Galapagos

Nel paradiso terrestre degli animali

Una crociera di una settimana a bordo di una piccola barca (15 passeggeri) nelle «Isole Incantate». Attraverso paesaggi lunari di origine vulcanica, alla scoperta di tartarughe giganti, iguane, leoni marini e una miriade di uccelli. La più grande magia di questo luogo sono gli animali e il loro comportamento verso l’uomo, di cui non hanno paura. Nella terra che ispirò a Charles Darwin la teoria dell’evoluzionismo. Lo scienziato vi soggiornò per poco più di un mese all’età di 22 anni, ma la sua teoria la rese nota solo 24 anni dopo.
Giò Rezzonico
01.01.2020 12:00

Itinerario

(gennaio 2020)

  • 1° giorno Milano - Quito
  • 2° giorno Otavalo (visita al mercato)
  • 3° giorno Parco Nazionale di Cotopaxi
  • 4° giorno Quito - Coca (imbarco sulla nave Anaconda)
  • 5° giorno Parco nazionale Yasuní
  • 6° giorno Navigazione
  • 7° giorno Avventura nella foresta
  • 8° giorno Rientro a Quito
  • 9° giorno Quito - Galapagos (imbarco sul M/Y Grand Majestic)
  • 10° giorno Isola North Seymour e Isola Santa Cruz
  • 11° giorno Isola Santiago e Isola Bartolomé
  • 12° giorno Isola Isabela
  • 13° giorno Isola Fernandina e Isola Isabela
  • 14° giorno Isola Santiago
  • 15° giorno Isola Santa Cruz
  • 16° giorno Isola di San Cristóbal - Sbarco - Volo per Milano
  • 17° giorno Arrivo a Milano

 

Durata del viaggio: 17 giorni

Operatore turistico: Kel12

 

  

 

  

Nel tragitto tra l’aeroporto e il porto, dove un catamarano ci attende per una crociera di una settimana con altri 15 passeggeri, il nostro piccolo bus si ferma due volte per permettere a due grandi iguane terrestri di attraversare la strada. Lungo il percorso, nei prati ai lati della carreggiata, ci «accolgono» anche enormi tartarughe, quelle che hanno dato il nome all’arcipelago. Ben arrivati alle Galapagos, paradiso terrestre degli animali!

Il modo migliore per visitare le cosiddette «Isole Incantate» è quello di effettuare una crociera di almeno quattro giorni (ma meglio di sette) a bordo di una delle tante piccole imbarcazioni che partono da Puerto Ayora, nell’isola Santa Cruz, o da Puerto Baquerizo Moreno nell’isola di San Cristóbal. Il mare, durante il nostro inverno, è calmo. Il paesaggio lunare. «Prendete venticinque mucchietti di cenere scaricati qua e là in un campo alla periferia di una città: immaginate alcuni di questi - scriveva Herman Melville, l’autore di «Moby Dick» - ingranditi fino alle dimensioni di montagne e che il campo sia il mare e avrete un’idea approssimativa di cosa sono queste isole». Su distese immense di lava scura, con una gamma di variazioni dal marrone al nero, sorgono qua e là alcuni cactus solitari e piante basse che danno una colorazione rossa o verde. Gli alberi, durante la stagione delle piogge, sono spettrali, senza foglie.

  

I contrasti del paesaggio

Alcune spiagge sono bianchissime, altre rosse, in contrasto con le nere rocce laviche, altre ancora hanno lo stesso colore degli scogli. Le montagne, o meglio i vulcani, reggono spesso una coltre di nuvole, che garantisce loro una vegetazione verde. Ma la più grande magia di questo luogo sono gli animali e il loro comportamento verso l’uomo, di cui non hanno paura. Durante le nostre frequenti escursioni a terra, che raggiungiamo a bordo di gommoni, incontriamo tartarughe giganti, leoni marini, granchi enormi, uccelli di ogni genere e iguane di terra o marine. Quest’ultime si mimetizzano talmente con il colore della lava, che bisogna fare attenzione a non calpestarle.

Il programma di viaggio prevede anche diverse esperienze di snorkeling. Dove giungono correnti marine da nord l’acqua è fredda, per cui ci immergiamo con la muta. Nuotiamo seguendo il lento incedere delle tartarughe, che di tanto in tanto emergono con il loro musetto dall’acqua per prendere aria. I leoni marini giocano con noi. Ci puntano, e poi quando arrivano a mezzo metro di distanza dal nostro corpo ci passano sotto la pancia senza toccarci e ruotano su se stessi. Un pinguino, incuriosito dalla mia presenza, si avvicina a filo d’acqua alla mia maschera, quasi per dirmi: ma che ci fai qui? Anche le iguane nuotano a fior d’acqua, lasciando emergere la loro cresta preistorica. I fondali delle Galapagos sono considerati tra i più belli al mondo. Vediamo pesci variopinti, stelle marine giganti di ogni colore, razze enormi, mentre i pescecani nuotano imperiosi, ma non minacciosi, in profondità.

 

Un arcipelago vulcanico

L’arcipelago, di origine vulcanica, dista circa 1'000 chilometri dalla costa ecuadoregna e si compone di 13 isole principali, 6 minori e 42 isolotti. L’isola più grande, Isabela, ospita una catena di 5 vulcani, tra cui il Wolf, il più alto dell’arcipelago, che supera i 1'700 metri di quota. Navigando si vede solo la parte emergente di queste montagne immerse nelle acque dell’oceano. E dato che i vulcani sono tuttora attivi - l’ultima eruzione sull’isola Fernandina risale al 2017 - questi territori sono sempre in evoluzione.

Queste isole quasi mistiche, dove l’impronta umana è ancora ridotta al minimo, hanno un ecosistema molto fragile e sono considerate una vetrina della biodiversità. Grazie al loro isolamento e al clima mite (la temperatura rimane tutto l’anno attorno ai 25-27 gradi) vantano una straordinaria varietà di flora e di fauna, con alcune specie che non si trovano in nessuna altra parte del globo. Sono un laboratorio della natura, dove si conservano più chiare che in qualsiasi altro luogo della Terra, le tappe evolutive della specie. Fu infatti alle Galapagos che Darwin ebbe le prime intuizioni che lo avrebbero poi portato, alla fine della sua vita, a elaborare le teorie sull’evoluzionismo. Dopo la pubblicazione nel 1859 della prima edizione (che fu esaurita in un sol giorno) del suo saggio «L'origine delle specie», le Galapagos divennero un luogo simbolo della scienza moderna.

 

Mito della scienza moderna

A rendere tanto celebri le Galapagos furono certamente le teorie evoluzioniste di Charles Darwin, che all’età di 22 anni vi soggiornò dal 15 settembre al 20 ottobre 1835. «Non c’è cosa tanto sorprendente – scrisse nel suo diario di viaggio - come vedersi circondati di nuovi uccelli, nuovi rettili, conchiglie nuove e nuovi insetti, così come di piante». Sarebbe errato pensare che di ritorno da quell’arcipelago lo scienziato inglese ebbe un’illuminazione e pubblicò la sua teoria su «L'origine delle specie». No, questa pubblicazione, che rimane una pietra miliare nella storia del pensiero umano, apparve solo nel 1859, quindi quasi 25 anni dopo il ritorno di Darwin dal viaggio. Anche se altre pubblicazioni precedenti, tra cui una riedizione dei suoi diari di viaggio del 1844, indicavano come Darwin stesse elaborando le osservazioni scientifiche annotate durante il soggiorno alle Galapagos del 1835. Perché, ci si può chiedere, tanta prudenza prima di esprimere la teoria dell’evoluzionismo? Perché avrebbe rivoluzionato lo scibile umano andando contro alle credenze dell’epoca, ancorate alla religione cristiana. Secondo la Bibbia, infatti, Dio avrebbe letteralmente creato l’Universo, la materia, l’energia e tutta la vita dal nulla, nello spazio di 6 giorni. Tutte le specie viventi di piante, animali, uomo incluso, sarebbero state create immutabili una per una in un momento unico. Se si pensa che Darwin da giovane era stato molto vicino ai pensatori di ispirazione religiosa e che la famiglia lo aveva mandato a Cambridge per diventare ecclesiastico, si può ben capire la sua prudenza e il suo timore di essere scomunicato. Infatti, dopo la pubblicazione delle sue teorie gli integralisti religiosi sostennero che «non Darwin, ma bensì il Diavolo stesso deve esser stato il padre dell’evoluzionismo»: la teoria in base alla quale scimmia e uomo hanno avuto comuni antenati nei primati. 

Ma perché questa teoria è tanto legata alle Galapagos? Perché questo arcipelago può essere considerato un laboratorio della natura, nel quale si conservano, più chiare che in qualsiasi altro luogo sulla Terra, le tappe evolutive della specie. Questo arcipelago vulcanico, che emerse letteralmente dall’oceano milioni di anni fa in seguito a eruzioni, dato che non era mai stato collegato alla terraferma, non ospitava originariamente nessuna forma di vita. Alcuni animali lo raggiunsero in volo, altri trasportati da vegetazione galleggiante. Una volta giunti nel nuovo ambiente si modificarono per meglio adattarsi alle nuove condizioni di vita, dando origine a specie diverse rispetto a quelle dei primi colonizzatori. Un’unica specie ancestrale, per esempio i famosi fringuelli di Darwi, ha dato origine a 13 specie «moderne», che presentano caratteristiche molto simili, ma si differenziano nella forma del becco da un’isola all’altra. Un’evoluzione resasi necessaria per procurarsi cibo più facilmente in situazioni ambientali diverse.

 

Tra storia e leggenda

«Sembrava fossero piovuti sassi». Gli uccelli «sono talmente stupidi che non sono in grado di fuggire e molti si potevano catturare con le mani». A esprimersi in modo così poco francescano fu il vescovo spagnolo Tomás de Berlanga, primo uomo a mettere piede sull’arcipelago nel febbraio del 1535. Proveniente da Panama e diretto in Perù, la sua nave finì alla deriva e fu trascinata dalla corrente verso le Galapagos. Nel XVII secolo furono i corsari che imperversavano nella regione a eleggere l’arcipelago come loro rifugio. Vi trovavano acqua e carne, catturando enormi tartarughe che in parte mangiavano sul luogo, in parte trasportavano sulle navi. I poveri animali venivano stipati nelle stive, dove pare potessero sopravvivere fino a un anno, offrendo quindi carne fresca durante la navigazione. Per le stesse ragioni nei secoli XVIII e inizio XIX furono i balenieri, dapprima britannici, poi degli Stati Uniti, a utilizzare l’arcipelago come base logistica. Sembra furono i racconti di queste epoche eroiche a ispirare nel Settecento a Daniel Defoe il celebre romanzo «Le avventure di Robinson Crusoe» (prima edizione 1719) e nel secolo successivo a Herman Melville il popolarissimo «Moby Dick». Il soggiorno di Darwin, come abbiamo visto, risale al 1835, lo stesso anno in cui l’Ecuador rivendicò la sua sovranità sull’arcipelago. I primi abitanti stabili raggiunsero le Galapagos all’inizio del Novecento. Erano ecuadoregni, ad eccezione di alcuni tedeschi che furono attratti dall’utopia di rifondare l’umanità in quel paradiso terrestre.

La prima tutela del territorio risale al 1934, in occasione del centenario della visita di Darwin. L’istituzione del Parco Nazionale, che protegge il 97 per cento del territorio, risale invece al 1959. Vent’anni più tardi le Galapagos vennero riconosciute come Patrimonio Naturale dell’Unesco e nel 1986 anche i fondali marini entrarono a far parte del Parco Nazionale.

 

Le tartarughe di terra e di mare

«A fatica si riesce a credere – afferma Melville - che questi «animali senza tempo, di aspetto antidiluviano siano creature di questa terra». «Il signor Lawson - scrive Darwin - mi ha riferito di aver visto testuggini tanto grandi che erano necessari sei o sette uomini per sollevarle da terra».

In effetti questi animali che danno il nome all’arcipelago possono superare i 2 quintali e vivere fino a 200 anni. Prima che arrivasse l’uomo, che ne provocò quasi l’estinzione, non avevano altro nemico che la propria goffaggine. Il capitano americano di vascello David Porter racconta che all’inizio dell’Ottocento in soli quattro giorni ammassò tartarughe per un peso di 14 tonnellate. Delle 14 specie presenti nell’arcipelago oggi ne rimangono ancora 11. Differiscono tra loro da isola a isola soprattutto per la conformazione della corazza, che si è adattata ai diversi ambienti in cui vivono. Le tartarughe si cibano di cactus quando si trovano a basse quote, quando invece salgono verso le montagne alla ricerca di acqua dolce mangiano muschio ed erba. All’alba iniziano la loro giornata alla ricerca di cibo, che interrompono durante le ore più calde quando si riposano all’ombra per poi riprendere la ricerca nel tardo pomeriggio.

Altrettanto affascinanti sono le tartarughe d’acqua, che si possono osservare dalla barca o facendo snorkeling, nuotando in loro compagnia. Anch’esse possono raggiungere i 150 chilogrammi di peso. Quando nascono raggiungono il mare dalla spiaggia, dove anni più tardi tornano per procreare a loro volta.

 

Iguane di mare e di terra

Le Galapagos sono l’ultimo territorio al mondo in cui esiste una specie di iguana che per adattarsi all’ambiente in cui vive ha imparato ad andare sott’acqua e ha sviluppato una particolare ghiandola che le permette di ingerire e smaltire l’acqua salata. «È una creatura di aspetto orribile - ha notato Darwin durante il suo viaggio alle Isole Incantate - di color nero sporco, stupida e lenta nei movimenti». Lunghe oltre un metro e con la cresta che corre lungo tutta la spina dorsale fin sulla coda sembrano infatti gli ultimi rappresentanti viventi degli estinti sauri marini. Sono i rettili più comuni delle Galapagos. Vivono in comunità e si possono osservare con facilità mentre una accanto all’altra si riscaldano immobili al sole sulle rive rocciose in attesa della bassa marea, che rende più facilmente accessibili le alghe di cui si nutrono.

«Come i loro parenti acquatici (le iguane di terra) - scrive Darwin - sono animali brutti, di colore gialliccio arancione sulla parte inferiore e rosso bruniccio sul dorso. A causa del basso angolo facciale hanno un’espressione particolarmente stupida». Anche di questa specie, più grandi delle iguane marine, se ne incontrano parecchie.

 

Gli altri animali

Molto simpatici, quando si fa snorkeling, sono i leoni marini. Vivono in colonie sulle coste e sono poligami. Le femmine e i piccoli rimangono pigramente sulla spiaggia a prendere il sole, mentre il maschio procura il cibo e si preoccupa di proteggere il suo harem. Fino a quando un altro «supermacho» più in forma non prende il suo posto. Più rari sono i pinguini. «Che animali bizzarri sono questi?, si chiedeva Melville, «eretti come gli uomini, a terra camminando goffamente, mentre in acqua procedono come vogando, e non volano».

Molto interessanti sulle isole sono gli incontri con gli uccelli, a cominciare dagli eleganti flamingo, per poi passare alle fregate, che sembrano scuri aquiloni in volo, ai pellicani col loro becco a forma di sacco, agli albatros che possono veleggiare senza sbattere le ali e perfino dormire in volo, ai cormorani che come i pinguini non possono volare, ai fringuelli resi famosi dalle ricerche di Darwin, alle sule dai piedi azzurri, alle minacciose poiane, ai più comuni gabbiani.

 

 

Per saperne di più

  • Ecuador e Galapagos, Lonely planet, Torino 2018
  • Ecuador Galapagos, Polaris, Firenze 2013
  • Victor von Hagen, Darwin e le Isole Incantate, Milano 1982
  • Charles Darwin, Viaggio di un naturalista intorno al mondo, Malaeska editore
  • Francisco Coloane, Galapagos, Parma 2002
  • José Manuel Rubio Recio, Il Pacifico, Milano 1995
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