Volvo 960, un’ammiraglia sicura e originale

La gamma delle Volvo 900, ormai quasi dimenticata a trent’anni dal debutto nei saloni e a più di venti dalla fine della produzione, merita particolare attenzione per vari motivi. Infatti, oltre a essere l’ultima serie della marca svedese a montare lo storico layout motore anteriore-trazione posteriore, queste imponenti berline tre volumi o station-wagon adottavano già soluzioni tecniche e di sicurezza all’avanguardia che avrebbero fatto scuola negli anni successivi.
Realizzate come ulteriore passo evolutivo della fortunata serie 700, che rilanciò (grazie a modelli iconici come la 740) le fortune della marca scandinava negli anni ’80, la nuova gamma di berline e familiari di categoria superiore avevano esordito sui mercati interna-zionali all’inizio dell’ultimo decennio del XX secolo. La serie si basava sui modelli 940 e 960, con quest’ultimo posto al vertice della gamma grazie ai motori modulari che hanno esordito insieme a queste imponenti Volvo. Propulsori che in seguito avrebbero portato allo sviluppo di una nuova generazione di unità a 4 e 5 cilindri.

Proprio le 960 meritano un’attenzione particolare, anche perché adottavano appunto unità motrici molto evolute e in quanto su molti mercati – come quello svizzero – erano azionate soprattutto dall’elastico motore 6 cilindri in linea di 2,9 litri di cilindrata, in seguito affiancato da un 2,5 litri.
Le 960 furono lanciate nell’autunno del 1990, pronte per diffondersi nei concessionari per l’inizio dell’anno successivo. La prima serie delle 960 era in buona sostanza un profondo restyling della precedente 760 dal profilo estetico, mentre tecnicamente spiccava l’arrivo di un moderno propulsore 6 cilindri-24 valvole bialbero, tutto in alluminio, accreditato nella variante più potente di 204 CV. In determinate nazioni come Australia e Giappone, però, le prime 960 mantenevano il V6 da 145 CV delle ultime 760. Per questioni fiscali, invece, per Italia e Portogallo fu previsto (insieme ai 6 cilindri) un 2,0 litri-16 valvole turbo da 190 o 200 CV fino all’autunno 1993. E su altri mercati ancora si resero disponibili un 2,3 litri turbo con 165 CV e un motore di derivazione Volkswagen da 116 o 122 CV.
Già dal ’92, intanto, l’ammiraglia Volvo ha ricevuto affinamenti costanti, come i sedili rinnovati con i sofisticati poggiatesta (studiati contro i colpi di frusta in caso d’incidente) e i pretensionatori idraulici alle cinture di sicurezza. Nel ’93 debuttarono sedili ancor più ergonomici, mentre l’anno dopo si montarono per taluni Paesi i doppi airbag anteriori e il tettuccio apribile opaco fu sostituito da un tetto scorrevole vetrato. E sempre per motivi non tecnici, le Volvo 960 destinate agli Stati Uniti videro il 6 cilindri perdere un po’ di potenza e guadagnare coppia ai bassi regimi per soddisfare le normative antinquinamento.

Nell’estate 1994, anche tramite un evento stampa che portò i giornalisti di tutto il mondo in California per i test, la Casa svedese lanciò un “update” per le 960. Il face-lifting prevedeva una nuova calandra e la pannelleria laterale in tinta con la carrozzeria. Debuttò il 6 cilindri in linea con cilindrata ridotta a 2,5 litri e potenza variabile a seconda dei Paesi di destinazione tra 163 e 170 CV. Poco dopo Volvo ha limitato le motorizzazioni per le 960 ai soli 6 cilindri, mentre in precedenza le sospensioni anteriori avevano adottato soluzioni derivanti dall’innovativa 850; al retrotreno sulla berlina si optò per un sistema a ruote indipendenti multilink del tutto ridisegnato e dotato di una balestra trasversale in fibra di vetro. La 960 station-wagon invece si dotò di sospensioni posteriori con elementi oscillanti e ruote indipendenti e in opzione era disponibile un sistema di autolivellamento dell’assale posteriore Nivomat.
L’auto ebbe un eccellente successo su molti mercati, grazie alle doti stradali eccellenti, al rapporto qualità-prezzo-prestazioni ottimo, alla proverbiale solidità e al design piacevolmente elegante e originale, soprattutto nel caso della “familiare”, molto apprezzata da professionisti, tassisti e aziende e che mantiene ancora ora un consistente valore residuo sul mercato dell’usato.
Dal 1996, nel caso di svariate nazioni europee, Volvo anticipò il cambiamento delle denominazioni dei modelli, abitualmente a tre cifre, con quella a una lettera e due cifre. Così, la 960 divenne S90 nel caso della berlina e V90 sulla station-wagon. Tale soluzione si diffuse a fine anno in Nordamerica e in Australia dalla primavera ’97. Su questi modelli arrivò pure un migliorato sistema d’aria condizionata. Le 960 destinate agli Stati Uniti adottavano una trasmissione automatica Aisin-Warner a quattro rapporti e gestione elet-tronica, mentre in Europa gli esemplari azionati dal 6 cilindri di 2,5 litri erano proposti anche con un cambio meccanico a cinque marce.
La produzione delle 960 e delle derivate S90 e V90 terminò nel febbraio 1998 e queste ultime due sigle furono poi riprese per le nuove ammiraglie Volvo lanciate nel 2016. Si produssero 112’710 berline e 41’619 familiari 960, mentre si assemblarono 26’269 S90 e appena 9’067 unità della station-wagon V90.
Va ricordato che la gamma 960 si è meritata numerosi premi come il Prince Michael Road Safety Award o il premio Autocar & Motor in relazione agli equipaggiamenti di sicurezza presenti per la prima volta su una vettura prodotta in serie; tra questi figurano la cintura di sicurezza autobloccante, i poggiatesta contro il colpo di frusta o il seggiolino per bambini integrato nel bracciolo posteriore centrale.

Volvo 960 station-wagon 2,9 (1995)
Cilindrata: 2’922 cc
Potenza e coppia: 204 CV e 267 Nm
Velocità massima: 210 km/h
Accelerazione: 0-100 km/h in 9,1”
Consumo medio: 10,2 l/100 km
Peso a vuoto: da 1’550 kg
Dati da “Catalogue de la Revue Automobile 1995”