Abigail, la bimba di 3 anni israelo-americana ostaggio di Hamas
#BringThemHome. È l'hashtag che dal 7 ottobre viene utilizzato per chiedere a gran voce la liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas. Secondo quanto scrive oggi il Washington Post, Israele vorrebbe il rilascio dei 100 ostaggi tra donne e bambini. Tra questi c'è una bimba di 3 anni, la cui storia sta facendo il giro del mondo. È Abigail Edan, a cui AP ha dedicato un articolo il 27 ottobre. Oggi si parla nuovamente di lei, perché ieri la Casa Bianca ha fatto riferimento al «bimbo più piccolo in ostaggio» cittadino americano. È lei, Abigail, nata il 24 novembre 2019, con doppia cittadinanza israeliana e statunitense. I suoi genitori sono stati uccisi nell'attacco del 7 ottobre scorso.
Lo zio della bimba, Amit Idan, ha parlato con La Stampa: «Abigail non cammina mai da sola. Cerca sempre il contatto fisico. Era sempre attaccata a qualcuno. Anche il giorno che suo padre, mio fratello Roy, è stato ucciso, Abigail era tra le sue braccia».
La famiglia viveva nel kibbutz Kfar Aza, situato nel distretto meridionale. La bambina dormiva insieme ai due fratelli Michael e Amalia, di 9 e 6 anni. «I tre condividevano la cameretta, che è un rifugio anti-missile, perché il kibbutz è sempre sotto attacco dai razzi lanciati dalla Striscia e così è più facile mettere in salvo i bambini», racconta l'uomo. Roy, papà di Abigail e fotografo professionista, il 7 ottobre era uscito dal kibbutz per scattare qualche immagine per il sito Ynet News per il quale lavorava. Poco dopo il suo ritorno a casa dalla moglie Smadar, Hamas ha fatto irruzione nell'abitazione. Gli hanno sparato alla schiena. «Abigail era in braccio al papà, è caduta a terra ma si è salvata».
La piccola è quindi scappata verso la casa dei vicini. La famiglia Brodutch – madre e tre figli – ha accolto Abigail mentre infuriava il terrore, scrive AP. Poi tutti e cinque sono scomparsi e in seguito il governo israeliano ha confermato che sono prigionieri di Hamas. Ma non è possibile sapere se la bimba di 3 anni sia ancora insieme ai vicini.
Michael, 9 anni, ha chiamato la polizia, ha preso la sorella Amalia e si è chiuso in un armadio. Oggi i due bambini sono al sicuro nel nord di Israele. Anche la madre, Smadar, è stata uccisa. Lei e il marito Roy sono stati sepolti il 20 ottobre. Tre giorni dopo, un articolo del Jerusalem Post titolava: «Abigail è detenuta a Gaza. Cosa sta facendo Netanyahu per lei?». L'accusa rivolta al premier israeliano: non ha intrapreso azioni efficaci per liberare gli ostaggi. «Intanto lei rimane prigioniera lì, insieme ai militanti di Hamas, lontana da casa, senza i suoi genitori (che non rivedrà mai più) e i suoi fratelli. È sola, senza volti familiari, senza i suoi amati giocattoli».
Di Abigail Edan ha parlato anche Kirsten Gillibrand, senatrice dello stato di New York. «Ho incontrato le famiglie degli ostaggi tenuti dai terroristi di Hamas, inclusa la famiglia di Abigail Edan, 3 anni. E ho fatto loro una promessa: andremo fino ai confini della terra per riportare a casa i loro cari». E ancora: «Sono felice che i due ostaggi americani rilasciati la settimana scorsa stiano bene. Ma ho incontrato alcune famiglie i cui cari sono ancora tenuti in ostaggio, come Abigail Edan. Le loro storie sono strazianti e dobbiamo continuare a lavorare per #BringThemHome».
«Abigail è la più piccola della famiglia – conclude lo zio paterno –. Aveva appena iniziato a parlare. Non riesco a immaginare, per lei e per gli altri bambini, cosa significhi essere prigionieri a 3 anni. Chi pulisce loro i denti? Chi li consola quando piangono? Chi dà loro da mangiare? Noi siamo qui a pensarci ogni giorno e non abbiamo nessuna notizia».