Ghetto, la storia di una parola che fa paura

Ogni anno, con l’approssimarsi del 27 gennaio – anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta nel 1945 per mano dell’Armata rossa – in tutto il mondo si pubblicano centinaia di lavori e saggi il cui obiettivo è celebrare il Giorno della memoria, ricorrenza istituita nel novembre 2005 a New York dall’Assemblea generale dell’ONU per mai dimenticare la Shoah.
Tra i tanti libri degni di nota, ne ho scelto uno scritto dall’americano Daniel B. Schwartz: Ghetto. Storia di una parola, uscito nel 2019 per la Harvard University Press e adesso tradotto in italiano dall’editore milanese Hoepli. Come ricorda Adriano Prosperi nell’introduzione al volume, «l’esercizio primario dello studioso di storia dev’essere cogliere l’esatto significato delle parole che legge». E «ricostruire il viaggio» anche soltanto di una singola parola non è mai «una banale curiosità erudita». Soprattutto quando questa parola ha inciso con il fuoco la carne viva di milioni di persone innocenti.
Buon ascolto.