo in paese. A meno che non fossimo chiamati per posare, non entravamo nello studio. Mia madre, invece, andava spesso a trascorrervi una o due ore». «Il ritorno da Essoyes era triste: – racconta ancora Jean – il cavallo Cocò ci portava fino a Polisot, a 12 chilometri, dove passava la ferrovia». 

Incuriositi dalla descrizione di una gita della famiglia Renoir a Les Riceys, proseguiamo in quella direzione e la sera ceniamo forse nella stessa osteria in cui Pierre-Auguste «si gustò il pollo in casseruola e i pois mange-tout avec des grelons, ovvero i piselli cotti con il lardo e si bevve più di una bottiglia di Pinot rosato».

  

Nell’eremo di de Gaulle

Il mattino ci attardiamo a Les Riceys, un villaggio «avec du caractère» come viene presentato sui cartelloni stradali man mano che ci si avvicina. Sobrio, con case in sasso grigio, alti muretti che demarcano le proprietà come in Toscana, chiese imponenti e romantici ruscelli affluenti della Senna, è un borgo affascinante e famoso per il suo rosato, considerato uno dei migliori di Francia, proprio quello di cui parla Jean quando descrive la gita della famiglia Renoir.

Un centinaio di chilometri su belle strade di campagna ci separano da un altro austero villaggio campagnolo con le case in sasso: Colombey-les-Deux-Églises. Il generale de Gaulle, uno dei padri della Francia moderna, aveva costruito qui il suo eremo nel 1921, a metà strada tra Parigi e le guarnigioni francesi, dove il giovane colonnello, militare di professione, prestava servizio. Dapprima casa di vacanza, in seguito residenza primaria, alla Boisserie de Gaulle ha trascorso i momenti più significativi della sua vita, «alla ricerca di riflessione e di serenità» e ha scritto le sue memorie nello studio con idilliaca vista sulla campagna. Fu pure qui che nel 1958 ospitò il cancelliere Konrad Adenauer per suggellare la riappacificazione tra Francia e Germania «in un ambiente familiare» ritenuto «più significativo del decoro di un palazzo». 

Per sua volontà il generale è stato sepolto a Colombey-les-Deux-Églises in una semplice e austera tomba che reca unicamente la scritta «Charles de Gaulle». Nello stesso villaggio Georges Pompidou, il politico che gli succedette all’Eliseo, inaugurò nel 1972 un’imponente croce di Lorena alta oltre 44 metri che domina la regione. Risale invece al 2008 il modernissimo museo «Mémorial Charles de Gaulle», dove si può trascorrere un’intera giornata senza annoiarsi. Visitandolo si rivive la storia francese del XX secolo con l’ausilio di foto, filmati, animazioni, che rendono il percorso estremamente interessante.

 

Un secolo di storia

Si parte dalla Prima guerra mondiale quando de Gaulle venne abbandonato dai suoi compagni sul campo di battaglia a Verdun pensando che fosse morto; in seguito fu fatto prigioniero dai tedeschi. Terminata la guerra, de Gaulle si oppose alle strategie difensive del ministro Maginot, che sperava di tenere lontana la minaccia tedesca con la famosa linea fortificata che portava il suo nome. Linea che venne facilmente aggirata da Hitler, come de Gaulle aveva temuto, per invadere la Francia nel 1939. E mentre il maresciallo Pétain si apprestava a collaborare con l’occupante, de Gaulle da Londra lanciò un appello per evitare la resa e continuare la lotta contro il fascismo. Lotta che egli proseguì dall’estero: dapprima da Londra, in seguito dai territori delle colonie francesi, creando a Brazzaville, in Congo, la prima capitale della Francia libera, fino alla liberazione di Parigi del 26 agosto 1944. Seguirono l’elezione all’unanimità alla presidenza del governo, le dimissioni da questa carica nel 1946 e il ritorno al potere 12 anni più tardi, alla testa del Rassemblement du Peuple Français. Nel 1968, travolto dai movimenti giovanili, uscì dalla scena politica in seguito alla sconfitta in un referendum, che si era trasformato di fatto in una votazione pro o contro di lui. Due anni più tardi, il 9 novembre 1970, la morte.

 

La città natale di Denis Diderot

La strada che collega Colombey-les-Deux-Églises a Langres, città natale del filosofo Denis Diderot, passa per Chaumont, un borgo medievale che merita una breve visita. In particolare in una cappella funeraria della basilica di Saint Jean Baptiste si può ammirare un gruppo di undici statue policrome del Quattrocento a grandezza naturale. I personaggi sono di un’espressività notevole, come quelli di un altro gruppo scultoreo considerevole che avevamo ammirato nella chiesa di Saint-Jean-Baptiste a Chaource, poco distante da Essoyes. Due esempi eccezionali della ricchezza scultorea della regione. 

La grande attrattiva di Langres è invece rappresentata dalla sua cinta muraria fortificata lunga 4 chilometri, che abbraccia tutta la città e offre un piacevole percorso con splendidi punti panoramici sulla regione agricola circostante. La cittadina è graziosa. La piazza principale è dedicata al suo cittadino più celebre, Denis Diderot, che troneggia al centro immortalato in una statua dallo scultore Bartholdi.

 

Diderot, padre del pensiero moderno

Nel 2013, in occasione del terzo centenario della sua nascita, all’importante filosofo, nella cornice di una splendida residenza, è stato dedicato un modernissimo museo (La Maison des Lumières), in cui il visitatore può interagire con il personaggio grazie a moderne tecniche digitali. Si percorre così la vita e l’opera di questo grande uomo destinato dalla famiglia alla vita ecclesiastica, ma che diventò invece un simbolo del rinnovamento. Osteggiato dalla chiesa e dal potere costituito fino al punto da venire rinchiuso in carcere, attraverso l’istruzione e la cultura Diderot voleva rendere cosciente il popolo e allontanarlo dall’oppressione della fede e del potere dispotico. Grande anticipatore del pensiero moderno, già nel Settecento auspicava l’emancipazione della donna e la democraticizzazione degli studi. Spirito libero, romanziere, critico d’arte, drammaturgo, uomo di scienza, era interessato al progresso scientifico, alla scoperta di nuovi continenti e di culture diverse, alla circolazione delle idee grazie ai nuovi mezzi di trasporto e combatteva ogni tipo di intolleranza religiosa o politica. 

Il suo capolavoro «Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers» fu la più importante opera editoriale del secolo, che comportò la pubblicazione di 35 volumi sull’arco di un trentennio a metà Settecento. Vi furono coinvolti oltre mille lavoratori tra fabbricanti di carta, tipografi, disegnatori, rilegatori, stampatori e naturalmente gli estensori degli articoli tra i quali figurano personaggi di spicco dell’epoca, a iniziare da Jean-Jacques Rousseau. 

L’obiettivo della pubblicazione era quello di cambiare il modo di pensare diffondendo una nuova filosofia. Come? Raccogliendo il maggior numero possibile di conoscenze da trasmettere ai contemporanei e alle future generazioni nella speranza «che i nostri nipoti, diventando più istruiti, siano al tempo stesso più virtuosi e felici».

 

 

Per saperne di più

  • Champagne Ardenne, Le guide vert Michelin, Nanterre 2014
  • Borgogna e Champagne-Ardenne, La guida verde Michelin, Clermont-Ferrand 2008
  • Borgogna e Champagne-Ardenne, Meridiani, Torino 2002
  • Francia, Lonely Planet, Torino 2015
  • Champagne-Ardenne (carta geografica), 515 regional France, Michelin
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