Un approccio all’arte, alla storia, ma anche al paesaggio
Itinerario
(maggio 2005)
- 1° giorno Amsterdam – Haarlem (15 km)
- 2° giorno Haarlem – Wijk aan Zee – Marken – Enkhuizen – Beetsterzwaag (250 km)
- 3° giorno Beetsterzwaag – Giethoorn – Het Loo – Deventer (130 km)
- 4° giorno Deventer – Parco nazionale De Hoge Veluwe – Zeist (70 km)
- 5° giorno Zeist – Kinderdijk – Stormvloedkeringen – Kruiningen (180 km)
- 6° giorno Kruiningen – Delft (120 km)
- 7° giorno Delft – Keukenhof – Amsterdam (75 km)
- 8° giorno Amsterdam
- 9° giorno Amsterdam
- 10° giorno Amsterdam – Ticino
Durata del viaggio: 10 giorni
Operatore turistico: Organizzato in proprio
L’itinerario di una decina di giorni che vi propongo in Olanda spazia su buona parte del territorio e tralascia alcune città, in particolare Rotterdam, Utrecht e Maastricht, che spero di poter visitare in un’altra occasione. Il tempo limitato a disposizione mi ha costretto ad operare scelte. Il tragitto selezionato è interessante perché permette un approccio alla storia, all’arte, ma anche al paesaggio, così diverso dal nostro.
Vorrei sviluppare questa visita attorno a due elementi, che mi paiono fondamentali per capire l’Olanda: l’acqua e la luce. L’Olanda è un paese ricchissimo d’acqua. Anzi, ne ha troppa. Ma iniziamo dai risvolti positivi. L’acqua regala a questa regione prati verdissimi, giardini splendidi, una floricoltura incredibile, villaggi costruiti su canali che conferiscono loro un senso di pace e di ordine. La presenza del mare ha poi fatto la fortuna di questo paese, soprattutto nel Seicento, quando è diventato un’importante potenza coloniale conquistandosi praticamente l’esclusiva del commercio con l’Oriente (Compagnia delle Indie Orientali). Ma l’acqua ha sempre costituito anche una grande minaccia. Il paese è infatti stato storicamente soggetto alla bizze del mare, il cui livello può variare. E quando l’acqua si alzava invadeva parte delle terre. Per evitarlo, già a partire dal 1200, i suoi abitanti diventarono esperti nella costruzione di dighe. Grazie ad esse dal XIII secolo ai giorni nostri sono stati strappati al mare oltre 7 mila chilometri quadrati di terre. Il nostro itinerario percorrerà le dighe più importanti per capire anche le conseguenze di questi interventi sul paesaggio. Strumento determinante per la lotta contro il mare invadente sono i rinomati mulini olandesi: romantici sì, ma soprattutto utili. A differenza dei nostri, quelli dei Paesi Bassi sfruttano il vento per far girare le pale e quindi pompare acqua da un bacino a un altro. La loro utilizzazione è stata determinante fino alla fine del Settecento, quando si è cominciato ad usare la macchina a vapore per il pompaggio dell’acqua. Oggi questi mulini, salvati e sparsi qua e là, rimangono un simbolo del passato. Il nostro percorso ne toccherà alcuni.
Ma veniamo al secondo elemento: la luce. Sui libri di storia dell’arte, mentre preparavo il viaggio, leggevo che la luce dei Paesi Bassi è particolare. Mi chiedevo come potesse esserlo e credevo si trattasse di un’originale invenzione dei critici. Ma non è così. È vero, la luce olandese è particolare. Le condizioni meteorologiche sono profondamente diverse rispetto alle nostre. L’Olanda non ha montagne ed i suoi cieli sono continuamente solcati da nuvole spinte dal vento – quel vento stesso che muove le pale dei mulini – che giocano a rimpiattino con il sole e modificano continuamente le condizioni di luce. In brevissimo tempo passate dalla luce crepuscolare, che noi vediamo solo prima dei temporali, a una luce abbagliante provocata dal sole dietro le nuvole, a squarci di cielo sereno. Queste condizioni illuminano il paesaggio in modo sempre diverso. Capita spesso di vedere, come nei quadri di Rembrandt o di Vermeer, zone in ombra e altre illuminate dal sole. Per questo la particolarità della luce olandese non è un’invenzione dei critici e vi permette di leggere meglio le opere degli artisti che apprezzate nei musei.
Amsterdam, affascinante, libera e tollerante
Amsterdam è davvero una città straordinaria. Può piacere a tutti: intellettuali e no. Ha un’unità architettonica invidiabile. Ha musei incredibili. Vi si respira un’atmosfera di tolleranza e libertà, che sappiamo ha profonde radici storiche. Il modo migliore per un primo approccio è forse quello di fare una passeggiata in battello per ammirare i suoi splendidi canali. Le case che si affacciano sono state per la maggior parte costruite da ricchi mercanti nel ‘600 e ‘700. Le strette facciate potrebbero sembrare monotone se non fosse per la grande varietà dei colori dei mattoni e per le decorazioni delle parti terminali. Pur essendo la capitale del regno dei Paesi Bassi, Amsterdam non è tuttavia la sede del governo. I sovrani ricevono qui, nella cosiddetta Chiesa Nuova, la loro investitura ma non vi risiedono. Partendo dalla principale Piazza Dam, dove hanno sede il Palazzo Reale e la Chiesa Nuova, non mancate di visitare il Begijnhof (beghinaggio), oasi di pace nel cuore della città. Nei pressi della via principale, la Kalverstraat, ospitava donne religiose ma laiche. Non disponendo di monumenti di grande richiamo Amsterdam è una città in cui è piacevole passeggiare lungo i canali, senza mancare una visita al simpaticissimo mercatino dei fiori (Bloemenmarkt). Una buona parte del vostro tempo verrà poi dedicata agli straordinari musei. Sopra tutti il Rijksmuseum con le sue eccezionali opere del Seicento olandese e il Van Gogh Museum (si veda anche «Sulle tracce di van Gogh»), che presenta oltre duecento dipinti del maestro. A seconda del vostro tempo di permanenza, potrete visitare anche altri musei di grande interesse come lo Stedelijk Museum (opere dal 1850 a oggi), la casa di Rembrandt, dove ci si rende conto come si viveva nel Seicento, l’Amsterdams Historisch Museum, molto didattico sullo sviluppo della città, il museo navale e la casa di Anna Frank, tanto per citare i più importanti.
Il «Secolo d’oro» dell’arte olandese
La ragione forse principale che giustifica un viaggio in Olanda è rappresentata dall’eccezionalità delle opere conservate nei musei di questo paese. Si tratta innanzitutto del cosiddetto «Secolo d’oro olandese» (il Seicento) (si veda anche il capitolo «La Golden Age olandese al Rijksmuseum» nell'itinerario «Sulle tracce di van Gogh»). Quelle opere di una modernità eccezionale, vi colpiranno per le straordinarie atmosfere rese da un uso incredibile della luce e per l’introspezione dei personaggi rappresentati. Ma il tesoro olandese non si limita al Seicento. Si estende fino alla fine dell’800 con le incredibili creazioni di van Gogh. Viste dal vivo vi faranno venire i brividi nella schiena.
Dicevo che per capire perché la luce olandese è particolare bisogna visitare questo paese. Solo allora si capirà perché questo elemento ha giocato un ruolo così importante nella pittura del '600. La luce, in certi dipinti di Rembrandt – scrive lo storico dell’arte Ernst H. Gombrich – «è quasi abbagliante». L’artista non usò però mai «come fine a sé stessi questi affascinanti effetti di luce e ombra, ma se ne servì sempre per accentuare la drammaticità della scena». «Rembrandt (1606-1669), annota Gombrich, fu il più grande pittore d’Olanda, e uno dei più grandi che siano mai vissuti».
«Come Caravaggio, più della bellezza e dell’armonia, egli apprezzava la verità e la sincerità». Possedeva una «conoscenza quasi soprannaturale» di ciò che i greci chiamavano «il lavorio dell’anima». Nei suoi ritratti «ci sentiamo di fronte a veri e propri esseri umani, ne percepiamo il calore, il bisogno di affetto e anche la solitudine e la sofferenza».
La luce, la straordinaria luce olandese sempre cangiante diventa un elemento ispiratore anche per altri grandi artisti. Per Vermeer (1632-1675), per esempio, che in tutta la sua vita dipinse solo una quarantina di quadri. Le sue pitture – osserva Gombrich – «sono vere nature morte con esseri umani». È una strana e unica combinazione «di morbidezza e di precisione che rende indimenticabili i suoi quadri migliori. Essi ci fanno vedere con occhi nuovi la bellezza tranquilla di una scena consueta, comunicandoci l’emozione che l’artista provò mentre osservava come i fiotti di luce, entrando dalla finestra, ravvivassero il colore di un panno».
Un altro pittore straordinario è Frans Hals (1582-1666). Per ammirarlo dovete recarvi ad Haarlem, dove sono esposte alcune sue opere eccezionali. I borghesi della città dovevano prestare una sorta di servizio militare, alla fine del quale organizzavano sontuosi banchetti. Hals ne ha immortalati alcuni. Osservando quei quadri «ci sembra di averli conosciuti di persona quei personaggi». La sua pennellata rapida ma espressiva, che prefigura l’arte moderna ed in particolare l’impressionismo, dà ai suoi modelli una vitalità ed una mobilità tali da fare dei suoi ritratti delle vere istantanee. Impressionanti due opere dipinte alla fine della vita in cui rappresenta i reggenti e le reggenti di una casa per anziani. «Le espressioni contorte dei personaggi lasciano un’impressione squallida, un presentimento della morte che porterà via Frans Hals due anni più tardi».
Abbiamo citato solo gli artisti più noti, ma nei musei olandesi potrete ammirare anche le opre di van Goyen (1596-1656), Jan Steen (1626-1679) e di molti altri pittori meno conosciuti ma che vi incanteranno.
Le opere dello straordinario Seicento olandese le potrete ammirare soprattutto al Rijksmuseum di Amsterdam, al Mauritshuis dell’Aia, al Frans Hals Museum di Haarlem e al Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam.
La lotta per domare le bizze del mare
Due giornate del nostro itinerario sono dedicate a questo argomento: il secondo e il quinto giorno. A confronto due modi per domare le bizze del mare: quello utilizzato negli anni Trenta per la cosiddetta Diga del Nord (Afsluitdijk) lunga ben 30 chilometri e quello più recente al sud del cosiddetto Piano Delta (Deltawerken) allestito per proteggere le isole dell’Olanda meridionale e della Zelanda.
Una diga tradizionale…
Con la costruzione della Diga del Nord si è domato il mare. L’IJsselmeer, che fino al 1932 era mare aperto, si è trasformato in un lago d’acqua dolce. Per i villaggi della regione le conseguenze furono grandi. La pesca, loro attività principale, con la trasformazione del golfo da mare a lago, diminuì così come le attività ad essa legate. Molti abitanti dovettero cercarsi un altro lavoro e la caratteristica operosità intorno ai porti nella maggior parte dei villaggi scomparve. Per non dimenticare il periodo precedente la costruzione della diga è stato allestito un museo all’aperto (Zuiderzeemuseum), dove sono stati ricostruiti, o meglio trasportati, interi quartieri con case, officine e negozi provenienti dai villaggi della regione. Documentano lo svolgimento della vita quotidiana, quando il golfo era ancora mare aperto. La visita è molto interessante e si possono vedere molti artigiani al lavoro, che illustrano attività ormai scomparse. Anche il villaggio di Enkhuizen, che ospita il museo, è molto grazioso. Alcune sue stradine, sebbene le abitazioni siano adattate ai tempi moderni, ricordano l’atmosfera riprodotta al museo. Sull’altro versante del lago-mare, ma spostato più a nord, è interessante anche la visita di Hindeloopen, un altro villaggio toccato dagli effetti della diga. Questa cittadina fu in passato molto prospera, tanto che aderiva alla potente Lega anseatica. Oggi è una sorta di museo all’aperto, molto carina da visitare con le sue viuzze, i suoi canali e le finestre delle case – ma questo lo si nota in tutti i villaggi olandesi – decorate con splendide composizioni di fiori, che si vedono sì dall’interno, ma sembrano piuttosto messi lì per allietare lo sguardo dei passanti. A una cinquantina di chilometri, ma non affacciata sul mare-lago, potrete visitare un altro incantevole villaggio: Giethoorn. Diventato anch’esso molto turistico si affaccia su un lago con l’acqua alta appena un metro. Ed ecco un’altra particolarità olandese: quel lago è emerso a furia di estrarre torba dal suolo. Come saprete la torba veniva bruciata e utilizzata per riscaldare le case. Giethoorn è una sorta di mini Venezia del nord, dove potete passeggiare tranquillamente o percorrere i canali con imbarcazioni di ogni genere.
…ed una di nuova concezione
Ma facciamo ora un salto di qualche giorno nel nostro itinerario e trasferiamoci a sud, dove il mare è stato domato con un sistema modernissimo, unico al mondo. Un sistema che, a differenza di quanto avvenuto al nord, permette al bacino «chiuso» dalla diga di rimanere in contatto con il mare, così da non modificare le condizioni di vita nella regione, come invece abbiamo visto è avvenuto a nord. Questo miracolo è stato possibile grazie alla costruzione di un sistema a paratie, che scorrono su pilastri alti da 30 a 38 metri e che possono raggiungere un peso di 18 mila tonnellate. Un modernissimo museo (WaterLand Neeltje Jans) permette di capirne il funzionamento, dando accesso a una parte della struttura. All’interno del museo ai ragazzi sono offerte parecchie opportunità di divertimento legate all’acqua. Poco oltre la diga, verso sud, si consiglia di visitare il graziosissimo villaggio di Veere, con il suo splendido palazzo comunale del ‘400 e le curiose case scozzesi del ‘500. Queste due palazzine servivano da ufficio e da deposito ai mercanti di lana scozzese che vivevano nel villaggio.
I mulini, romantici ma anche utili
Come abbiamo visto i mulini in Olanda venivano utilizzati per pompare acqua da un bacino all’altro, sfruttando l’energia del vento per muovere le pale. Se ne vedono qua e là su tutto il territorio, ma il luogo migliore per visitarli, perché se ne sono conservati bene una ventina e alcuni sono ancora funzionanti è Kinderdijk, alle soglie di Rotterdam. Non mancate la gita in battello sui canali con alcune vedute romantiche su questa testimonianza del passato. Nel nostro itinerario vi arriverete da nord. Sul tragitto visitate Oudewater e Schoonhoven, due graziosi villaggi tipicamente olandesi, con canali e viuzze dalle case basse. A Schoonhoven vi imbarcherete sul traghetto per attraversare il fiume Lek, che costeggerete lungo una romantica stradina di campagna fino a Kinderdijk.
Fiori e parchi per tutti i gusti
Oggi le piante da bulbo coprono nel paese una superficie di 16'500 ettari: gigli, iris, narcisi, ecc., ma soprattutto tulipani, che furono importati nel ‘500 dalla Turchia. Il successo di questo bulbo fu tale, che i testi storici parlano addirittura di una tulipanomania. Si arrivò persino a scambiare un bulbo contro una carrozza con due cavalli, oppure contro alcuni ettari di terra o addirittura contro una casa. Tanto che gli Stati dell’Olanda furono costretti nel ‘600 a varare delle leggi per regolamentare la floricoltura e porre fine alle speculazioni. Tra Leida e Haarlem si estende la celebre zona di coltura dei fiori da bulbo, che in primavera si trasforma in una vasta scacchiera multicolore. L’apice di questo spettacolo lo si raggiunge verso fine aprile – inizio maggio. È un buon motivo per programmare il vostro viaggio in quel periodo. Se volete essere sicuri dello spettacolo accertatevi però prima di partire a che punto è la fioritura, perché può variare di anno in anno. Nel cuore delle zone dei tulipani si trova il Parco Keukenhof (Bloemenpark Keukenhof ). Vero santuario dei fiori da bulbo rimane aperto solo due mesi: da metà marzo a metà maggio. Si tratta di un incantevole prato all’inglese con valloncelli, piccoli canali sinuosi, laghetti su cui scivolano i cigni e splendide aiuole. Concedetevi alcune ore, perché ne vale davvero la pena (si veda anche il capitolo «L'Esposizione Floreale Nazionale del Keukenhof» nell'itinerario «Sulle tracce di van Gogh»).
Meritano una visita anche il seicentesco palazzo reale di Het Loo e i suoi giardini nei pressi di Apeldoorn. All’esterno il palazzo è molto austero. All’interno le stanze sembrano più intime e più raccolte, rispetto a sedi reali di altri paesi. Davvero incantevoli sono poi i giardini dove risulta facile immaginare a passeggio le donne di corte avvolte nei loro eleganti abiti lunghi.
«Grandi macchie di faggi e di querce sono interrotte da radure, mentre boschi di pini e di betulle si alternano a lande ricoperte di erica, a dune sabbiose e a laghetti». Si tratta dell’enorme Parco nazionale De Hoge Veluwe (5'400 ettari). Il parco, ricco di sentieri percorribili a piedi o in bicicletta, ospita un eccezionale museo di arte del 900 (Kröller-Müller Museum). Straordinaria è la sua ricca collezione di van Gogh, di cui parlo in un capitolo a parte. Un giardino prospiciente il museo ospita opere dei principali scultori del Novecento immerse in un ambiente eccezionale.
Alla scoperta di Vincent Van Gogh
Le sole opere di van Gogh (1853-1890) meritano un viaggio in Olanda. Il Van Gogh Museum di Amsterdam espone oltre 200 dipinti e 600 disegni (ottima l’audio guida). Ma se amate Vincent non potete mancare una visita al Kröller-Müller Museum, dove potete ammirare un’altra cinquantina di opere, accanto a capolavori degli impressionisti francesi e del Novecento. Prima di visitare questi musei leggete alcune delle commoventi lettere di Vincent al fratello Theo per capire il dramma interiore di questo artista ignaro della celebrità che lo attendeva. La sua carriera di pittore – come fa notare Gombrich – era durata appena un decennio ed «i quadri su cui si fonda la sua fama vennero tutti dipinti in tre anni pieni di crisi e di disperazione». Di fronte all’angosciante paesaggio di Auvers-sur-Oise che chiude l’esposizione del Van Gogh Museum di Amsterdam vi verranno i brividi nella schiena. Quel campo di grano con un cielo cupo e minacciosi uccelli neri è di presagio a un altro campo di grano, dove Vincent si tolse la vita. «Le emozioni – scriveva al fratello Theo – sono talvolta così forti che si lavora senza sapere di lavorare… e le pennellate si susseguono con una progressione e una coerenza simili a quelle delle parole in un discorso o in una lettera». «Il paragone non potrebbe essere più calzante, osserva Gombrich. In tali momenti – prosegue lo storico dell’arte – egli dipingeva come altri scrivono. Come, nell’aspetto di una pagina manoscritta, le tracce lasciate dalla penna sulla carta rivelano qualcosa dei gesti dello scrivente (tanto che ci accorgiamo istintivamente quando una lettera è scritta in uno stato di grande emozione) così le pennellate di van Gogh ci dicono qualcosa del suo stato d’animo. Nessun artista prima di lui – conclude Gombrich – si era valso di questo mezzo con tanta coerenza e tanta efficacia».
Per saperne di più
- Olanda, Guida Michelin verde
- Olanda, Touring Club Italiano
- Olanda, Lonely Planet
- Olanda, Istituto geografico De Agostini, Baedeker
- Amsterdam, Le Guide Mondadori
- Amsterdam, Clup Guide
- La storia dell’arte raccontata da Ernst H. Gombrich, Leonardo Arte, Milano 1998
- Lettere a Theo di Vincent van Gogh, Guanda Editore
- Benelux 2005, Guida Michelin rossa