La polemica

«A Chiasso si può vivere bene»

Sindaco e consiglieri comunali rispondono alle dichiarazioni di Marco Chiesa
© CdT
Red. Mendrisio
30.10.2023 18:39

È più che mai «calda» la frontiera sud. A Chiasso, infatti, tiene banco l’argomento richiedenti l’asilo. In attesa dell’annunciata visita della consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider – prevista lunedì prossimo – non mancano i botta e risposta politici e le iniziative parlamentari. Nella cittadina non sono piaciute le affermazioni del presidente UDC Marco Chiesa. Una su tutte, pronunciata durante l’Elefantenrunde su Blick Tv, rivolgendosi agli altri presidenti nazionali di partito presenti in studio: «Nessuno di voi vorrebbe, oggi, vivere a Chiasso». A stretto giro di posta il sindaco della cittadina Bruno Arrigoni ha deciso di rispondere: «Non posso accettare una frase del genere e appoggiare un candidato a Berna che dovrebbe rappresentare tutto il Ticino. La questione migranti sta assorbendo molte risorse e a più riprese abbiamo ribadito la necessità di una ripartizione più attenta sul territorio federale e cantonale per una migliore gestione a vantaggio di tutti». In altre parole, ha chiosato, «non abbiamo bisogno dell’esercito ma solo di buon senso». A Marco Chiesa hanno scritto anche sei giovani consiglieri comunali di Chiasso - Bruccoleri (PLR), Mapelli (Il Centro), Medici (PLR), Ratnam e Bedulli (US-Verdi-Ind.) -, ribadendo che «a Chiasso la gente vive e può vivere anche molto bene. Se ci sono problemi (e ci sono!), gradiremmo risolverli insieme e su tutti i livelli in cui la politica ce lo permette». Poi l’invito a venire in visita nella cittadina «per collaborare a una soluzione concreta a questa crisi, piuttosto che contribuire alla pubblicità negativa nei confronti di Chiasso». Chiesa, a sua volta, non ha tardato nel rispondere. Interpellato da Ticinonews, il presidente UDC ha spiegato che la frase pronunciata era «una chiara richiesta di agire. La pressione migratoria al confine e la delinquenza stanno condizionando la serenità della popolazione e mettendo sotto pressione le nostre forze dell’ordine». Infine, diversi granconsiglieri - primo firmatario Stefano Tonini (Lega) - hanno interrogato il Consiglio di Stato chiedendo se vi sia la possibilità di sospendere l’accordo di Schengen e se esista «un piano per intensificare i controlli sul traffico verso la Confederazione, al fine di tutelare la sicurezza della Svizzera e di chi vi risiede».

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