«La coda parte a Buochs, una cosa mai vista»
Una colonna di automobili mai vista. Ventidue chilometri. In pratica, un serpentone d'acciaio che parte da Buochs, nel canton Nidvaldo, e che attraversa tutto il canton Uri. Per poi «intasarsi» verso sud a Göschenen, alla galleria del San Gottardo. Anche gli esperti di Viasuisse, che da Bienna tengono costantemente d'occhio il traffico, sono sorpresi. Questo venerdì di Pasqua è senza precedenti.
Dopo due anni tra pandemia e restrizioni, la voglia di viaggiare è tanta. La voglia di viaggiare verso sud, in particolare. Le colonne sono costanti. Anche di notte, come testimoniano le immagini riprese dalle telecamere che diffondono le immagini in rete. Alla una del mattino, alle due, alle tre,... «E non è mai scesa sotto gli otto chilometri!», esclama Fabiano Rizzi. «Ci avevamo sperato troppo, perché già sabato scorso avevamo segnato 14 chilometri. Segno che molti erano partiti senza indugio, appena iniziate le vacanze». Una «partenza intelligente», insomma.
Per trovare una colonna più lunga rispetto a quella segnata oggi, occorre andare indietro nel tempo fino al 1998, sempre in aprile. «All'epoca il traffico era molto diverso. E, inoltre, a causare il problema era stato una fortissima nevicata». Certo, c'è anche la lunghezza estrema di 28 chilometri registrata nel 2018, ma era Pentecoste. «Anche questo caso non è paragonabile alla situazione di oggi, perché all'epoca c'era stato un incidente che aveva portato alla chiusura della galleria del San Bernardino».
Rizzi, tuttavia, sostiene che il peggio debba ancora arrivare. Peggio di così? «Già... Sono preoccupato, perché se è vero che le partenze si ‘diluiscono’ nell'arco di una settimana, è anche vero che i ritorni tendono a concentrarsi tutti appena dopo Pasqua». Il vero ‘caos sulle strade’, quindi, è atteso per lunedì.
Le opzioni ci sono
Avviso agli automobilisti che si muovono da nord a sud (e poi viceversa il lunedì). L'alternativa per tentare di snellire gli ingorghi c'è. E più di una, pure. Lo stesso Rizzi lancia l'appello a seguire strade diverse per sgravare le arterie più battute. «Per esempio, quello della A13 del San Bernardino», anche se l'esperto sottolinea come pur essendo autostrada, in alcuni punti le corsie e i passaggi sono limitati. Ma non è tutto. «I passi sono ancora chiusi, però abbiamo quello del Sempione che è praticabile e poi, perché no, si potrebbe provare a puntare sull'asse del Gran San Bernardo», con il piccolo inconveniente, tuttavia, che il passaggio nel traforo è a pagamento.
Turisti dalla Romandia
Se finora i romandi non avevano nella testa il pensiero di correre nella Svizzera italiana, ora sembra che—complici restrizioni e pandemia—ci sia stato un vero e proprio cambio di passo. «Non siamo attrezzati per questo tipo di valutazioni. A grandi linee, però, posso dire che gli spostamenti di questi giorni ci fanno pensare che molti romandi si siano messi in viaggio verso sud. Molti di loro arriveranno in Ticino? Non siamo titolati per dirlo, ma la sensazione è quella», dice Rizzi.
Più persone, più rischi
A peggiorare ulteriormente la situazione, poi, è la pressione stessa sull'asse stradale. Oltre a migliaia di persone provate da ore e ore di trasferta, che possono imboccare un'uscita sbagliata e viaggiare contromano (com'è successo proprio nel corso del pomeriggio di venerdì) o—peggio ancora—stare male per disidratazione, ci sono anche le componenti puramente «meccaniche»: gomme, pistoni, radiatori, freni... migliaia e migliaia di tonnellate di ‘ferraglia’ riversate su infinite lingue d'asfalto per ore e ore, sotto i raggi di un sole implacabile. «In questo momento, così a spanne, posso tranquillamente affermare che ci sono decine di vetture ferme per vari problemi. Fortunatamente non creano disagi al traffico... ma può sempre succedere che ci sia un guasto che blocca tutti. Soprattutto nella galleria del San Gottardo», afferma Rizzi.