Manifestazione

A Locarno con un messaggio: «Non siate complici del genocidio in Tibet»

Un'occasione per sensibilizzare gli svizzeri sulle condizioni dei tibetani e degli uiguri in Cina – «Senza una clausola sui diritti umani e contro il lavoro minorile nell'accordo con la Cina, Berna si rende complice»
Jenny Covelli
12.08.2024 19:06

Shambhala. Questa sera, in Piazza Grande, verrà proiettato il film di Min Bahadur Bham, ambientato (anche) in Tibet, che ha dichiarato: «Come regista nato della regione himalayana del Nepal, sento la responsabilità di esplorare la complessità del nostro tessuto sociale, intrecciato a norme e valori tradizionali, descrivendo la vita di una giovane donna poliandrica». Un'occasione importante per i tibetani che vivono in Svizzera, i quali hanno colto l'occasione per portare al pubblico del Locarno Film Festival il loro messaggio: «Non dimentichiamo che in Tibet è in corso il genocidio più silenzioso del mondo».

La città di Locarno, oggi, si è colorata di bandiere, abiti tradizionali e un messaggio chiaro: Xi Jinping fermi il genocidio. Ma anche una richiesta alla Svizzera: non sia complice di quello che sta accadendo.

Di genocidio culturale ha in passato parlato anche il Dalai Lama. La lingua, la religione e la cultura tibetane, che sono il fondamento della loro identità, stanno affrontando una minaccia senza precedenti di eradicazione. L’invasione violenta del Tibet da parte della Cina perdura da 65 anni, i bambini sono costretti a frequentare collegi lontani dalle loro famiglie, dove viene insegnata loro solo la lingua e la cultura cinese. In questo modo sta crescendo una generazione che non parla tibetano e non ha alcun legame con il proprio patrimonio culturale. La massiccia repressione in Tibet che è in corso da anni, inoltre, non viene quasi più notata dall’opinione pubblica internazionale, più attenta ai conflitti attuali in Ucraina e in Medio Oriente.

La Svizzera, nel 2013, ha anche firmato un accordo commerciale di libero scambio con Pechino. E l'intenzione è di estenderlo. Ma l'accordo non prevede alcuna clausola sui diritti umani. Da qui la richiesta di tibetani e uiguri in Svizzera: «Sensibilizziamo la popolazione affinché faccia pressione su Berna. Consiglio federale e parlamento devono sapere che senza una clausola sui diritti umani e contro il lavoro minorile, si rende complice di ciò che accade nel Paese».

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