A proposito di body shaming, tra influencer e hater
L’ultimo caso, in ordine di tempo, a sollevare un polverone sul tema del body shaming è quello che ha visto coinvolta Vanessa Incontrada. La popolare conduttrice è finita ancora una volta nel mirino degli haters che sui social commentano le sue immagini. Facciamo un piccolo passo indietro. Vanessa Incontrada ha esordito a vent’anni nel mondo della televisione, diventando in breve tempo una conduttrice affermata e apprezzata dal pubblico. Il capitolo body shaming si apre quando, in seguito alla sua gravidanza, la showgirl si mostra con qualche curva in più. Scatenando i leoni da tastiera. Vanessa ha sempre affrontato il tema con classe e ironia, anche se non ha mai nascosto l’amarezza per gli attacchi patiti. Un ritratto di normalità, insomma, quello proposto dalla Incontrada – che in un mondo come quello della televisione – manda un segnale positivo: «La cellulite ce l'ho, le smagliature pure.... Se non ti piaccio cambi canale e vai a vedere un'altra foto».
Le foto in bikini
A riaccendere la polemica intorno alla forma fisica della conduttrice sono state le immagini pubblicate recentemente dal settimanale Nuovo, finite nell’occhio del ciclone. Si tratta di foto che mostrano Vanessa Incontrada in bikini, rilassata sotto il sole. Foto che hanno sollevato l’ennesima diatriba social. Perché, diciamolo, l’immagine in questione sembra essere studiata proprio per ritrarre la donna nel modo meno lusinghiero e gratificante. E online i commenti non si sono fatti attendere, divisi – come spesso capita – tra chi critica e chi difende. Da un lato gli utenti che si sono scagliati contro il fisico di Vanessa, additandola come “sovrappeso”. Dall’altro lato chi invece ha esaltato la libertà di chiunque di mostrarsi come meglio crede, senza dover sempre sottostare alla schiavitù dell’immagine e della perfezione. E Vanessa? La conduttrice non si è scomposta più di tanto. Anzi si è presentata sul palco del concerto di Gigi D’Alessio, avvolta in un tubino nero a fantasia floreale rossa di Dolce & Gabbana, accolta dal pubblico sulle note di Sei bellissima. Ma non sono solo le celebrità ad essere vittime di questo fenomeno. Anche le persone “comuni” possono essere colpite da pesanti critiche sul proprio aspetto, una tendenza in aumento. Abbiamo approfondito tutto questo con la dottoressa Francesca Domenghini Tettamanti, specialista in psichiatria e psicoterapia.


La vergogna del corpo
Innanzitutto, di cosa parliamo quando usiamo il termine body shaming? «Il body shaming – letteralmente “far vergognare qualcuno del proprio corpo”, dall’inglese “body” corpo e “shame” vergogna – è l’atto di deridere, criticare, parti o caratteristiche del corpo di una persona attraverso insulti o giudizi offensivi e denigratori allo scopo di umiliare chi ne è vittima». E questo, spiega Domenghini Tettamanti, è un fenomeno allarmante, «un vero atto di bullismo, legato soprattutto all’avvento dei nuovi media che hanno contribuito a diffondere un modello ideale di bellezza». Anche perché, così facendo – prosegue – si riduce il valore degli individui definendolo in base all’aspetto esteriore, l’oggettivazione: «Il corpo non è più quello che realmente è, ma diventa il corpo immaginato e desiderato». La dottoressa ci spiega che l’immagine del nostro corpo ha diverse dimensioni: «Come lo percepiamo, cosa proviamo, cosa pensiamo e cosa facciamo nei suoi confronti. Dimensioni che ci portano ad avere una determinata rappresentazione di esso. Questa immagine è inevitabilmente influenzata dagli standard culturali e dalle esperienze interpersonali in cui si inserisce il body shaming».
L’anonimato dell’offesa
Il fenomeno del body shaming c’era già in passato, solo si manifestava con altre forme. «Esisteva nei tempi antichi e lo si riscontrava soprattutto nelle credenze popolari. In tempi più moderni lo si è trovato nelle riviste di gossip. Ma i social hanno sicuramente amplificato il fenomeno», spiega Domenghini Tettamanti. Oggi cambiano le modalità. Modalità che, rispetto all’articolo di cronaca rosa, permettono l’anonimato dell’offesa: «Gli hater omettono ogni assunzione di responsabilità grazie alla possibilità di creare delle identità virtuali, un atteggiamento che tende ad ignorare le possibili conseguenze dei propri atti e dettato presumibilmente dalla frustrazione di non riuscire a corrispondere a modelli sociali». E – aggiunge la dottoressa – questo fenomeno tocca in modo particolare i giovani adolescenti, «sono soggetti particolarmente vulnerabili dato che si trovano in un momento di trasformazione, e sono altamente suscettibili di un’interiorizzazione di modello sbagliato di corpo fisico».


La condanna dell’imperfezione
I social hanno – come detto – aumentato le possibilità di azione degli haters, ma hanno anche introdotto le figure degli influencer che hanno portato un cambiamento importante in quello che è l’immaginario estetico collettivo, come ci spiega Domenghini Tettamanti. «Gli influencer incentivano in continuazione la gara verso l’immagine più perfetta, più popolare, con più like. Quindi uno standard di bellezza spesso irraggiungibile e irrealistico». Non solo promozione della perfezione, ma anche il conseguente affossamento di ciò che perfetto non è: «Nel mondo dei social il corpo imperfetto diventa qualcosa da condannare, perché fonte di vergogna. Lo scopo ultimo è quello di ottenere l’approvazione di un numero infinito di persone. Un conformismo di massa che a volte può portare ad esiti letali» chiosa la dottoressa.
Fenomeno maggiormente femminile
Come abbiamo detto, il body shaming opera su larga scala e colpisce indistintamente. Ma, domandiamo alla nostra interlocutrice, sono ancora le donne ad essere la categoria maggiormente esposta e presa di mira? «Sì sono ancora le donne ad esserne maggiormente vittime, perché storicamente l’estetica e la bellezza sono state e rimangono appannaggio soprattutto del genere femminile». A questo fatto segue il meccanismo psicologico dell’interiorizzazione: «Le donne tendono a interiorizzare gli ideali di bellezza su pressioni sempre più incalzanti, ricordiamo il ruolo della pubblicità. Il grande rischio è che questo sguardo esterno tenda poi a diventare interno con conseguenze importanti a livello psicologico, come problemi d’ansia e depressione, problemi alimentari». Senza tralasciare l’aspetto, sottolinea Domenghini Tettamanti, dell’oggettivazione sessuale. «Nel concetto di body shaming si cela anche l’idea di donna come oggetto sessuale, il cui unico scopo è quello di essere piacevole». Ma non dimentichiamo che anche gli uomini risentono degli standard estetici dominanti, prosegue, subendo anch’essi le conseguenze psicologiche del body shaming. «Cambiano di solito il tipo di giudizio e le parti del corpo che vengono criticate. Apparentemente sembrano soffrire di meno delle donne, ma questo è perché mostrano in genere maggiore difficoltà ad esprimere le proprie emozioni».


Consapevolezza senza giudizio
Abbiamo chiesto a Domenghini Tettamanti se nella sua professione nota un incremento dei problemi legati al body shaming o alla valutazione del proprio aspetto estetico. «Nella mia pratica professionale capita di confrontarmi con questi casi, ma più frequentemente con donne fragilizzate a causa di uno stato di ipervigilanza sul proprio aspetto fisico. Molti disturbi d’ansia nascono da un’immagine di sé insoddisfacente». Come fare per porvi rimedio? «Il lavoro psicoterapico ha lo scopo di ridare dignità alla propria fisicità attraverso il concetto che il corpo non è semplicemente un oggetto ma rappresenta la nostra unicità. È fondamentale sviluppare una consapevolezza del corpo senza giudizio, ed è importante dare valore alle relazioni autentiche cercando di mantenere una buona criticità su stereotipi culturali e su standard di massa».
Diffusione e contrasto
Cosa si sta facendo in concreto per contrastare questo comportamento e i suoi effetti negativi sulla psiche? «Malgrado il fenomeno del body shaming si sia diffuso in modo importante, negli ultimi anni sembra che inizi ad essere sempre meno accettato socialmente – ci spiega la dottoressa –, sta nascendo una solidarietà grazie alla maggiore consapevolezza della sofferenza che provoca nelle persone». E in questo va tenuto da conto il ruolo – questa volta positivo – esercitato dai social: «Permettono di diffondere le tante testimonianze a sostegno di un’immagine di corpo più reale».


Come reagiscono le celebrità?
Tornando al discorso di Vanessa Incontrada e dei VIP in generale, quanto
possono sentirsi colpiti dal body shaming? «Le celebrità rappresentano un
modello da imitare, sono persone in generale più esposte al giudizio» ci
risponde Domenghini Tettamanti. «Mai come oggi abbiamo visto tanta corsa al
successo e ogni giorno assistiamo all’emergere di personaggi famosi che
“trascinano” con sé innumerevoli fans. Il miraggio della fama, del potere, del
successo, del guadagno facile, si associa ormai automaticamente ad una ricerca
ossessiva della perfezione che in realtà non viene mai raggiunta. Ma questo i
“piccoli seguaci” non lo sanno e si sprecano in una vita a volte priva di
significato e colma di tristezza e sofferenza».
Ma come reagiscono le celebrità di fronte agli insulti e alle vessazioni sul
proprio aspetto fisico? Ai nostri occhi “i famosi” possono apparire come una
categoria più forte rispetto alle persone normali, avendo alle spalle il
sostegno dei fan, un team, i manager. Ma è anche vero che la pressione e
l’esposizione esercitate su questa categoria sono più forti. «Le persone famose
sono senz’altro più esposte al body shaming in quanto personaggi pubblici»
conferma la nostra interlocutrice. «Non credo si possa fare una descrizione
univoca rispetto alle loro personalità: ci sono personaggi forti in grado di
gestire e contrastare le critiche e gli attacchi nei loro confronti (alcuni
hanno probabilmente una buona consapevolezza della differenza tra la persona
che rappresentano e la persona che sono in realtà), altri invece risultano essere
più vulnerabili e più a rischio di soccombere al giudizio altrui. In questo
caso c’è chi ne rimane vittima sviluppando problemi psicologici, ma anche chi,
suo malgrado, riesce a reagire e a battersi con impegno contro i pregiudizi e i
falsi miti».
È anche importante notare, prosegue Domenghini Tettamanti, come l’immagine che
abbiamo dei VIP sia, appunto, un’immagine: «È un’apparenza, un involucro,
spesso apparentemente privo di emozioni, che incita alla ricerca della
perfezione. “Forte” non è il termine a mio avviso corretto, parlerei piuttosto
di freddezza emotiva. In realtà sotto questa maschera si nasconde comunque un essere
umano che di emozioni ne ha tante, ma che il codice dell’apparire chiede di
celare».
E proprio sul caso di Vanessa Incontrada la dottoressa ci spiega che «con le
sue testimonianze ci ha fatto ben capire la sua grande sofferenza causata dalle
critiche aggressive nei suoi confronti. Ha probabilmente saputo chiedere aiuto
e ha presumibilmente lavorato molto su sé stessa e ora ha scelto di impegnarsi
su questo tema molto importante».
