Europa / Portogallo / Azzorre

Tra parchi e vulcani

Il nostro itinerario percorre quattro delle nove isole di cui si compone l’arcipelago portoghese, un angolo sperduto d’Europa in mezzo all’Atlantico, storicamente avamposto sulla rotta verso il Nuovo Mondo. A rendere unico l’arcipelago sono i suoi parchi con vegetazione tropicale e le origini vulcaniche del territorio che caratterizzano tutti i paesaggi.
Giò Rezzonico
01.09.2022 12:00

Itinerario

(settembre 2022)

  • 1° giorno Milano Malpensa - Ponta Delgada (Isola di São Miguel)
  • 2° giorno Ponta Delgada (Isola di São Miguel): visita del giardino botanico António Borges, del Palácio de Sant'Ana, del giardino botanico José do Canto e della Riserva forestale di Pinhal da Paz
  • 3° giorno Isola di São Miguel: gita alla Caldeira das Sete Cidades e alla costa nord-ovest
  • 4° giorno  Isola di São Miguel: giro dell’isola
  • 5° giorno Isola di São Miguel: gita alla Valle di Furnas
  • 6° giorno Ponta Delgada (Isola di São Miguel) – Horta (Isola di Faial)
  • 7° giorno Isola di Faial: gita al Vulcano dos Capelinhos e alla costa meridionale
  • 8° giorno Isola di Pico: gita tra i vigneti nella zona di Adegas e alla costa meridionale, visita al museo della balena a Lajes do Pico
  • 9° giorno  Horta (Isola di Faial) – Lajes (Isola di Teceira): visita della città di Angra do Heroísmo
  • 10° giorno  Lajes (Isola di Teceira) – Ponte Delgada (Isola di São Miguel)
  • 11° giorno Ponte Delgada (Isola di São Miguel) – Milano Malpensa

 

 

  

Durata del viaggio: 11 giorni

Operatore turistico: Organizzato in proprio

 

 

 

 

Lungo la costa il colore scuro della lava contrasta con il blu profondo del mare, con la schiuma bianca delle onde, con il verde intenso della vegetazione e, in luglio-agosto, con l’azzurro delle ortensie in fiore. Se ci si inoltra invece alla scoperta di laghi vulcanici all’interno delle isole, la natura diventa subtropicale, lasciando spazio ai pascoli nelle armoniose zone collinari. Sono queste le caratteristiche principali dell’arcipelago delle Azzorre, un angolo sperduto d’Europa in mezzo all’Atlantico, ultimo luogo dove tramonta il sole sul vecchio continente (le lancette dell’orologio vanno arretrate di due ore) e, storicamente, avamposto sulla rotta verso il Nuovo Mondo. Terranova, in Canada, dista 2'400 chilometri, il Portogallo 1'400.

L’arcipelago si compone di 9 isole, ben collegate da un efficiente servizio aereo. Quelle agli estremi distano tra loro circa 600 chilometri. La popolazione ammonta a 240’000 abitanti, di cui 140'000 nell’isola principale di San Miguel, dove ha sede la capitale Ponta Delgada (70'000 abitanti).

Negli Stati Uniti e in Canada vivono oggi più azzoriani che nell’arcipelago. Calcolando anche le seconde e le terze generazioni di immigrati, si pensa che nel Nord America ne viva circa un milione. Questa emigrazione iniziò già nell’Ottocento, grazie ai contatti di molti uomini che lavoravano sulle baleniere americane, ma proseguì anche nel Novecento, favorita da catastrofi naturali e difficoltà economiche sulle isole. Il fenomeno è andato affievolendosi dopo l’entrata del Portogallo nell’Unione Europea, che destinò molti aiuti alle Azzorre in base al loro status di «regione ultraperiferica». Anche rispetto al governo centrale di Lisbona, le 9 isole dell’arcipelago dispongono di uno statuto speciale, che garantisce loro autonomia in vari settori. 

Il clima mediterraneo (14 gradi in inverno e 24-27 in estate) è influenzato dalle condizioni fredde e ventose dell’Oceano Atlantico, mitigato però dalla corrente del Golfo. Il noto e atteso anticiclone, che porta il bel tempo in Europa, ha origine qui e quando si sposta verso il vecchio continente lascia una situazione di instabilità tale da giustificare il detto: «se il tempo non ti piace, aspetta mezz’ora». Capita spesso che lungo una costa ci sia il sole, mentre dall’altra parte dell’isola sia nuvoloso e in montagna addirittura nebbioso e freddo: un altro detto popolare sostiene addirittura che alle Azzorre, durante una sola giornata, si possono vivere tutte le stagioni.

 

Sette secoli di storia

L’arcipelago delle Azzorre, che era disabitato, venne scoperto dai portoghesi all’inizio del XV secolo e fu subito colonizzato. Nel 1493 Cristoforo Colombo, di ritorno dalla sua prima spedizione verso il Nuovo Mondo, si fermò sull’isola di Santa Maria per rifornirsi di acqua e cibo. La stessa cosa fecero molti altri navigatori, diretti o di ritorno dalle Americhe, nel corso dei secoli. Alla fine dell’Ottocento diverse società tedesche, inglesi e americane si stabilirono a Horta sull’isola di Faial, dove venne creata un’importante stazione ripetitrice per i cavi sottomarini che garantivano la comunicazione telegrafica e telefonica transatlantica tra Europa e Stati Uniti. Fino agli anni Sessanta del Novecento l’aviazione aerea civile che garantiva i collegamenti tra Europa e America utilizzò le Azzorre come indispensabile base di rifornimento per il carburante. 

Nel XVII secolo l’arcipelago esportava indaco, nei due secoli successivi arance e vino. Quando aranceti e vigneti vennero distrutti da parassiti, iniziò l’epoca della caccia alle balene. Oggi l’economia dell’isola si regge sull’allevamento dei bovini, sulla produzione di tonno in scatola e, sempre più, sul turismo, che negli anni pre Covid faceva registrare 1 milione e 500 mila visitatori all’anno. Sulle 9 isole pascolano oltre 200 mila mucche, che garantiscono un’ottima carne e producono 600 milioni di litri di latte all’anno. In parte viene esportato in Portogallo e in parte dà origine a squisiti formaggi, alcuni dei quali ancora prodotti seguendo le ricette dei fiamminghi che all’inizio del XV secolo colonizzarono le Azzorre assieme ai Portoghesi. L’isola di San Miguel produce anche tè (nero e verde) e gustosi ananas. Fino a metà Ottocento soprattutto sull’isola di Pico si produceva un vino dolce, il Verdelho, che veniva esportato in tutto il mondo. Come avvenne in tutta Europa a fine Ottocento, la filossera della vite distrusse tutte le coltivazioni. I vitigni autoctoni vennero sostituiti, come avvenne anche in Ticino, dall’americana, più resistente ai parassiti, ma poco pregiata per la vinificazione. Oggi le autorità azzorriane partecipano al finanziamento dei viticoltori che ripropongono i tre vitigni autoctoni: Verdelho, Arinto e Terrantez. A partire dalla metà degli anni Ottanta del Novecento è rinata un’attività enologica, che propone vini particolari date le caratteristiche vulcaniche del terreno. Ad accompagnare il vino, nei buoni ristoranti, si può gustare dell’ottima carne bovina, prelibati formaggi (il più raffinato viene prodotto sull’isola di San Jorge) e numerose specie di pesci atlantici.

 

Il nostro itinerario

Il nostro itinerario comprende quattro isole: San Miguel, Faial, Pico e Terceira. Sono collegate tra loro da un’efficiente rete aerea. In meno di un’ora di volo si passa da una all’altra. Una delle attrattive turistiche maggiori della regione è costituita da ortensie di un colore azzurro intenso, che crescono ovunque e costeggiano le strade. Il periodo migliore per assistere a questo spettacolo della natura è il mese di luglio, anche se le guide turistiche scrivono che la fioritura è garantita fino all’inizio dell’autunno: noi ci siamo stati ai primi di settembre ed erano già sfiorite.

L’arcipelago è una meta ambita per gli escursionisti: offre infatti una miriade di passeggiate ben segnalate. Attenzione però alle bizze del meteo. Per questa ragione, quando programmate il vostro viaggio, meglio prevedere una certa elasticità. Soprattutto i laghetti vulcanici, altra grande attrattiva della regione, situati tra gli 800 e i 1'000 metri, si trovano spesso avvolti dalle nuvole in transito sull’Atlantico. A basse quote, lungo le coste, il sole è invece più generoso.

Delle quattro isole visitate, San Miguel è la più grande e la più variegata. La sua bella capitale, Ponta Delgada, conta 70 mila abitanti. Molto interessante il recente intervento urbanistico «Portas do Mar», progettato per saldare le antiche vie del centro storico con la modernità. Faial è invece soprannominata l’isola azzurra per la grande presenza di ortensie. Dalla sua piccola (6'500 abitanti) ma gradevole cittadina di Horta, si raggiunge in 30 minuti di traghetto l’affascinante isola di Pico, dominata dall’omonima montagna: la più alta del Portogallo con 2351 metri di quota. Il paesaggio (decretato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità) è caratterizzato da piccoli vigneti, protetti da innumerevoli muretti a secco.

La quarta e ultima isola toccata dal nostro itinerario è Terceira, dove si trova l’antica capitale delle Azzorre: Angra, certamente la più bella città di tutto l’arcipelago. Fu progettata nel Cinquecento e concepita in base a una pianta rettangolare con un’ampia piazza principale. Dispone di un eccezionale porto naturale, grazie al quale tra il XV e il XVIII secolo fu uno dei più importanti centri di scambio dell’Atlantico. Anch’essa Patrimonio dell’Umanità, venne  parzialmente distrutta da un terremoto nel 1980. Danni di cui però non rimangono ormai che poche tracce, grazie agli aiuti garantiti per la ricostruzione da Europa e Stati Uniti. Fu definita città eroica – infatti il nome completo è Angra do Heroismo – in quanto nell’Ottocento aiutò il re portoghese Pedro IV a riconquistare il trono usurpato dal fratello Miguel. 

A rendere unica questa regione sono i suoi parchi e le origini vulcaniche del territorio.

Favoriti da un clima umido e mite tutto l’anno, i parchi delle Azzorre sono unici: si trovano soprattutto sull’isola di San Miguel e sono stati concepiti da ricchi possidenti sul modello inglese, ma con una vegetazione subtropicale.

L’origine vulcanica caratterizza invece i paesaggi, molto diversi tra loro, di tutte le isole dell’arcipelago, influenzando persino l’arte e l’architettura. 

 

Terra di vulcani

Le Azzorre sono montagne sottomarine emerse dal mare grazie all’attività vulcanica: il magma liquido, espulso dai fondali dell’oceano, a contatto con l’acqua marina fredda si è solidificato trasformandosi in roccia. L’arcipelago conta oltre 1'700 vulcani, di cui 9 ancora attivi. Il più giovane si trova sull’isola di Faial. Fra il settembre del 1957 e l’ottobre dell’anno successivo all’estremità occidentale dell’isola si sono elevate dense colonne di fumo, vapore e fango, che hanno in breve sommerso campi di pascolo e terreni agricoli. La lava ha inghiottito due isolette rocciose preesistenti collegandole con l’isola principale. Le maree, nel corso degli ultimi sessant’anni hanno eroso il morbido tufo riducendolo a un terzo del volume originale. Ne è nato un paesaggio lunare. Lo spettacolo che si presenta al visitatore è eccezionale: quello di un territorio desertico, con gradazioni di colore dal beige al marrone e al nero degli scogli. All’ombra del «nuovo» vulcano, chiamato Capelinhos, giace il vecchio faro senza più nessuna prospettiva sul mare, per cui inutilizzabile, ma trasformato in interessante centro informativo sull’attività vulcanica nelle Azzorre. Attività che permette di sfruttare anche la geotermia come fonte di energia. Questa tecnologia, basata sul calore proveniente dal sottosuolo, è particolarmente favorevole in zone vulcaniche. Grazie ad essa oggi viene prodotto circa il 20 per cento del fabbisogno dell’arcipelago, ma si spera in futuro di poter raggiungere una copertura del 60 per cento.  

L’ascesa al Capelinhos è chiusa al pubblico per motivi di sicurezza. È però possibile camminare in quel paesaggio spettrale salendo a un belvedere, oppure passeggiando lungo le scogliere in direzione del nuovo faro.

Altri interessanti fenomeni vulcanici si osservano a Furnas, sull’isola di San Miguel. In due differenti luoghi, distanti poche centinaia di metri tra loro, si possono ammirare le cosiddette fumarole (o solfatare quando contengono zolfo). Si tratta di soffioni a temperature elevatissime che si sprigionano dal sottosuolo. Gli abitanti del luogo li sfruttano per cucinare una specialità gastronomica locale. Ripongono verdure in una pentola, che poi coprono con la cenere per cucinare il «cocido», una sorta di minestrone. Sempre a Furnas, nello splendido Parco Terranostra di cui parleremo più avanti, è stata costruita una piscina-laghetto alimentata dalle calde acque di una fonte vulcanica, dove ci si può piacevolmente immergere.

 

Laghetti vulcanici

Un altro spettacolo legato alle origini vulcaniche delle Azzorre è quello dei suoi laghi formatisi in depressioni circolari prodotte dallo sprofondamento di vulcani. Il più affascinante di questi paesaggi è certamente quello noto come «Caldeira das Sete Cidades», situato a 800 metri di quota sull'isola di San Miguel. Queste caldere, appartenenti probabilmente a uno stesso vulcano, non sono dovute a un unico crollo, bensì a differenti cedimenti, che hanno generato sette laghetti di diverse dimensioni. Le strade di accesso propongono svariati «miradores» con panorami incantevoli. Una breve escursione (circa 1 ora, andata e ritorno) parte dal posteggio in prossimità del grazioso Lago do Canario e conduce a un belvedere dal quale si gode un’incredibile prospettiva su tutta la regione e in particolare su due laghetti comunicanti: Azul con oltre 5 chilometri di diametro e il più piccolo Verde. Da lassù, dove il blu dei laghi dialoga con il verde dei prati e dei boschi e con l’azzurro del cielo, ci si rende chiaramente conto di come le acque si siano adagiate nell’antica bocca del vulcano.

Anche a Furnas, sempre sulla stessa isola, accanto alle fumarole sopra descritte, sorge un lago con origini analoghe formatosi nel cratere di una caldera del diametro di 6 chilometri. Una romantica passeggiata circolare di un paio di ore permette di costeggiarlo.

Infine a San Miguel è molto spettacolare anche il Lago do Fogo con la sua bianca spiaggetta.

Spostandosi sulla graziosa isola di Pico e salendo a quota 1'000 si raggiunge il Lago do Capitao, situato in un luogo idilliaco, caratterizzato da allori contorti e ginepri, con il maestoso Pico, incappucciato dalle nuvole, sullo sfondo.

A questo punto va aperta una breve parentesi a proposito delle condizioni meteo alle Azzorre. Spesso, purtroppo, questi splendidi paesaggi appena descritti sono avvolti nella nebbia. Per questa ragione è consigliabile allestire il programma di viaggio prevedendo una certa elasticità, così da poter salire in quota quando le condizioni del tempo permettono di godere gli spettacoli della natura. 

 

Pietre laviche nell’architettura

Scrivevamo nell’introduzione che persino l’architettura rivela il carattere vulcanico dell’arcipelago. Il luogo dove questo aspetto risulta più evidente si trova sull’isola di Pico, nei dintorni della capitale Madalena, soprattutto lungo la pianeggiante e rocciosa costa nord (nella zona di Adegas). Questa regione è particolarmente favorevole per la coltura della vite, che ha costituito fino a metà Ottocento una delle principali attività commerciali delle Azzorre. A poche centinaia di metri dal mare, ma persino in riva all’oceano, è stata costruita nel corso dei secoli una miriade di muretti in pietra vulcanica nera, creando una moltitudine di piccoli e confusi recinti (Patrimonio dell’Umanità), che contengono ciascuno quattro o cinque piante di vite. Questi muretti, costruiti alla bell'e meglio, hanno principalmente due scopi: proteggere le piante dal vento e dagli spruzzi salati dell’acqua marina e la notte, quando la temperatura scende, rilasciare il calore immagazzinato durante il giorno.

L’interesse architettonico di questi luoghi non si esaurisce nella scoperta di questa disordinata rete di muretti, ma si estende anche alle semplici ed essenziali costruzioni agricole (si visiti in particolare il villaggio di Lajido), edificate con pietre nere laviche, sulle quali risaltano finestre e porte dai colori vivaci (soprattutto rosse), creando un’incredibile armonia. 

Indipendentemente dallo stile e dall’epoca della costruzione, le numerose chiese presenti su tutte le isole sono particolarmente scenografiche. Gli scuri profili in pietra lavica su pareti intonacate in bianco evidenziano i diversi stili architettonici. L’arte dei primi coloni era molto semplice. Con lo svilupparsi dei commerci le architetture sono diventate sempre più sofisticate per raggiungere l’apice con il barocco.

 

Tra religiosità e tradizione

Molto interessante, soprattutto sull’isola di Terceira, è la presenza dei cosiddetti Imperios: una sorta di piccole cappelle dai colori vivaci, frutto di un’architettura popolare molto fantasiosa. Questi singolari luoghi, nei quali si celebrano riti pagani, si trovano in tutti i villaggi dell’isola e in ogni quartiere della sua capitale Angra. Hanno le dimensioni di una casa e vengono finanziati dalla comunità. Le celebrazioni hanno radici lontane. Risalgono al XIII secolo, quando re Dionigi e sua moglie Isabella (poi diventata santa) volevano dare origine all’epoca dello Spirito Santo per realizzare la pace eterna profetizzata da Cristo. In occasione della festa, la regina apriva personalmente le celebrazioni e durante un pranzo offerto ai poveri incoronava uno di loro posandogli la corona sul capo. Questa festa era anticamente diffusa in tutto il Portogallo. Oggi sopravvive solo alle Azzorre. Negli Imperios è tutt’ora custodita una corona, che viene posata sul capo di un fedele nel corso di una cerimonia. La funzione si svolge in chiesa, ma nell’ambito di una festa pubblica con banchetto comunitario. La chiesa ufficiale ha sempre osteggiato queste celebrazioni pagane, ma i parroci, più vicini ai sentimenti popolari, le hanno tollerate e talvolta persino favorite. Salvo durante il periodo dell’Inquisizione, quando vennero severamente proibite.  

 

Parchi subtropicali

Prima di partire per le Azzorre pensavo che non fosse possibile superare la bellezza dei parchi inglesi. Ebbene, sull’isola di San Miguel ho dovuto ricredermi. A dire il vero i britannici ci hanno messo lo zampino anche qui: i parchi più belli sono infatti stati realizzati su progetti di architetti paesaggisti inglesi, che potevano dar sfogo alla loro creatività attingendo a una vegetazione subtropicale favorita dal clima mite e umido. 

Nell’Ottocento tra i proprietari terrieri dell’arcipelago, arricchitisi grazie alle piantagioni di ananas, arance e tabacco, è nata una singolare competizione tra chi creava il parco più bello. 

Per quanto mi concerne quello che più mi ha affascinato è il Terra Nostra di Furnas. Conta migliaia di alberi esotici su un’estensione di oltre 12 ettari e vanta una lunga storia. Fu fondato nel 1780 da un console americano, che importò piante dal suo paese. Venne in seguito acquistato da un visconte, la cui consorte lo abbellì con sorgenti, stagni e aiuole. Dopo un periodo di decadenza, un nuovo proprietario affidò a un giardiniere scozzese il compito di ingrandirlo e progettò negli anni Trenta un albergo di lusso con la piscina termale più grande d’Europa, che sfrutta una sorgente sotterranea di acqua rossobruna, ricca di ossido di ferro, con temperatura tra i 35 e i 40 gradi. Oggi l'omonimo albergo è stato ristrutturato e la piscina è aperta ai suoi ospiti 24 ore su 24. Non mi permetto mai di suggerire alberghi nei miei diari di viaggio, ma in questo caso devo fare un’eccezione: se ne avete la possibilità non mancate di trascorrere una notte in questo piccolo paradiso.

Anche Ponta Delgada offre alcuni parchi meravigliosi, che meritano un’intera giornata di visita. Si inizia dal Jardim Antonio Borges, che fu il primo coltivatore di ananas sull’isola, caratterizzato da un incredibile esemplare di caucciù, considerato uno dei più imponenti al mondo. Una piacevole passeggiata immersi in una vegetazione esotica conduce lungo sentieri scanditi da romantiche grotte e da imponenti rocce vulcaniche. Facilmente raggiungibile a piedi, a poche centinaia di metri di distanza, sorge la settecentesca residenza del presidente dell’arcipelago avvolta in un maestoso parco (Jardim Palacio de Sant’Ana) aperto al pubblico. Nelle vicinanze si visita il Jardim di José do Canto, un ricco proprietario terriero che si appassionò al giardinaggio in Francia e in Gran Bretagna e affidò il progetto del suo parco a un architetto paesaggista inglese. Durante i mesi estivi José do Canto si trasferiva nella sua residenza affacciata sul lago vulcanico di Furnas, dove fece costruire una riproduzione in miniatura della cattedrale di Chartres in Francia, immersa in un vasto parco con una splendida piantagione di sequoie.

La nostra giornata si conclude al Pinhal da Paz – facilmente raggiungibile in automobile –  dove è piacevole passeggiare in un parco che si sviluppa attorno a un enorme prato all’inglese, da cui si diramano 15 chilometri di sentieri immersi in una vegetazione spettacolare e variegata.

 

 

  

Per saperne di più

  • Azzorre, Dumont, Milano 2019
  • Azzorre, Marco Polo, EDT, Torino 2022
  • Marco Crisafulli, Azzorre paradiso del trekking, Torino 2015
  • Simone Sbaraglia, Sguardi sul mondo Azzorre, Lecce
  • Azores Tour & Trail, Map of all 9 islands, Kostura&Brawn, 2019

 

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