La guerra non frena viaggi e vacanze
La guerra di Putin non ferma la voglia di viaggiare per ricaricare le batterie lontano dal tran-tran quotidiano. Dopo due anni di pandemia, ecco la corsa alla prenotazione. L'addio alle restrizioni ha fatto ripartire la ricerca della libertà, almeno per il periodo delle proprie ferie. Ed ecco che le «vacanzine» a corto raggio – tipiche del periodo di crisi sanitaria – si trasformano in fughe verso mete esotiche. Una tendenza che, per certi versi, aveva sorpreso gli addetti ai lavori, dato che si aspettavano una ripresa più lenta. E invece no. Ma era prima dell'attacco della Russia all'Ucraina. E ora? Le bombe, il conflitto e la drammaticità degli eventi non spaventano chi vuole imbarcarsi su un aereo e scoprire quel che si trova dall'altra parte del mondo. Anzi, di più: «Comincia a farsi largo anche l'idea, tra i nostri clienti, di prenotare con una prospettiva temporale più lunga, non soltanto per la Pasqua o l'inizio dell'estate, ma anche per il periodo autunnale», sottolinea Davide Nettuno, portavoce di Hotelplan nella Svizzera italiana.
«Sì, questi due anni sono stati complicati e difficili all'inverosimile», racconta. «Siamo passati molto rapidamente da una situazione in cui la nostra attività era dedicata alle cancellazioni a una nuova primavera, che ci ha permesso di riattivare il nostro, diciamo così, ‘apparato logistico’ focalizzato sull'organizzazione delle vacanze». Gli operatori sono rimasti sopresi dall'entusiasmo dei viaggiatori. «Sì, siamo confrontati con richieste di viaggi importanti e a lungo raggio».
La tragedia in corso in Ucraina, un disastro dal punto di vista umanitario, è comunque un brutto colpo al settore del turismo. «Fortunatamente, però, abbiamo registrato solo un lieve calo nelle richieste e nelle prenotazioni. Non siamo stati confrontati con una disfatta di massa. C'è la consapevolezza – prosegue Nettuno –, da parte della clientela, sul fatto che questo conflitto appare molto circoscritto e non si sta allargando in altre regioni del mondo. La voglia di viaggiare, di programmare e di pianificare non ha subito delle grosse ripercussioni».
Le sanzioni alla Russia hanno comportato una «chiusura» dello spazio aereo. Praticamente nessuna compagnia compie più voli sopra il suo territorio, che ricopre una vasta area del pianeta. «In questo senso, le difficoltà maggiori le riscontrano proprio le destinazioni in estremo oriente, penso alla Cina oppure al Giappone». Ma anche in questo caso, l'implicazione non è così drammatica. Per il viaggiatore, si tratta semplicemente di stare seduto sul velivolo due/tre ore in più. «Un allungamento dei tempi di volo che ovviamente non fa piacere alle compagnie, dato che provoca un aumento del carburante e uno scombussolamento degli orari, che devono essere adattati alla situazione attuale». Ma sono quisquiglie. Chi vuole andare alla scoperta dell'Asia non si farà certo scoraggiare da queste piccolezze...
E per tutti coloro che volessero recarsi proprio in Russia, posto che il DFAE ha sconsigliato viaggi a Mosca? Nettuno sottolinea come prevalga il buon senso. «Eh, non è assolutamente il momento più propizio. I voli dalla maggior parte degli Stati europei sono stati tutti cancellati. Le compagnie russe non possono operare in Europa. Dal canto nostro, cerchiamo di far capire al cliente che se non c'è davvero un'emergenza, un'impellenza per raggiungere questo Paese, beh, in questo momento è meglio lasciar perdere e concentrarsi su altre destinazioni».
Insomma, per il momento non ci sono cancellazioni dettate dalla paura di un'eventuale estensione del conflitto. Per esempio verso la Finlandia, che confina con la Russia. Gli unici annullamenti degni di nota sono quelli delle destinazioni specifiche, nulla di paragonabile a periodi con conflitti più estesi o dovuti a problemi causati dal coronavirus. «Non ci risultano cancellazioni per la Scandinavia, ma come pure per altre destinazioni, da attribuire in modo diretto alla guerra. Forse – azzarda Nettuno – non le percepiamo nemmeno, perché possono far parte di quella fascia di clienti che hanno deciso di ritardare la decisione di prenotare in attesa di capire l'evoluzione della situazione, non solo per il rischio in sé, ma anche per le conseguenze dal punto di vista logistico».
Nettuno si dice sorpreso dall'andamento di questi giorni: «In ufficio assistiamo a un flusso tutto sommato normale. Mi aspettavo che questa situazione potesse avere delle implicazioni più decise sul nostro lavoro. E anche rispetto al periodo pandemico stiamo raggiungendo un regime quasi normale, prova ne è che dal primo marzo, Hotelplan ha deciso di togliere il personale rimasto dal lavoro ridotto e siamo tornati tutti al nostro livello di impiego dei periodi ‘normali’. Sì – conclude Nettuno –, ci auguriamo che possa essere un buon anno, pur non riuscendo a chiudere il divario rispetto alla situazione che avevamo nel 2019».