Asia / Giappone

Tokyo. Una megalopoli da 38 milioni

A fine marzo, quando i ciliegi sono in fiore, i parchi si tingono di bianco e di rosa. Per 250 anni sede del potere politico dei samurai e dal 1868 dell’impero. Il contrasto tra i quartieri dalle architetture futuristiche e quelli in cui si respira l’atmosfera del passato. A Nikko, 150 chilometri a nord, il mausoleo del fondatore.
Giò Rezzonico
26.03.2023 12:00

Itinerario

(marzo 2023)

  • 1° giorno Partenza dall'Italia con voli di linea per Tokyo con arrivo il giorno successivo
  • 2° giorno Arrivo a Tokyo, la capitale del Giappone che sorge sulle sponde del fiume Sumida e si affaccia sull'omonima baia
  • 3° giorno Tokyo, una delle metropoli più importanti al mondo dove convivono antiche culture e "caos ordinato" di una grande città 
  • 4° giorno Tokyo
  • 5° giorno Escursione a Nikko, antico centro religioso, Patrimonio dell'Umanità UNESCO
  • 6° giorno Proseguimento per Hakone e Matsumoto
  • 7° giorno Partenza per Takayama, deliziosa cittadina nella zona di Hida
  • 8° giorno Partenza per la zona di Shirakawago, con i caratteristici villaggi e case triangolari dal tetto di paglia
  • 9° giorno Visita al bellissimo giardino Kenroku-en e partenza in treno per Kyoto
  • 10° giorno Partenza per la piccola città di Uji, che vanta uno dei più bei palazzi di tutto il Giappone e proseguimento per Nara per visitare il grande Tempio di Todai-ji
  • 11° giorno Visita di Kyoto, l'antica capitale imperiale, dove le tracce monumentali del passato si mescolano ai segni della modernità
  • 12° giorno Partenza per Osaka, la terza città più grande del Giappone
  • 13° giorno Escursione allo splendido Castello Feudale di Himeji
  • 14° giorno Voli di rientro da Osaka per l'Italia

  

 

 

Durata del viaggio: 14 giorni

Operatore turistico: Kel12

  

 

 

 

Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, il Giappone si veste di bianco e di un rosa tenue per lo Hanami, la festa dei ciliegi in fiore: uno spettacolo indimenticabile! Pochi giorni dopo la fioritura i petali cadono immacolati e l’albero non offrirà frutti. Per i giapponesi questa meraviglia della natura rappresenta la transitorietà della bellezza della gioventù. La festa ispira quindi anche una profonda riflessione sul senso della vita: tutte le cose belle hanno un inizio e una fine. Questo approccio alla natura ci permette di intuire la finezza e la complessità della cultura nipponica, tanto diversa dalla nostra. È difficile, se non impossibile, per il turista capire cosa si nasconda dietro la cortesia sorridente ma impenetrabile dei giapponesi, dietro al loro amore per l’armonia, per la disciplina (tutti in fila davanti ai negozi, in attesa dei trasporti pubblici, alle casse dei musei), l’ordine e la pulizia (non si trova mai una carta per terra). In due settimane di viaggio si possono solo intuire alcuni tratti di questa complessa cultura. È quello che abbiamo cercato di fare durante il nostro soggiorno, con l’itinerario proposto da Kel 12 attraverso il Giappone storico (si veda anche Giappone / Nei luoghi della storia).

Iniziamo dalla visita di Tokyo, capitale nipponica dal 1868 e sede del potere politico militare per 250 anni a partire dall’inizio del Seicento.    

  

Quando Tokyo era Edo

All’inizio del Seicento Edo, antica denominazione di Tokyo, era un villaggio di pescatori arroccato attorno alle rovine di un castello. Il suo sviluppo coincide con l’inizio dell’assunzione del potere politico (shogunato) da parte dei militari, i famosi samurai, di fatto a scapito dell’imperatore, oramai detentore di un potere solo di facciata. L’iniziatore di questa importante svolta politica all’interno del paese fu Ieyasu Tokugawa (1543-1616), che a Edo costruì un maestoso castello, sul luogo dove oggi sorge il palazzo imperiale. La nuova città diventò la sede dell'autorità politica, mentre l’imperatore rimaneva a Kyoto, distante 400 chilometri. I discendenti di Tokugawa hanno regnato fino al 1868, quindi per due secoli e mezzo (periodo definito Edo). Durante questo lungo tempo il Giappone non conobbe guerre, salvo controllati disordini interni, e venne completamente isolato dall’esterno: dal 1637 al 1868 un decreto impediva infatti agli stranieri di entrare nel paese e ai giapponesi di uscire. Il potere era saldamente detenuto dallo shogun di turno, discendente della famiglia Tokugawa, che controllava i suoi «signori feudali» costringendoli a trascorrere lunghi periodi a Edo con le loro famiglie per tenerli sotto controllo. Quando il «signore» si recava nelle sue terre lasciava «in ostaggio» la sua famiglia in città. Anche i matrimoni venivano decisi dallo shogun per evitare scomode alleanze. 

Edo si sviluppò rapidamente e già nel Settecento figurava tra le città più popolate al mondo. La presenza di numerosi ricchi commercianti favorì lo sviluppo dell’arte, dell’artigianato e dei quartieri del piacere.

La città, nel corso dei secoli, venne più volte distrutta: da incendi (terribile quello del 1657 che provocò oltre 100 mila morti), da terremoti (quello del 1923 la demolì per tre quarti facendo 140 mila vittime) e nel corso della Seconda Guerra Mondiale dai bombardamenti americani.

La metropoli è però sempre risorta reinventandosi. La Tokyo odierna conta 14 milioni di abitanti, ma calcolando l’intero agglomerato (che comprende altre 4 amministrazioni) supera i 38 milioni. Non ha un centro vero e proprio e nei vari quartieri presenta volti differenti, ciascuno con una propria identità e atmosfera. È forse proprio questa diversità a costituire il carattere principale di questa affascinante metropoli.

 

I quartieri della modernità

Alcune aree della città ricordano il passato, altre proiettano il visitatore nel futuro. Ci vorrebbero settimane per entrare in sintonia con questa metropoli, ma in due o tre giorni ci si può fare un’idea, anche se certamente superficiale. Dati i lunghi tempi di trasferimento in taxi e gli affollamenti sui mezzi pubblici è meglio suddividere la visita in zone.

Iniziamo dalla metropoli moderna, caratterizzata da un’architettura avveniristica sviluppatasi soprattutto nel corso del secondo dopoguerra. Le antiche costruzioni in legno, tanto esposte agli incendi, sono state sostituite da moderni grattacieli, alcuni progettati da grandi architetti occidentali come Le Corbusier, Wright, Forster, Nouvel, altri da loro colleghi giapponesi famosi come Ando o Kenzo. È proprio a quest’ultimo che si deve il palazzo più emblematico della moderna Tokyo; quello che ospita l’attuale municipio (metropolitan governement). Costruito in vetro e granito fonde elementi di modernismo e di gotico: le due torri laterali si separano dal corpo centrale al 33mo piano slanciandosi verso il cielo e dando l’impressione di una moderna cattedrale. Attorno, altri grattacieli fanno a gara in altezza. Siamo nel quartiere di Shinjuku, dove lavorano ben 250 mila persone. La maggior parte si reca in ufficio con i mezzi pubblici: l’omonima stazione è il maggior snodo ferroviario della capitale, il più trafficato al mondo. Lo certifica il Guinness dei primati con 3 milioni e 640mila passeggeri che lo attraversano quotidianamente, la maggior parte muniti di mascherina (e non per il Covid).

Dietro la stazione, in 10 minuti a piedi, si raggiunge l’animatissimo quartiere a luci rosse di Kabukicho, il più frequentato la notte, con variopinte insegne luminose e un'ampia offerta gastronomica.

Camminando in direzione sud, in tre quarti d’ora, si giunge al quartiere di Omotesando: un paradiso dello shopping, dove sono presenti le principali griffes internazionali: le stesse che si trovano in tutto il mondo. A pochi minuti a piedi, nel quartiere di Harajuku, mecca della moda giovanile, si possono invece incontrare ragazzi e ragazze vestiti in modo stravagante. Proseguiamo la nostra passeggiata in direzione sud e in mezz’ora raggiungiamo il quartiere di Shibuya, dove nel secondo dopoguerra sorsero i primi grattacieli e dove possiamo assistere a un altro primato da Guinness: il crocevia pedonale più frequentato al mondo.

 

Il santuario Meiji

Dopo tanto caos ordinato è giunto il momento di rilassarsi nel verde e di vivere un momento di spiritualità raggiungendo in pochi minuti di taxi il santuario Meiji, il monumento shintoista più importante di Tokyo e uno dei luoghi ritenuti più sacri della città, immerso in un immenso parco con oltre 120 mila alberi. La sua costruzione è abbastanza recente: risale al 1915 e durò 5 anni. Fu voluta per venerare l’imperatore Meiji (1852-1912), il cui impero segnò la transizione dal Giappone feudale degli shogun a quello moderno, con la riapertura al mondo, sia in entrata, sia in uscita e con una forte occidentalizzazione del paese. Anche durante la fase oscurantista i giapponesi si distinsero comunque sempre per saper «giapponesizzare», o meglio reinterpretare, gli stimoli che giungevano dall’Occidente e dall’Asia. Ma questo santuario ha anche un altro importante valore storico, in quanto, come auspicato dall’imperatore a cui è dedicato lo shintoismo, otto anni dopo la sua morte diventò religione di stato. Questa «religione», ritenuta l’unica indigena dai giapponesi, considerava l’imperatore come discendente vivente di una dinastia di divinità fondatrici del paese: in altre parole un dio in terra. Un principio non più riconosciuto dalla costituzione del 1945, imposta dagli americani su modello occidentale. Lo shintoismo ha origini molto lontane. Frutto di una civiltà agricola, considera i fenomeni naturali emanazioni di forze divine, che risiedono in varie espressioni della natura (alberi, rocce, vulcani, cascate, ecc.). Per secoli si è trattato di credenze popolari – tuttora radicate nella società giapponese – che hanno convissuto pacificamente con il buddhismo, giunto in Giappone verso la metà del VI secolo. Capita infatti spesso, come vedremo più avanti, di visitare templi buddhisti con accanto santuari shintoisti. Nel XIX secolo però, con il tramonto dello shogunato e il ritorno del potere assoluto all’imperatore, queste credenze vennero codificate in un credo per rafforzare la sua figura, rendendola divina. 

Ecco perché, dopo la morte dell’imperatore Meiji, venne eretto a Tokyo il santuario shintoista a lui dedicato. L’edificio venne distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale e fu ricostruito nel 1958, anche se ormai la sua figura non era più considerata una divinità. Nel parco sorge un enorme muro di botti di sakè, la bevanda nazionale, che secondo la tradizione shintoista ha la proprietà di facilitare la connessione con gli dei.

 

La 5th Avenue giapponese

Ci spostiamo verso sud per visitare Ginza, un’altra «via delle firme», e certamente la più elegante della metropoli. È paragonabile alla 5th Avenue newyorchese o al triangolo della moda milanese. La sua architettura classica risale a fine Ottocento. Dopo un disastroso incendio nel 1872 l’imperatore decise di sostituire le antiche case in legno con edifici in mattoni di stile europeo. Questo comparto di città, pianificato dall’architetto irlandese Thomas Waters, divenne così l’emblema della modernizzazione.

Poco distante si trovava l’antico mercato del pesce, uno dei più vasti e animati al mondo, che oggi è stato trasferito fuori città. Il quartiere Tsukiji continua però ad essere animato e le antiche strutture sono state occupate da street food e da negozietti di prodotti alimentari e di articoli per la casa.

 

Pensando al passato

Ci trasferiamo nella parte nord della metropoli all’Hama-Rikyu Garden, un’isola di verde attorniata da elevatissimi grattacieli, che si affaccia sul fiume Sumido. Il contrasto tra alberi secolari e splendidi ciliegi in fiore con la modernità degli edifici sullo sfondo è davvero affascinante. In battello risaliamo quindi il fiume fino al quartiere di Asakusa, il più antico della metropoli, dove si respira ancora l’atmosfera del passato. Nel cuore della città vecchia sorge Senso-Ji, il tempio buddhista più sacro e più antico di Tokyo, nonostante sia stato ricostruito più volte: l’ultima dopo il secondo conflitto mondiale.

Percorriamo l’animata via pedonale di accesso, su cui si affaccia una miriade di negozietti, oltrepassiamo un coloratissimo portale rosso e ci troviamo davanti al tempio principale. I numerosi e affascinanti edifici del luogo di culto sono inseriti in uno splendido giardino, allietato da ciliegi in fiore. La costruzione principale ospita una statuetta di Kanon, la divinità buddhista della misericordia, che assume sembianze femminili. Secondo la tradizione, la statuetta non può essere ammirata dai mortali, per cui si dubita che esista davvero. Sempre la tradizione vuole che a trovarla impigliata nelle loro reti, nel VII secolo, furono due fratelli pescatori, ai quali la dea stessa rivelò in sogno che dovevano erigere un tempio sul luogo dove avvenne la pesca miracolosa: a quei tempi in zona paludosa, fuori dalle mura. Attorno al monumento sorgeva anticamente un quartiere del piacere con strette viuzze su cui si affacciano ancora oggi tipiche case giapponesi in legno. Le stesse che caratterizzano il vicino quartiere Yanaka, distante una ventina di minuti a piedi dal Parco Ueno, che ospita tra l’altro il Museo Nazionale.

 

Museo nazionale nel Parco Ueno

Il museo nazionale di Tokyo si compone di vari edifici che  custodiscono la più vasta collezione al mondo di arte giapponese.  Visitando il secondo piano di quello principale ci si può fare un’idea  dell’evoluzione dell’arte giapponese dalla preistoria all’Ottocento.

Il museo sorge in uno dei parchi più belli della città, soprattutto durante il breve periodo in cui i ciliegi sono in fiore: uno spettacolo indimenticabile! Il parco, che ospita vari templi, altri musei e lo zoo, è stato creato per volontà dell’imperatore all’inizio del periodo Meiji (1868), dopo una cruenta battaglia tra le truppe imperiali e gli ultimi sostenitori del sistema feudale.

 

Il santuario di Nikko

Una densa foresta di cedri, che sorge 140 chilometri a nord di Tokyo, cela tra i monti il complesso sacro di Nikko, un santuario shintoista che custodisce le spoglie di Tokugawa Ieyasu, fondatore di Edo (la moderna Tokyo) e capostipite della dinastia di shogun che ha governato il Giappone per 250 anni, fino al 1868. Il complesso fu costruito 17 anni dopo la sua morte dal nipote, che desiderava così celebrare la memoria del nonno. L’edificazione durò due anni (dal 1634 al 1636) e si dice che vi parteciparono 15 mila artigiani provenienti da tutto il Giappone. Il complesso ricalca l’immagine collettiva che ognuno di noi ha interiorizzato del Giappone: romantici ponti, imponenti portali, templi e pagode dai colori sgargianti con tetti ondeggianti. Una particolarità del monumento è costituita dal pregio degli intagli in legno, che rappresentano animali e personaggi reali o mitici, nel rispetto di una perfetta armonia tra buddhismo e shintoismo.

  

      

Per saperne di più

  • Japon, Michelin voyage, guida verde, Boulogne 2015
  • Giappone, Touring Club Italiano, Milano 2020
  • Giappone, National Geographic, Milano 2020
  • Giappone, Lonely Planet, Torino 2020
  • Giappone, Le guide Mondadori, Milano 2020
  • Kenneth G. Henshall, Storia del Giappone, Mondadori, Milano 2021
  • Rosa Caroli, Francesco Gatti, Storia del Giappone, Editori Laterza, Bari 2017
In questo articolo: