Johan Cruijff e gli eroi tristi del pallone: come il calcio può spiegare la vita
Oggi vi racconto il libro di Simon Critchley A cosa pensiamo quando pensiamo al calcio, pubblicato da Einaudi.
Ordinario di filosofia alla New School for Social Research di New York, dove dal 2011 tiene la cattedra intitolata ad Hans Jonas, Simon Critchley è considerato tra i più influenti filosofi angloamericani. Ha scritto libri su Derrida, Gadamer, Heidegger, Adorno, Lacan e molti altri, ma è diventato una star della pubblicistica contemporanea soprattutto con i suoi studi su David Bowie, sull’umorismo e sul calcio. Elementi portanti della cultura pop che il filosofo inglese ha saputo trasformare in argomenti speculativi.
Il calcio, in particolare, è sempre stato materia prediletta di Critchley che nel 1988 avrebbe voluto scrivere la sua tesi di dottorato parlando di Kenny Dalglish, il calciatore scozzese del Liverpool eroe dell’infanzia e dell’adolescenza del filosofo, appassionato tifoso dei Reds sin da bambino.
L’Università dell’Essex non glielo permise: il calcio, a quel tempo, non era considerato «una questione con un imballaggio abbastanza filosofico». Ma Critchley non si è mai arreso. Un po’ come, sul campo, il suo idolo. Per decenni ha continuato a farsi domande sul gioco del pallone. Fino a quando, nel 2018, è finalmente riuscito a vendicarsi di quel rifiuto degli anni universitari pubblicando il libro di cui parliamo oggi; il libro in cui ha applicato il suo sguardo filosofico alla passione che lo ha accompagnato per tutta la vita: il calcio, appunto.
Buon ascolto!
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